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C’è (anche) lo zampino di Maduro sulle proteste negli Usa

La Casa Bianca sembrerebbe convinta che il regime di Nicolás Maduro sta sfruttando le proteste negli Stati Uniti per creare più disordini e violenza. Come tra l’altro è accaduto l’anno scorso durante le manifestazioni in Cile, Ecuador, Bolivia, Perù, Argentina e Colombia. A sostenerlo è stato un funzionario del governo americano al quotidiano spagnolo Abc: “Siamo a conoscenza di tentativi di individui che hanno legami con nemici degli Stati Uniti, incluso l’illegittimo Nicolás Maduro in Venezuela, per istigare conflitti, contribuire alla violenza e dividere gli americani sfruttando le proteste pacifiche”.

L’obiettivo sarebbe indebolire il Paese e il governo di Donald Trump nei mesi precedenti alle elezioni presidenziali.

UNA MINACCIA REGIONALE

Insieme alla dichiarazione del funzionario della Casa Bianca ci sono anche video e fotografie pubblicate sui social che ritraggono persone vicino a Maduro nelle proteste americane. Per esempio, una giovane che dice essere di Repubblica Dominicana, ha dichiarato di essere chavista e di sostenere la rivoluzione bolivariana in Venezuela. Durante una protesta a Miami, la donna aveva alle spalle uno zaino con la bandiera venezuelana, consegnato in un programma di sussidi del governo di Maduro.

Secondo il sito Panam Post, “quando sta succedendo in territorio nordamericano non è un caso, che membri della sinistra decidano uscire con simboli del chavismo per fare parte delle proteste non è casuale; è una dimostrazione di come Nicolás Maduro è diventato una minaccia per la regione”. Joseph Humire, esperto di sicurezza e direttore esecutivo di Secure Free Society, crede che nelle proteste negli Usa ci sono gruppi criminali che hanno trovato una scusa per delinquere, così come agiscono gruppi di scontro per coordinare azioni violente contro il governo americano. Questi elementi hanno sostegno dall’estero, com’è successo in America latina e in Medio Oriente. “Adesso abbiamo la bandiera del FSLN sandinista di Nicaragua nelle proteste per la morte di #GeorgeFloyd a Miami – ha scritto Humire su Twitter -. Ironicamente, il leader sandinista Daniel Ortega e la moglie e vicepresidente Rosario Murillo, sono responsabili dell’assassinato di centinaia di manifestanti in Nicaragua dal 2018”. Ugualmente, l’esperto ha spiegato che nelle proteste ci sono anche le bandiere dei “mapuches” del Cile: “Un simbolo utilizzato nelle proteste violente in Cile lo scorso ottobre, dove sono state uccise 29 persone e altre 2500 sono rimaste ferite. I mapuches sono nella rete bolivariana”. Molti dei manifestanti arrestati a Miami – e non solo – hanno dichiarato di avere ricevuto denaro da attivisti del Venezuela e Cuba, da quanto si legge su Panam Post. Tra gli arrestati ci sono cittadini di Haiti, Venezuela e Stati Uniti, che sono indagati per “terrorismo domestico” dall’Fbi.

CHI È MAX BLUMENTHAL, L’AMICO DI MADURO

Ma tutti gli occhi sono puntati su un volto molto particolare, quello dell’attivista americano Max Blumenthal. L’uomo ha partecipato ad una protesta contro il razzismo a Washington e aveva la famosa maglietta con gli occhi di Chávez.  Blumenthal è fondatore e direttore del sito The Grayzone e collabora con Sputnik e Russia Today. Nel 2015, l’uomo ha partecipato ad una cena a Mosca con Vladimir Putin nella quale era presenta anche il generale  Michael Flynn. Grande amico di Maduro, è stato invitato più volte a Caracas. È intervistato frequentemente dalla tv statale Telesur. In uno dei suoi interventi, a febbraio del 2019, ha detto che la crisi umanitaria del Venezuela è una grande bugia e che Washington può essere pericolosa quanto Caracas, ma nessuno parla di intervenire negli Usa. È molto vicino a Daniel Ortega in Nicaragua ed è noto oppositore di Israele. A settembre del 2019 Blumenthal era a Damasco, da dove ha definito la guerra in Siria un conflitto “satellite, fomentato da interessi stranieri”.


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