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Così Trump rilancia l’asse con Londra contro la Cina (e Huawei)

Fiducia è la parola chiave nei rapporti tra gli Stati Uniti e i loro alleati, specialmente in questo periodo. Ed è la stessa fiducia che, invece, “soprattutto in qualcosa di importante come una rete 5G, non può esistere con una società come Huawei, che risponde a un governo autoritario come quello cinese”. Lo scrive Robert Wood Johnson, ambasciatore statunitense nel Regno Unito, sul Telegraph intervenendo in occasione delle celebrazioni del 4 luglio, il Giorno dell’indipendenza, e sottolineando come i rapporti tra i due Paesi rimarranno stretti. Anche, e forse di più, con la Brexit: infatti, Johnson sottolinea nella sua missiva come i negoziati per un accordo di libero scambio — “per abbattere le barriere commerciali in modo che le piccole e medie imprese possano crescere più rapidamente”, scrive — stiano procedendo positivamente.

La definizione special relationship “merita una riflessione, in particolare in questo giorno che nel 1776 segnò la nascita di un nuovo corso tra le nostre due nazioni”, scrive l’ex manager da sempre finanziatore del Partito repubblicano. “È un’amicizia duratura costruita sugli ideali che definiscono entrambi i nostri paesi: libertà, democrazia, stato di diritto e dignità umana. Questi valori garantiscono la nostra prosperità e sicurezza condivise e rendono la special relationship una forza globale per il bene”.

HUAWEI E 5G

Su Huawei e il 5G l’ambasciatore Johnson rilancia il tema della fiducia tra alleati atlantici già evocato a più riprese dall’amministrazione Trump (anche verso l’Italia) e che sembra aver ormai convinto il governo britannico di Boris Johnson, sempre più incline a ripensare lo spazio concesso al colosso di Shenzhen. “Semplicemente non c’è modo di prevenire l’abuso dei dati da parte della Cina”, scrive. “Il Partito comunista cinese acquisisce tecnologia e proprietà intellettuale con mezzi leciti e illeciti, attraverso la collaborazione e l’inganno, mediante investimenti finanziati dallo Stato e ricerca congiunta, ma anche attraverso veri e propri furti”.

UNITI CONTRO LE DITTATURE…

“Continuiamo a stare uniti in difesa di coloro le cui libertà fondamentali sono sotto attacco”, continua l’ambasciatore Johnson rivolto al Regno Unito, cioè quel Paese che si sta muovendo per dare vita al D10, il club delle dieci democrazie che vogliono resistere alla Cina (Paesi del G7 più Australia, India e Corea del Sud). “Facciamo sentire la nostra voce che sopprimono le libertà fondamentali. Tra questi l’Iran, il cui regime opprime la propria gente mentre diffonde terrorismo e instabilità in tutta la regione. E il Venezuela, dove una dittatura corrotta sfida la democrazia e impoverisce un Paese un tempo ricco. E Hong Kong, dove la libertà di parola, lo stato di diritto e il diritto di associazione sono stati schiacciati dal Partito comunista cinese”.

… E A DIFESA DI HONG KONG

“L’America e la Gran Bretagna rimangono ferme nella nostra opposizione alla decisione della Cina di imporre una draconiana legge sulla sicurezza” di Hong Kong, si legge nella lettera. Il Porto profumato “ha dimostrato al mondo ciò che una Cina libera può fare. È stata una delle economie di maggior successo e delle società più vivaci del mondo, ma la paura di Pechino del proprio popolo ha distrutto l’autonomia del territorio e, con essa, uno dei più grandi successi della Cina”.



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