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Il 5G non fa male, via alla commercializzazione. La mossa del ministro Pisano

5g

Passare velocemente dai test alla commercializzazione, è l’indicazione del ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, per il 5G. “Le tecnologie del 5G sono state sperimentate nel nostro Paese e la sperimentazione si è conclusa a giugno”, ha dichiarato il ministro oggi in occasione della presentazione della relazione dell’indagine della Camera sulle nuove tecnologie nelle telecomunicazioni. Siamo andati molto bene, con delle sperimentazioni molto interessanti, ma oggi dobbiamo passare dalle sperimentazioni alla commercializzazione su servizi innovativi”. Tra gli ambiti di applicazione, abbinando il 5G ad altre tecnologie, il ministro ne cita diversi: dall’agricoltura al turismo.

“Se riusciremo a utilizzare la tecnologia del 5G, a trarne vantaggio, nei prossimi 15 anni avremo un impatto positivo del Pil per circa 80 miliardi”, ha spiegato il ministro gettando le basi per una sinergia pubblico-privato: “in Italia occorre creare un ecosistema e ognuno deve fare la propria parte”. In particolare, “lo Stato deve fare la sua parte ma anche i privati dovranno fare la loro parte”.

IL PERIMETRO DI SICUREZZA

Secondo il presidente della commissione Trasporti della Camera, Alessandro Morelli, “abbiamo una base per fare un salto e normare da tutti i punti di vista le nuove tecnologie, sapendo che il 5G è un tassello di un mosaico molto importante che è fondamentale concludere”. Il documento riassume le tante audizioni svolte in commissione, che hanno coinvolto rappresentanti del governo e delle istituzioni (tra questi anche il prefetto Gennaro Vecchione, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), delle Autorità di garanzia, operatori ed imprese del settore delle telecomunicazioni; dirigenti e funzionari del governo competenti in materia; esperti di cybersicurezza; associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali; associazioni dei consumatori e di tutela dell’ambiente; università, istituiti di ricerca ed esperti della materia. Ed è stato approvato all’unanimità.

Nelle conclusioni si legge: “Dal punto di vista della sicurezza, non si può non rilevare che un sistema flessibile e complesso come quello delle reti 5G può risultare più facilmente vulnerabile ad attacchi cibernetici, fenomeno in aumento esponenziale e sempre più fastidioso”. Per questo, continua il rapporto, “Risulta dunque fondamentale proseguire nella strada intrapresa con l’istituzione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e con il rafforzamento dei poteri speciali attivabili nei confronti dei soggetti che operano nelle attività di infrastrutturazione di rete operando nel quadro di sicurezza comune europea”.

A tal proposito Mirella Liuzzi, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Tlc, ha spiegato: “Credo sia molto importante attenzionare il problema della sicurezza delle reti, un tema trattato nell’indagine conoscitiva, non è un tema banale; auspico che a livello europeo si possa trovare un quadro normativo uniforme, non possiamo come Italia avere una posizione diversa rispetto agli altri Paesi europei e anche rispetto ad altre potenze mondiali”.

NIENTE TIMORI PER LA SALUTE

Dagli studi emerge che il 5G è una tecnologia che “non ha impatti negativi sulla salute dei cittadini”, ha spiegato il ministro Pisano. Anzi, “passando dal 4G al 5G c’è un cambiamento”: la prima tecnologia “irradia in modo diffuso” mentre oggi la seconda “ha un irradiamento che si può indirizzare”, ha aggiunto concludendo che il 5G “è molto più performante e potenzialmente meno impattante sull’essere umano”.

Sulla stessa linea Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim che ha parlato da vicepresidente per il digitale di Confindustria. Ha definito “piuttosto fantasiose” le ipotesi sui differenti impatti del 5G rispetto alle altre tecnologie. E sottolineato che “abbiamo limiti elettromagnetici più bassi d’Europa, il 5G è necessario. Altrimenti nel giro di un paio di anni rischiamo di avere delle congestioni”.

CHIUDERE IL DIGITALE DIVIDE

“Dobbiamo chiudere il digital divide, ne paliamo da anni, ma la cosa si trascina con difficoltà”, ha continua Gubitosi. “Abbiamo pezzi d’Italia che non hanno la stessa capacità di connessione”. Aree, ha chiarito, diffuse “su tutto il territorio nazionale. Sono comunità montane ma anche zone periferiche all’interno delle grandi città. Oggi la connessione serve per evitare una distanza che oltre che fisica diventa culturale.

Lo stesso Gubitosi ha sottolineato come ci sia un “importante” progetto Ue per il cloud, Gaia-X, “a cui Confindustria intende aderire”. “Anche il Governo guarda con favore” a Gaia-X, ha aggiunto. “È partito franco-tedesco ma si sta estendendo e anche le aziende italiane parteciperanno”.

LA SOLUZIONE EUROPEA

All’Europa Gubitosi ha fatto anche riferimento parla dell’urgenza di spingere sul 5G anche a Bruxelles. “L’Italia è ben messa sul 5G”, oggi “abbiamo un vantaggio che non dobbiamo perdere. Perciò è importante che questa tecnologia continui a svilupparsi velocemente. Credo che per l’Ue sarebbe anche importante spingere sul 5G europeo”. Una possibilità così commentata in una recente intervista a Formiche.net dal sottosegretario Liuzzi dopo la decisione di Tim di non invitare Huawei alla gara per la rete core.

Un 5G europeo oggi è fantascienza?

Al contrario, è quello che speriamo. Sui temi digitali e non solo ci confrontiamo con due colossi, Cina e Stati Uniti, con cui non conviene agire in solitaria. Senza un’iniziativa europea rischiamo di trovarci esclusi dalla partita. L’Europa deve trovare un approccio comune a tutti gli Stati membri.

Quindi che si fa? Sussidi a pioggia come in Cina?

Più che sovvenzioni statali, io immagino più un sistema di regole comuni. Il mercato si è mosso in anticipo e già fa rete, i costi nel settore sono elevati. Avere un quadro normativo uniforme aiuta ad abbassarli e a velocizzare sulla realizzazione del 5G.


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