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Meno male che Silvio c’è. Conte ora spera nel soccorso azzurro. Il diario di Colombo

La crisi è grave, ma “Silvio c’è” e, soprattutto, da oggi in poi, ci sono anche i voti di Forza Italia: sia per sostenere, cambiandolo, il governo attuale, che per farne uno nuovo, il che poi, ovviamente, per Berlusconi è la ‘via maestra’.

Morale, da oggi in poi tutti i giochi politici – rimpasto, nuovo governo, nuova legge elettorale, corsa per il Colle, etc. – possono cambiare, anche nei modi più imprevisti. Il premier, e i soci dell’attuale maggioranza (Di Maio e Zingaretti), ma anche i leader dell’opposizione (Salvini e Meloni) non potranno più non tenerne conto. Nuovi assetti politici sono, di fatto, alle porte, ma procediamo con ordine.

MENOMALE CHE SILVIO C’È

Il fondatore e leader di Forza Italia ha ritrovato, insieme all’onore perduto (i guai giudiziari che ora stanno per diventare la richiesta, avanzata dei suoi, di farlo senatore a vita), la capacità e il senno di saper fare iniziativa politica. Non che, nelle ultime settimane, non ne avesse dato prova.

Forza Italia si era già detta ‘disponibile’ a dare i suoi voti, per far passare il Mes, sostituendosi, di fatto, ai voti di quei grillini che, sicuramente, mancheranno, specie al Senato. Berlusconi, durante il lockdown, si è sentito al telefono con, praticamente, tutti i membri e sponsor dell’attuale governo, e lo ha fatto direttamente. Le telefonate, dal suo esilio dorato in Costa Azzurra, sono partite verso Conte, i ministri Franceschini e Speranza, il leader dem Zingaretti.

Silvio si è ‘messo a disposizione’ per aiutare il suo Paese. Inoltre, la presenza e il prestigio del Cavaliere, dentro la Ue e, soprattutto, dentro il Ppe, è tornato quello degli anni d’oro e, guarda caso, è appena iniziato il semestre tedesco di presidenza della Ue.

Silvio può dare una bella mano, nell’aiutare l’Italia a ottenere e spuntare di più, nella trattativa – ancora in corso – sul Recovery Fund e nel rapporto con frau Merkel, che, di Conte, non si fida più.

Infine, senza i voti di Forza Italia, in Parlamento, ad oggi, non passerebbe neppure lo scostamento di bilancio che, ogni volta che viene varata una nuova manovra economica (l’esecutivo sta per varare la terza, quella di luglio), le Camere devono vidimare per forza a maggioranza assoluta.

L’ASSIST (VIA REP)

Ieri, infine, il colpo ‘da maestro’. Il Cavaliere ‘sceglie’ il suo giornale ‘nemico’ per antonomasia, Repubblica, per rilasciare un’intervista in cui spiega, senza giri di parole, che “Forza Italia è pronta per tornare al governo” perché “la crisi è grave”. Certo, Berlusconi – almeno per ora – si dice pronto a farlo ‘non’ in un esecutivo di unità nazionale e neppure con i 5Stelle, ma in una ‘nuova’ maggioranza che prescinda dai voti dei pentastellati. Quale, ad oggi, non è dato sapere: senza i voti dei 5Stelle, infatti, e d’altro canto, senza quelli di Lega e FdI, è difficile pensare che Pd e FI più altri partiti minori possano comporre un nuovo governo. Ci vorrebbero, di fatto, i voti di Lega e FdI, ma non ci sono.

In ogni caso, il leader di Forza Italia la mette così: “Non credo che ne esistano le condizioni (per un governo di unità nazionale, ndr.) e non credo che servirebbe all’Italia un governo con forze antitetiche fra loro”. “Se però in questo Parlamento – continua Berlusconi, che con Salvini e Meloni è stato invitato dal premier a un confronto sulle prossime misure economiche – si creassero davvero le condizioni per una maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani, andrebbe verificata, naturalmente prima di tutto con i nostri alleati”.

LA CALMA (CON MELONI) E LA TEMPESTA (CON SALVINI)

Ecco, appunto, gli ‘alleati’. Con la Meloni – che mai, ovviamente, appoggerebbe un governo con il Pd, figurarsi con i 5Stelle – i rapporti del Cavaliere sono più che buoni. Berlusconi e Meloni hanno già fatto ‘asse’, in questi mesi, contro Salvini, e in più di un’occasione. Buona ultima, le candidature per le elezioni regionali: un ‘taglia-fuori’, messo in campo contro la Lega, che voleva i suoi candidati.

I tre partiti, ma soprattutto FdI e Lega, stanno inoltre già facendo a ‘gara’ a chi porta più gente alla manifestazione, ‘contro’ il governo, che si terrà sabato 4 luglio a Roma.

Ma se i consensi della Meloni si gonfiano e quelli di Salvini si sgonfiano, come testimoniano i sondaggi di questi mesi, e dunque la – oggi futuribile – prospettiva di una ‘gara’ per la premiership del centrodestra è tutta da vedere e giocare, la sola certezza è che, a urne anticipate, proprio non si va.

NUOVO GOVERNO O GOVERNO NUOVO?

E, dunque, cosa può e vuole fare, oggi, Berlusconi? Accontentarsi di un ‘rimpasto’ dell’attuale governo in cui piazzare un paio di uomini e/o di donne ‘azzurre’, magari nei posti chiave di dicasteri, ora in mano al M5S, come Lavoro e Istruzione, che riceverebbero nuova linfa? Poco, troppo poco. I 5Stelle resterebbero, in Parlamento, decisivi. La cosa migliore sarebbe, appunto, dare vita a un ‘nuovo’ governo.

Già, ma con Conte o senza? Ovvio che, per Berlusconi, sarebbe meglio ‘senza’ Conte, il che darebbe l’idea di un ‘cambio’ radicale dell’esecutivo, legittimando così l’ingresso di FI, ma anche se Conte restasse, ma ‘prigioniero’ dei voti azzurri, non sarebbe poi così male. E poco importa che, dentro il partito del Cavaliere, già si levino i mugugni e i dubbi degli azzurri filo-leghisti. Forza Italia è un partito padronale: si fa quello che decide ‘Lui’.

LA COALIZIONE ROSA-GIALLO-AZZURRA

C’è però la possibilità di dare vita un Conte ter basato su una coalizione ‘rosa-giallo-azzurra’ che, però, dovrebbe scontare la piena ostilità di Lega e FdI. Fonti della Lega, davanti all’intervista di Berlusconi, fanno già sapere che “La via maestra sono le elezioni. Mandare a casa un governo che blocca tutto è vitale per il futuro dell’Italia”, ma dicono anche che “sul Mes la posizione di Forza Italia è contro l’interesse nazionale italiano”.

Morale, la spaccatura del centrodestra è, già oggi, un dato di fatto, visto che FI è pronto eccome, a votarlo, il Mes, perché così vuole e ha deciso lui, Berlusconi. “Meno male che Silvio c’è” cantavano, tanti anni fa, le ‘Papi-girl’. Tanta acqua è passata sotto i ponti e, oggi, la canzoncina la canta Conte. Senza i voti di FI, il governo finirà impallinato, al Senato, quindi con Berlusconi bisognerà, presto o tardi – più facile a settembre che a luglio – scendere a patti. Poi, quando l’attuale maggioranza si siederà al tavolo delle trattative, scoprirà quale è ‘il prezzo’ che Silvio vorrà loro far pagare. Sperando ricordino che, su queste cose, il Cav è imbattibile.



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