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La Cina? La più grande minaccia per gli Usa. Parola dell’Fbi

La Cina rappresenta la “più grande minaccia a lungo termine” per il futuro degli Stati Uniti. Senza girarci tanto attorno, nel bel mezzo delle tensioni tra Washington e Pechino (Hong Kong, 5G, Asia-pacifico, solo per elencare tre temi), il direttore dell’Fbi Christopher Wray ha messo nel mirino il regime cinese ieri sera intervenuto a un evento organizzazione dal think tank Hudson Institute di Washington, introdotto dal professor Walter Russell Mead.

Il direttore Wray ha descritto una campagna di distruzione su più fronti che Pechino avrebbe intrapreso per abbattere gli Stati Uniti e rivendicare il ruolo di prima potenza mondiale. “La posta in palio non potrebbe essere maggiore”, ha avvertito l’ex avvocato, convinto che “la Cina è impegnata in uno sforzo globale di Stato per divenire l’unica superpotenza con qualunque mezzo a necessario”.

LE INTERFERENZE

Il capo dell’Fbi ha parlato per quasi un’ora fornendo un quadro generale di quella che a suo dire è una campagna a tutto campo di interferenza, spionaggio economico, furto di dati e risorse economiche e attività politiche illegali condotte da Pechino ai danni degli Stati Uniti, anche tramite la corruzione e il ricatto per intimidire la politica a stelle e strisce. “Siamo giunti a un punto per cui l’Fbi opera ora un caso di contro intelligence connesso alla Cina ogni dieci ore”, ha dichiarato il direttore dell’agenzia. “Dei quasi 5.000 casi di contro intelligence attivi attraverso il Paese, quasi la metà sono connessi alla Cina”.

LA CACCIA ALLA VOLPE

Wray ha anche dichiarato che il presidente cinese Xi Jinping ha dato vita a un programma battezzato Fox hunt (caccia alla volpe) teso a individuare e silenziare i cittadini cinesi residenti all’estero ritenuti una potenziale minaccia per il governo di Pechino. “Parliamo di rivali politici, dissidenti e critici che puntano a esporre le vaste violazioni dei diritti umani” perpetrate dalla Cina, ha affermato il direttore dell’Fbi, secondo cui l’obiettivo del programma è di “costringere” queste persone “a rientrare in Cina” ricorrendo a “scioccanti” tattiche intimidatorie.

HONG KONG E TAIWAN

Il capo dell’Fbi ha anche spiegato come la Cina stia facendo pressioni su accademici, giornalisti, media americani e personaggio dello sport in risposta alle critiche nei confronti del Paese, in particolare per quanto riguarda il suo approccio verso Hong Kong e Taiwan. “La Cina spesso spinge accademici e giornalisti ad autocensurarsi se vogliono viaggiare in Cina. E abbiamo visto il Partito comunista cinese fare pressioni sui media americani e sui colossi sportivi affinché ignorino o sopprimano le critiche alle ambizioni della Cina riguardo a Hong Kong o Taiwan”, ha dichiarato il direttore Wray.

HUAWEI

“Huawei è un ladro seriale di proprietà intellettuale, senza rispetto per la legge e i diritti delle sue vittime”, ha dichiarato il direttore Wray, aggiungendo: “Il popolo statunitense è vittima dei furti cinesi in modo così significativo da rappresentare uno dei maggiori trasferimenti di benessere nella storia dell’umanità”.

LA REPLICA DI PECHINO

Pechino ha respinto le accuse del direttore Wray. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha affermato: “Le dichiarazioni di Wray ignorano i fatti principali, sono piene di menzogne ​​politiche e rivelano appieno le sue idee sulla Guerra fredda oltre ai pregiudizi ideologici”. Inoltre, Pechino ha negato le accuse statunitensi di impiegare lo spionaggio informatico come arma contro gli Stati Uniti.

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