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Il centrodestra morettiano si divide e Prodi chiama Berlusconi. Il diario di Colombo

Verso le 14 del pomeriggio, un Matteo Salvini in maniche di camicia bianca percorre frettolosamente via degli Uffici del Vicario, la strada che, quietamente, fiancheggia palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, e dove si trova anche la famosa gelateria e caffetteria Giolitti. Il leader leghista va di fretta, quasi corre, perché, al ristorante Pa station lo attende la sua fidanzata, Francesca Verdini. Al suo fianco c’è Claudio Durigon che, causa la mole, non agile, fatica a tenere il passo di Salvini, ma non è uno qualsiasi: l’ex sottosegretario al Lavoro, nonché ex leader dell’Ugl, è uomo di fiducia del Capitano e anche colui che ha portato in dote la nuova sede romana della Lega, d’ora in poi in via delle Botteghe Oscure, al 42, giusto di fronte lo storico Bottegone del Pci, perché era l’ex sede dell’Ugl.

LA LEGA VA IN VIA DELLE BOTTEGHE OSCURE GRAZIE ALL’UGL

Un dato di fatto immobiliare, ma dall’alto valore simbolico che permette a Salvini di sostenere che “i valori di una certa sinistra, che fu quella di Berlinguer, adesso sono stati raccolti dalla Lega”. Al netto dell’ardito paragone storico (tanto i dirigenti del Pci sono morti quasi tutti, al massimo si adonteranno i novantenni Emanuele Macaluso o Aldo Tortorella…) Salvini e Durigon vengono da palazzo Chigi. Ma non perché sono andati a incontrare il premier, come previsto dall’agenda degli incontri che il governo aveva fissato con le forze di opposizione, ma perché la Lega ha manifestato, sotto le finestre di Conte, per la solita protesta. In questo caso, la Lega protestava per chiedere il dissequestro della Liguria, imbottigliata dal traffico, con tutti i parlamentari liguri e, appunto, lo scudiero Durigon.

CENTRODESTRA DA CONTE UNITO. MA DIVISO PER ORA

Per quanto riguarda, invece, gli incontri, previsti da giorni, tra il premier e i leader delle forze di opposizione, per ora è un nulla di fatto. Salvini, ancora stamattina, ma da uno studio tv, assicurava di non aver ancora ricevuto alcun invito e, anche, che “il centrodestra è unito” (si fa per dire) e che “intende confrontarsi con il governo con serietà”. Serietà che, tuttavia, fa difetto al centrodestra come pure al premier. Ed è da ieri, infatti, che il centrodestra litiga al suo interno in una ridda di ripicche, gelosie, personalismi, che ricordano la cara, vecchia, Casa delle Libertà (quella in cui ognuno faceva come gli pareva) o una commedia di Feydeau, specializzato nelle commedie degli equivoci.

LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI SCOPPIATA TRA LEGA-FDI E FI

Tutto nasce dall’invito del premier che, maliziosamente, prima voleva vedere i tre amigos del centrodestra (Salvini-Meloni-Berlusconi, che poi in realtà tocca sempre al povero Tajani portare la croce, in piazza come altrove) in via separata, poi gli ha inviato un invito onnicomprensivo. La Meloni accetta prontamente, e – emula della mitica riunione tra Bersani, Crimi e Lombardi – invoca la richiesta dello streaming, forse per inchiodare Conte alle sue parole. La Lega, invece, dice ‘no’ a quello che definisce “il signor Conte” (a parte che è avvocato, almeno lo chiamasse presidente del Consiglio…) ché “è solo un chiacchierone”. Forza Italia, basita, tace, ma non vede l’ora di andare.

CONTE CITA ECCE BOMBO MA RICOMPATTA LE OPPOSIZIONI

Ed è a quel punto che a Conte, che si trova a Madrid, esce la battuta perfida e, insieme, fulminante: “Mi ricordano un po’ Nanni Moretti in Ecce Bombo: mi si nota di più se lo facciamo a Palazzo Chigi o a Villa Pamphilj, se lo facciamo per canali istituzionali o non istituzionali, in streaming o con rappresentazione fotografica?”. La citazione, al di là dello stupore di sapere che uno come Conte guardava i film di un comunista come Moretti – non è il massimo, in quanto a garbo istituzionale, pur se come sfottò è perfetto. Il risultato, però, sortisce l’effetto opposto: dopo un giro di telefonate tra i leader, Lega-FdI-FI producono, finalmente, una posizione unitaria: a palazzo Chigi ci si va, e insieme, ma la prossima settimana, cioè in una data assai imprecisata e pure complicata, dato che, almeno in Parlamento, la settimana entrante sarà un inferno di voti sul filo del rasoio.

“L’ipotesi di domani (oggi, ndr) non è percorribile – fanno sapere dal centrodestra – per il poco preavviso, per impegni precedenti e per la scarsa chiarezza con cui Palazzo Chigi ha deciso di informare i leader in tempi diversi”. Il dissidio stava tutto nella tempistica dell’invito. Per la Lega, è un trappolone: “Un’operazione con doppio fine – dicono i suoi – Spaccare la coalizione e far perdere le staffe a Matteo”. Salvini, inoltre, è furibondo perché riceve notizia dell’invito quando la Meloni lo ha già ricevuto, ma non come lui, in via formale e impersonale, ma in via informale e personale, una diretta telefonata del premier. Insomma, siamo alle solite: la rivalità, e le gelosie, tra Salvini e Meloni, tra Lega e FdI, si sprecano ogni giorno, ormai i due partiti si guardano in cagnesco come se stessero una all’opposizione e una al governo.

Il guaio è che la Lega – nei sondaggi e pure nelle opinioni di quelli che contano – scende sempre di più, intorno al 22%, e Fratelli d’Italia cresce sempre di più, vicina al 15%, cioè, se fossero voti, ben più del massimo storico preso da Fini quando fece An. Forza Italia mantiene un prudente silenzio e aspetta le decisioni degli alleati. O tutti o nessuno, si decide, ma solo oggi, dopo una giornata di polemiche che non sono esplose solo perché Pd e M5S litigavano di brutto su Autostrade. Alla fine, dunque, la quadra il centrodestra la trova e ora tocca a Conte, cui l’azzurra Licia Ronzulli, vicina a Salvini, restituisce la citazione morettiana (“Fa cose, vede gente…”).
Osvaldo Napoli vede un futuro ‘nero’ per Forza Italia…

Tutti d’accordo e finisce qua? Macché. Osvaldo Napoli, a un’amica senatrice, ieri sera, alla fine di una giornata così surreale, confidava: “Berlusconi vuole entrare al governo, come ha dimostrato con la sua intervista al CorSera sul Mes, ma senza Forza Italia. Del partito non gli importa nulla. Ecco perché, in modi che a molti è parso inaspettato, difende il sistema elettorale maggioritario, che piace alla Lega e, di questi tempi, ancora di più alla Meloni e a FdI, perché di salvare il partito, il che sarebbe possibile solo con un sistema elettorale proporzionale, non gli frega nulla. Lui sta pensando a come passare alla Storia, non a FI. E noi rischiamo, alle Regionali, di scendere a percentuali da prefisso telefonico. Servirebbe organizzare un Grande Centro con dentro tutti – Renzi, Calenda, Bonino, noi – ma dovrebbero mettere da parte i loro personalismi. Ed è dura, ma non possiamo morire leghisti e neppure post-fascisti”.

E PRODI INVOCA L’INGRESSO DI BERLUSCONI IN MAGGIORANZA

Ma per un vecchio saggio azzurro che vede il futuro nero, c’è un altro vecchio saggio, fondatore dell’Ulivo ed ex premier, Romano Prodi, che il futuro del Paese lo vede rosa se il suo storico avversario, cioè proprio Berlusconi, entrerà in maggioranza: “Il governo deve trovare e avere una maggioranza solida per prendere delle decisioni, e oggi non ce l’ha. Non è certo un tabù, per me, l’ingresso di FI in maggioranza. La posizione di Berlusconi sul Mes è un fatto politico, non un giochino. La vecchiaia porta saggezza…” chiosa il Prof.

Ovviamente, Salvini s’inalbera e assicura che “Berlusconi, che ho sentito, non vuole entrare al governo” e la Ronzulli conferma, ma Giorgio Mulé, portavoce azzurro, è più ambiguo: “Quello di Prodi è un atto di serietà e di coraggio politico”. Ed è chiaro che il Grande Gioco del Colle, quello che in teoria andrà in onda nel 2022, è già iniziato (Berlusconi lo sogna, Prodi lo vive come una rivincita, mezza classe dirigente dem farebbe carte false per arrivarci) ma nel frattempo è iniziato anche il Grande Gioco di come la maggioranza supererà le prossime, difficili, prove, politiche e parlamentari. Senza un innesto ‘robusto’, come sarebbe il soccorso azzurro, è arduo che ci riesca da sola.

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