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Magia del Covid. L’uso politico della sanità secondo Rotondi

Di Gianfranco Rotondi
Rotondi

Con l’uso politico della giustizia pensavamo di aver visto tutto. Poi è venuto il Covid e con esso l’uso politico della sanità, un vero e proprio “unicum” nella storia democratica del mondo.

La sanità rinvia alla severità della diagnosi, della terapia, insomma alla certezza della medicina, più salda e meno discrezionale della certezza del diritto.

E invece no, in questi mesi abbiamo visto di tutto: virologi ad alto tasso di esposizione mediatica; politici infervorati dell’emergenza pandemica e pronti a proteggere col proprio corpo i cittadini bravi dai pericolosi untori in giro senza protezioni. E via elencando i tipi umani osservati in questi mesi, sommariamente riassumibili in due categorie: i fobici inconsolabili, quelli pronti a condividere la previsione del contagio di massa, della seconda ondata, della mortalità crescente, refrattari a qualsiasi ipotesi ottimistica bollata come “teoria negazionista”; e la schiatta opposta, quelli che “la mascherina non la metterò mai”, quelli per cui via via il virus è stato una semplice influenza, un’esagerazione dei media, un complotto dei cinesi, una nevrosi collettiva.

Su questa platea umana si è dispiegato l’uso politico della sanità: dribblando abilmente tra i due tipi umani, la politica se ne è divisa i favori secondo i dettami del bipolarismo; il governo si è accarrozzato i fobici, accrescendone le paure e dilatandone a dismisura le aspettative di disgrazia. La Destra si è buttata sui faciloni irrecuperabili, i negazionisti del virus, i portatori sani della irresponsabilità di massa.

Chissà se i rispettivi posizionamenti sono stati suggeriti dai vari Pagnoncelli e Ghisleri, certamente l’uso politico della sanità è stato ben riflettuto. Il governo Conte ci ha costruito sopra la sopravvivenza, De Luca la sua rimonta sul mite Caldoro, Zaia la sua mossa del cavallo sulla leadership della Lega.

È l’uso politico della sanità, la magia del Covid, il fattore C, al posto del fattore K.

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