È sparita una bandiera di Taiwan. Non da un mercatino rionale, bensì dal sito del ministro degli Esteri tedesco. A scoprirlo il sito Taiwan News, che scrive: “La Germania ha improvvisamente e senza tanti complimenti sostituito la bandiera di Taiwan con una striscia vuota, bianca”.
Germany suddenly raises white flag for Taiwan https://t.co/w1qmzWExM9 pic.twitter.com/q7MivBqqAB
— Taiwan News (@TaiwanNews886) July 13, 2020
Un fatto commentato durante una conferenza stampa di venerdì da Rainer Breul, uno dei portavoce della diplomazia tedesca, che ha spiegato che si tratta di una modifica in linea con la “politica Una Cina” della Germania. Rispondendo alle domande di un giornalista, il diplomatico ha aggiunto: “Conosci lo status speciale di Taiwan, conosci la nostra posizione, la nostra ‘politica Una Cina’, non abbiamo relazioni diplomatiche con Taiwan e Taiwan non è un Paese che riconosciamo, quindi deve sorprendere. Quando aggiungiamo regioni del mondo, le distinguiamo dai Paesi con legami diplomatici”. No comment, invece, di Bruel alle domande: “Da quando il sito ufficiale del ministero degli Esteri tedesco non ha più adottato la bandiera di Taiwan?”; “Perché allora la bandiera palestinese si può ancora essere trovare sul sito Web anche se non è un Paese ufficialmente riconosciuto?”.
La bandiera bianca è il simbolo della resa, hanno notato alcuni utenti di Twitter. Segnale che Berlino reputi che la Repubblica di Cina prossima ad arrendersi a Pechino dopo Hong Kong (che pur non sembra sventolar bandiera bianca)?
IL CONSIGLIO AFFARI ESTERI
Le tempistiche della “modifica” non sono di certo passate inosservate presso le cancellerie europee e l’amministrazione statunitense. Proprio oggi, infatti, è in programma a Bruxelles il primo Consiglio Affari esteri dell’Unione europea dopo l’allentamento delle misure di contenimento per il Covid-19, che vedrà la presenza dei ministri dei 27 nella capitale belga. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha spiegato che nella riunione di parlare di America Latina (“si sta soffrendo un problema importante per il coronavirus e secondo perché dobbiamo rafforzare le nostre relazioni sotto ogni punto di vista”), di Turchia, (“il tema più importante in agenda oggi”) e ancora Libia, Venezuela, le situazione in Africa e i risultati del primo incontro del Dialogo facilitato dall’Unione europea tra Belgrado e Pristina. Da ultimo, si parlerà della situazione a Hong Kong, dove la legge sulla sicurezza nazionale approvata da Pechino “è più draconiana del previsto e gli Stati membri esprimeranno la loro preoccupazione per la situazione”, ha spiegato Borrell.
La Germania, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, ha nelle relazioni con la Cina uno dei temi principali del suo semestre. Ma si presenta non molto unita al suo interno: il ministro degli Esteri Heikko Maas reputa Pechino un partner ma anche un rivale; il ministro dell’Economia e dell’energia Peter Altmaier ha, invece, recentemente difeso i rapporti con la Cina sostenendo che “le relazioni commerciali non possono basarsi esclusivamente su quanto un Paese sia democratico”; infine, il presidente Frank-Walter Steinmeier ha criticato il Dragone per aver imposto a Hong Kong la propria legge sulla sicurezza.
E LA MERKEL?
In disparte sia tiene la cancelliera Angela Merkel, che evita di parlare di Cina quanto di Hong Kong quanto di 5G. Ma sta facendo comunque sentire tutto il suo peso politico. In particolare sulle reti di quinta generazione su cui il dibattito si sta scalando in Occidente.
Come ha spiegato alcuni giorni fa Thorsten Benner, fondatore e direttore del Global Public Policy Institute di Berlino, a Politico Europe commentando come Deutsche Telekom (di cui lo Stato tedesco detiene il 14,5 per cento) abbia rafforzato la propria cooperazione con la concorrente cinese Huawei sino a divenire “sempre più dipendente” dalla Cina, “la principale preoccupazione” della cancelliera “riguarda le ritorsioni sulle società tedesche in Cina. Non è la pressione di Deutsche Telekom a guidarla in questo, quanto piuttosto i timori per le imprese tedesche e le grandi aziende tedesche che dipendono dal mercato cinese”.
Lo stesso Benner, intervistato pochi giorni dopo da Formiche.net, ribadiva come la Merkel sia intervenuta, eccome, nella vicenda, “sabotando ogni sforzo di quella che oggi è una maggioranza parlamentare a favore del bando dei fornitori ad alto rischio Huawei e Zte dalla rete 5G tedesca. Ciò ha permesso a Deutsche Telekom di fare fatti concreti lanciando il 5G con la tecnologia Huawei”, concludeva Benner mettendo così in luce come, in particolare dopo le ultime notizie provenienti da diversi Paesi occidentali e alleati degli Stati Uniti (Francia e Italia comprese), la Germania sia sempre più isolata in Europa quando si tratta di parlare dei rapporti con la Cina.