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L’epidemia accelera mentre la strada di Trump è in salita

L’impennata dell’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti fa ulteriormente diminuire la popolarità del presidente Donald Trump: oltre sei elettori su dieci non si fidano di lui e della sua gestione dell’emergenza sanitaria. Lo rivela un nuovo sondaggio Abc/Washington Post: quasi i due terzi degli intervistati disapprova l’operato del presidente (e fra questi vi sono due su tre indipendenti e tre su dieci repubblicani).

Il tasso di apprezzamento di Trump è al 38%, rispetto al 46% di maggio e al 51% di marzo, momento della massima popolarità del magnate presidente nel suo mandato. Gli intervistati esprimono diverse priorità rispetto al loro presidente: per il 63%, è più importante ora riportare sotto controllo la diffusione del virus piuttosto che rilanciare l’economia – il magnate, invece, la pensa all’opposto.

La pubblicazione del sondaggio coincide col nuovo record di contagi da coronavirus nell’Unione: oltre 77.000 nelle ultime 24 ore, secondo i dati della Johns Hopkins University. Alla mezzanotte sulla East Coast, i casi negli Usa superavano i 3.647.000 milioni e i decessi erano ben oltre 139.000.

L’esplosione dei contagi interessa almeno 18 Stati, ritenuti “zone rosse”. Le situazioni più critiche sono in Florida, dov’è scattato il coprifuoco nell’intera contea di Fort Lauderdale, e in Texas, dove nelle ultime 24 ore ci sono stati oltre 10.000 nuovi casi – mai così tanti – e 174 morti. In California, il governatore Gavin Newsom ha deciso che in 33 delle 58 contee statali le scuole non riapriranno in autunno.

Ma c’è chi continua a credere in Trump. La National Rifle Association (Nra), potentissima lobby delle armi da fuoco, ha dato il suo endorsement al magnate presidente per le elezioni di novembre, come aveva già fatto nel 2016. In una lettera della Nra a Trump, si legge: “Lei ha fatto più di ogni altro presidente per tutelare il diritto di possedere e portare armi sancito nel secondo emendamento della nostra Costituzione … La nostra associazione è con lei e con la sua amministrazione”.

Trump ha ringraziato su Twitter i cinque milioni di soci della Nra: “Finché sarò presidente, tutelerò sempre il nostro grande secondo emendamento e non lascerò mai che la sinistra radicale vi spogli dei vostri diritti, delle vostre armi e della vostra polizia!”.

Il magnate ha intanto cacciato dal Grand Foyer della Casa Bianca Bill Clinton e George W. Bush, due predecessori che Trump non apprezza. I loro ritratti sono stati rimossi dall’atrio d’ingresso della residenza presidenziale e sono stati relegati nella Old Family Dining Room, una piccola sala poco utilizzata e fuori dal circuito dei visitatori. Lo riferisce la Cnn. I due ritratti sono stati sostituiti da quelli di William McKinley, assassinato da un anarchico nel 1901 – nonostante dia il nome alla montagna più alta dell’Unione, non gode di grande popolarità –, e di Theodore Roosevelt, il suo successore. Il ritratto di Barack Obama non può essere rimosso perché deve ancora essere inaugurato: impossibile organizzare una cerimonia, visti i pessimi rapporti tra Trump e il suo predecessore.

www.giampierogramaglia.eu


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