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La mossa del cavallo di Airbus. Il Covid mette fine alla guerra dei dazi con Boeing?

La crisi da Covid-19 spaventa più della competizione globale, spianando così la strada alla fine della guerra di dazi tra Stati Uniti e Unione europea sull’aviazione civile. Il colosso franco-tedesco Airbus ha annunciato oggi di aver concordato con i governi di Francia e Spagna le modifiche ai contratti che sono finiti sotto la lente del Wto, alla base della decisione dell’organizzazione di consentire agli Stati Uniti di porre dazi su prodotti dell’Unione europea fino a 7,5 miliardi di dollari. L’obiettivo è duplice: porre fine alle sanzioni (come chiesto chiaramente dal commissario europeo al Commercio, l’irlandese Phil Hogan) e arrivare a un nuovo accordo tra le due sponde dell’Atlantico sulla tassazione.

LE MANOVRE DI AIRBUS

La mossa di Airbus riguarda nel dettaglio i programmi di Repayable launch investment (Rli) assegnati da Francia e Spagna al costruttore per lo sviluppo del velivolo a lungo raggio A350. Secondo la sentenza Wto di ottobre, hanno avuto tassi di interesse troppo bassi, configurabili come aiuti di Stato distorsivi della concorrenza. La modifica annunciata oggi dovrebbe consentire di rientrare nei parametri del Wto, spianando la strada a un abbassamento della tensione tra i due costruttori, oggi ben più preoccupati dai venti di crisi da Covid-19.

L’IMPATTO DEL COVID-19

D’altra parte, i venti di crisi si sono già abbattuti in modo significativo sull’intero settore del trasporto aereo. Lo stop dei voli e la loro lenta ripresa hanno impattato sulle compagnie aeree e sugli aeroporti, arrivando in fretta sui costruttori. E così, abituate per anni ad accusarsi reciprocamente di aver ricevuto sostegno pubblico, Airbus e Boeing si sono ritrovate a chiedere lo stesso supporto finanziario ai rispettivi governi. Non sembra essere sufficiente, visto gli annunci di tagli al personale per, rispettivamente, 15mila e 16mila posti di lavoro.

LA BATTAGLIA LEGALE

Improvvisamente, la battaglia legale al Wto tra Stati Uniti ed Europa è passata in secondo piano, dopo sedici anni di contenzioso su due cause parallele, presentate entrambe nel 2004, da quando l’allora numero uno di Boeing Harry Stonecipher iniziò a premere in modo forte sui finanziamenti statali concessi da Francia e Spagna per sviluppare la gamma Airbus. La prima (DS 316) si è chiusa definitivamente lo scorso ottobre, con l’Organizzazione mondiale del commercio a dare ragione al campione americano, dichiarando dunque illegali gli aiuti di Stato concessi ad Airbus e autorizzando gli Usa a imporre dazi per 7,5 miliardi di dollari (la richiesta era di 25) sul Vecchio continente, la sanzione massima nella storia del Wto. La seconda disputa (DS 353) doveva chiudersi intorno allo scorso marzo, con la previsione di un esito simile, ma in senso contrario.

LA MOSSA DI BOEING

Eppure, i due costruttori hanno dato segnali distensivi, ora accentuati dalla crisi da Covid-19. Già a metà febbraio, Boeing annunciava la promozione di un progetto di legge (che ha poi ricevuto sostegno bipartisan) finalizzato a far cessare le detrazioni fiscali in vigore dal 2003 per l’industria aerospaziale, poi ulteriormente allargate nel 2013, al centro delle accuse dell’Unione europea. Il primo obiettivo era presentarsi “compliant” rispetto ai precetti del Wto prima della chiusura del caso DS 353, così da far cascare i capi di imputazione. Già allora, si notava tra le righe la mano tesa all’Europa per raggiungere un nuovo accordo sulla tassazione per il comparto aerospaziale, tema di cui si discute da tempo.

L’IPOTESI DI UN NUOVO ACCORDO

D’altra parte, il portavoce del colosso americano Bryan Watt spiegava che “la proposta legislativa dimostra l’impegno di Washington a un commercio equo e basato sulle regole e al rispetto delle sentenze del Wto”. E così, rimarcava, “è il momento per Airbus e l’Unione europea di giungere finalmente alla conformità ponendo fine ai sussidi illegali una volta per tutte e affrontando il danno che hanno causato all’industria aerospaziale degli Stati Uniti e ai suoi lavoratori”. Oggi è arrivata la risposta europea. “Abbiamo pienamente rispettato tutti i requisiti del Wto”, ha detto il ceo di di Airbus Guillaume Faury. “Questo è un chiaro segnale di sostegno a coloro che stanno soffrendo per il grave impatto dei dazi imposti dalla United States Trade Representative (Ustr), soprattutto in un momento in cui le industrie sono duramente colpite dalle conseguenze della crisi dovuta al Covid-19″.

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