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Pechino vuole il vaccino e scatena gli hacker. L’inchiesta Usa

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato due hacker cinesi di aver rubato, Li XiaoyuDong Jiazhi, centinaia di milioni di dollari di segreti commerciali da aziende di tutto il mondo. Di recente avrebbero preso di mira quelle che stanno lavorando per sviluppare un vaccino per il coronavirus. Tra le accuse furto di segreti commerciali e cospirazione fraudolenta. Secondo la procura federale statunitense gli hacker avrebbero messo nel mirino aziende di diversi Paesi ben sapendo che le informazioni in loro possesso sarebbero state di interesse per il governo cinese. L’accusa non chiarisce se gli attacchi abbiano avuto successo.

“Gli hacker hanno rubato terabyte di dati da centinaia di obiettivi”, ha affermato il dipartimento di Giustizia. Li e Dong, che hanno studiato informatica nella stessa università cinese a Chengdu, hanno preso di mira Paesi con industrie ad alta tecnologia tra cui Australia, Belgio, Germania, Giappone, Lituania, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Regno Unito, hanno affermato le autorità statunitensi.

Prese di mira aziende di diversi settori: “manifattura hi-tech; dispositivi medici, ingegneria civile e industriale; software aziendali, educativi e di gaming; energia solare; prodotti farmaceutici; difesa. In almeno un caso, gli hacker hanno cercato di estorcere criptovaluta da un’entità vittima, minacciando di diffonder su Internet il codice sorgente della vittima rubato. Più recentemente, gli imputati hanno lavorato sulle vulnerabilità nelle reti informatiche di società che sviluppano vaccini Covid-19, tecnologie di test e cure”.

PECHINO COME MOSCA?

La scorsa settimana il National Cyber Security Center britannico ha accusato la Russia di condurre una campagna hacker per sottrarre (o intralciare) le attività di laboratori farmaceutici e centri di ricerca del Regno Unito (e non solo, ma anche negli Stati Uniti e in Canada) impegnati negli studi sul vaccino per il coronavirus. Come raccontato da Formiche.net, non sono chiari gli ambiti precisi di queste operazioni cyber, se per esempio sia coinvolto anche il lavoro che la multinazionale farmaceutica AstraZeneca sta compiendo in collaborazione con l’Università di Oxford — ricerca a cui ha aderito anche l’Italia e che sembra dare ottimi risultati.

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