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Tecnologia arma anti Covid? Il summit Huawei e lo scontro Usa-Cina

Come la tecnologia può essere utilizzata per combattere il coronavirus. È questo il tema scelto da Huawei per il suo Better World Summit. Durante i quattro giorni di lavori online, da oggi a giovedì, sul palco virtuale allestito dal colosso cinese leader del 5G si alterneranno figure del gruppo, come il vicepresidente Guo Ping, e politici da diverse parti del mondo, come il ministro delle Telecomunicazioni sudafricano Stella Ndabeni-Abrahams.

“La pandemia ha cambiato il mondo che ci circonda, toccando ogni aspetto del lavoro e della vita”, ha dichiarato il rotating chairman Guo. “Durante questo processo, l’infrastruttura Ict ha dimostrato di essere un fondamentale baluardo nella nostra lotta contro il coronavirus e le più ampie sfide sociali che comporta. Questo vertice è progettato per esplorare come le telecomunicazioni possano essere utilizzate per contrastare più efficacemente la diffusione del Covid-19 e stimolare la ripresa economica post-pandemia”, ha aggiunto. Si parlerà di telemedicina, istruzione a distanza, telelavoro e servizi di sanità pubblica. “Ed esploreremo anche le basi strategiche per un domani più luminoso, più prospero”, ha concluso Guo.

IL CONTESTO GEOPOLITICO

L’evento si tiene in un periodo di alta tensione tra Stati Uniti e Cina, il cui scontro su più fronti tocca anche quello tecnologico. E Huawei è al centro. Washington sta chiedendo ai suoi alleati e partner di escludere il colosso di Shenzhen dalle infrastrutture 5G per ragioni di sicurezza; di contro, Pechino sta minacciando ritorsioni contro chi decida di assecondare le richieste dell’amministrazione Trump.

Oggi, però, non è soltanto il primo giorno di lavori del summit Huawei. In queste ore, infatti, a Vancouver inizia l’audizione per valutare quali prove dovrebbero essere rese pubbliche nel processo per l’estradizione verso gli Stati Uniti di Meng Wanzhou, Cfo di Huawei e figlia del fondatore della compagnia Ren Zhengfei, agli arresti domiciliari nella città canadese su richiesta delle autorità statunitensi che la vogliono processare con accuse di frode legate al commercio con l’Iran. Proprio Meng è al centro delle recentissime tensioni tra Pechino e la banca londinese Hsbc, accusata dal giornale di propaganda China Daily di aver “incastrato” Huawei giocando un ruolo importante nell’arresto della Cfo: accuse respinte dalla banca attraverso una dichiarazione sul social cinese WeChat.

E IN ITALIA?

Qualche settimana fa, intervenendo alla tavola rotonda “5G the new normal: quali casi, quali soluzioni” nell’ambito del terzo appuntamento del web summit Telco per l’Italia 2020 organizzato da CorCom e Digital360, il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, aveva ricordato il ruolo cruciale svolto dal 5G in Cina nella gestione dell’epidemia di Covid-19 grazie a “risposte digitali tempestive, accurate e intelligenti. Senza 5G la Cina non sarebbe riuscita a contenere e risolvere l’emergenza; pensiamo ad esempio alle interconnessioni 5G tra ospedali e alle diagnosi da remoto che hanno permesso di ridurre i numeri dei contagi e delle vittime”.

Come evidenziato da CorCom, in Italia, le stesse soluzioni 5G di Huawei (insieme a Retelit) hanno permesso di collegare l’ospedale di Cotugno (Napoli) all’ospedale Zhongshan di Shanghai per lo scambio di informazioni e consulti tra medici ed esperti cinesi e italiani. La Cina sul 5G si sta portando avanti con passi da gigante, aveva evidenziato ancora il presidente De Vecchis: “Pechino ha in programma di installare 550 mila stazioni base entro la fine del 2020. In Italia non siamo messi male nel rapporto tra antenne e abitanti, ma ci penalizza la morfologia territorio”.

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