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Un golpe parlamentare spaventa BoJo: presto il dossier interferenze russe nella Brexit

Julian Lewis è noto alle cronache politiche del Regno Unito per essere l’unico membro della Camera dei Comuni a non concedere ai suoi elettori la possibilità di contattarlo via mail: “Lettere, telefonate e, ove necessario, ricevimenti sono perfettamente adeguati per chi ha davvero bisogno del mio aiuto”, dichiarava all’inizio di quest’anno al Guardian. Ma è famoso anche per il suo convinto sostegno al nucleare, per la proposta di portare le spese militari al 3 per cento del prodotto interno lordo (in un periodo in cui molti Stati membro della Nato non soddisfano il parametro del 2) e per essersi infiltrato a fine anni Settanta nel Partito laburista per liberarlo dalle frange trotskiste (una mossa che favorì il deputato laburista poi divenuto conservatore Reg Prentice, fondamentale nella caduta del premier laburista James Callaghan e nello spianare la strada verso la vittoria a Margaret Thatcher nel 1979). Più recentemente è stato presidente della commissione Difesa dei Comuni dal 2015 al 2019. Ma è anche un euroscettico duro e puro: è stato membro di Leave Means Leave (il gruppo pro Brexit di fu faceva parte anche Nigel Farage) e dell’influente gruppo parlamentare European Research Group.

Scorrendo il suo curriculum con in mente il volto del premier Boris Johnson viene dunque da chiedersi: perché ieri Lewis è stato espulso dal Partito conservatore?

IL COLPO DI MANO

A convincere il chief whip (capogruppo) conservatore Mark Spencer è stato proprio il primo ministro, che non ha digerito l’ultima mossa di Lewis, che i media britannici hanno ribattezzato Maverick. È lui il nuovo presidente della commissione parlamentare per l’Intelligence e la sicurezza, il comitato composta da nove membri (provenienti dalla Camera dei Comuni e da quella dei Lord) che supervisiona le attività di tutti i servizi segreti britannici.

Il premier aveva puntato su un fedelissimo, Chris Grayling, già membro del suo governo e  di quelli dei predecessori David Cameron e Theresa May. Ma se i nove membri della commissione vengono scelti dal premier dopo aver consultato il leader dell’opposizione, il presidente viene eletto dai nove e il capo del governo non può metter bocca. Ieri mattina sembrava tutto fatto per Grayling presidente. Poi ai dubbi dell’opposizioni si sono sommati quelli dei alcuni deputati conservatori: ha pesato il fatto che il massimo coinvolgimento di Grayling in questioni d’intelligence sia stata la sporadica presenza alle riunioni Cobra quando era segretario ai Trasporti. Così, nel segreto dell’urna, Lewis, che soltanto all’ultimo minuto ha presentato la sua candidatura sorprendendo il governo, ha battuto Grayling: cinque a quattro. Secondo le ricostruzioni dei giornali britannici, per il primo hanno votato tre laburisti e un Snp (oltre a sé stesso) mentre il secondo ha potuto contare soltanto sui voti conservatori (compreso il suo).

Pare che il premier Johnson abbia gridato al golpe e ordinato la cacciata di Lewis, che ora siederà tra i banchi degli indipendenti alla Camera dei Comuni (è la prima defenestrazione tory in questa legislatura). Come scrive Paul Waugh sull’Huffington Post, sarà difficile vedere Lewis passare al Partito laburista facendo il giro inverso rispetto a quello compiuto da Prentice quarant’anni fa. Ma ora “è ufficialmente ‘indipendente’ come parlamentare tanto quanto lo era in senso figurato” prima della cacciata. Sembra scartata l’ipotesi di una sfiducia nei suoi confronti: troppo imbarazzante per il Partito conservatore e troppo pericoloso per una commissione così importante e delicato.

LE RAGIONI DELLE PREOCCUPAZIONI

Ma come spiegare ansia e frustrazione da parte del premier e del capogruppo? Basta spulciare l’agenda dei lavori del comitato. Per oggi il menù prevede: “Rapporto Russia”. Si tratta di un dossier consegnato oltre un anno fa alla commissione (era marzo dell’anno scorso), dedicato alle attività della Russia per influenzare l’esito del referendum del 2016 (quello che ha avviato il Regno Unito sulla strada alla Brexit) e delle elezioni generali del 2017. Il documento, secondo quanto raccontato dalla stampa britannica, mette in fila le donazioni al Partito conservatore da parte di personalità molto vicine al Cremlino e tira in ballo Farage e Johnson, due leader della battaglia per l’uscita dall’Unione europea, ma anche le due menti della campagna Vote Leave, cioè il ministro Michael Gove e Dominic Cummings, oggi superconsigliere del premier.

Il governo pare abbia fatto di tutto per evitare la pubblicazione, sospesa nel dicembre scorso dalle elezioni generali e dai ritardi per la nascita della nuova commissione (mai per la sua formazione erano serviti sette mesi). Se Grayling era ritenuto dalle opposizioni una scelta per affossare il dossier, lo stesso non si può dire di Lewis: secondo Jon Craig, storico corrispondente politico di Sky News, il nuovo presidente darà il via libera alla pubblicazione del rapporto già la prossima settimana.

(Foto: Chatham House)

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