Tra l’inizio di febbraio e i primi giorni di marzo, in piena crisi Covid-19, i voli della compagnia di bandiera iraniana Iran Air che atterravano all’aeroporto Federico Fellini di Rimini non erano scali tecnici per il rifornimento di carburante. A confermarlo ad Africa ExPress è stato nei giorni scorsi Leonardo Corbucci, amministratore delegato di Airiminum 2014, la società che gestisce l’aeroporto romagnolo.
“La smentita”, continua la testata, “arriva da una fonte iraniana che riferisce ad Africa ExPress i nomi degli hotel di Rimini e Riccione nei quali la compagnia iraniana, dopo aver fatto sbarcare piloti, hostess e personal security, trasferiva tre volte alla settimana l’intero equipaggio utilizzando i servizi navetta della Shuttle Italy Aeroport. I nomi degli hotel di Riccione dove – secondo le informazioni che abbiamo raccolto dalla fonte iraniana – hanno soggiornato gli equipaggi della compagnia aerea asiatica sono i lussuosi Mon Cheri, Maestrale, Lungomare (tutti tre del Leardini Group) e Roma.
L’informazione, come ricorda sempre Africa ExPress, arriva proprio quando i voli della Iran Air hanno ripreso a fare regolarmente scalo a Milano Malpensa. “Il primo luglio i voli della compagnia, dal 2018 sotto sanzioni statunitensi, avrebbero dovuto riprendere anche su Rimini, come annunciato agli inizi di giugno dallo stesso Leonardo Corbucci, ma per ora non è accaduto”, scrive la testata online di Massimo Alberizzi e Monica Mistretta. Che evidenza poi un dettaglio preoccupante: “Al 30 giugno la provincia di Rimini con i suoi 2.101 positivi e 252 vittime risultava ancora essere uno dei tre principali focolai italiani, assieme a Codogno e Bergamo. Non è chiaro perché, in un periodo in cui tante restrizioni sui voli restano ancora in vigore in Europa, quelli da Teheran abbiano ripreso non solo in Italia, ma in tutte le capitali e città importanti europee, compresa Londra”.
LA RAGIONI DELLO STOP
Nei giorni scorsi Formiche.net aveva spiegato le ragioni del rinvio dell’inaugurazione dei voli tra Rimini e la capitale iraniana Teheran, che proprio ha continuato a operare praticamente senza sosta anche i collegamenti con la Cina. Ecco cosa scrivevamo.
I voli dovranno attendere ancora, però, visto che nella lista dei 15 Paesi a cui l’Unione europea ha deciso di aprire le frontiere da mercoledì scorso non figura l’Iran, che nelle ultime ore ha superato le 11.000 vittime ufficiali (anche se molti, cittadini, organizzazioni e persino deputati, dubitino dei numeri del regime) e teme una seconda ondata. Come raccontato da Formiche.net, l’elenco dei Paesi sicuri, stilato sulla base delle curve di contagi e vittime, verrà aggiornato ogni due settimane alla luce degli sviluppi della pandemia (per ora esclusi, tra gli altri, anche Brasile, Russia e Stati Uniti). Ecco perché Iran Air dovrà aspettare ancora una decina di giorni prima di sapere se potrà effettuare il collegamento. Per questo, il primo volo potrebbe non avvenire prima di sabato 18 luglio.
Come avevamo spiegato allora, se nel caso di Mahan Air, compagnia aerea iraniana sanzionata dagli Stati Uniti per i suoi legami con il terrorismo dei Pasdaran e lasciata a terra dall’Enac (sentita la Farnesina) a dicembre, erano stato necessario il pressing di Washington, sul caso dei voli Iran Air su Rimini il governo ha potuto approfittare delle misure europee sulle frontiere. Lasciando così è senza risposta l’interrogazione a risposta scritta presentata da Antonio Zennaro (primo firmatario), Fabiola Bologna e Michele Nitti (Misto – Popolo protagonista – Alternativa popolare) al premier Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza e a quello delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli. Dall’interrogazione emergono due elementi, come già spiegato da Formiche.net: il rischio di nuovi contagi da Covid-19 e il pericolo per la sicurezza nazionale (“La Iran Air risulta essere inserita nella lista delle sanzioni americane, così come la Mahan Air, fermata in Europa per i suoi rapporti con i Pasdaran iraniani”, si legge).