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Kanye West for president. Cosa c’è dietro la boutade della rapstar

Il candidato di cui tutti oggi parlano è un candidato che non c’è e probabilmente non ci sarà: un’operazione pubblicitaria in proprio, anzi in famiglia, o un favore all’amico Donald Trump. Kanye West, il rapper marito di Kim Kardashian, ‘influencer in capo’ degli Stati Uniti, annuncia la sua candidatura a Usa 2020. “Dopo avere caldeggiato l’idea per anni e prospettato nei mesi scorsi una sua possibile discesa in campo nel 2024, West scopre le carte cogliendo molti di sorpresa”, scrive sull’ANSA Serena Di Ronza.

La mossa di West non scuote Trump – del resto, fosse vera andrebbe a suo vantaggio -, che, dopo avere trascorso la domenica in Virginia sui campi di golf di sua proprietà, twitta: “Siamo in testa nei sondaggi veri perché la gente è stanca di guardare i democratici alla guida di città che affondano. Inoltre, ho il 96% dei consensi del partito repubblicano. Un altro 2016”.

Nessuna delle due affermazioni è vera, perché i sondaggi lo danno dietro il suo rivale Joe Biden, candidato democratico e il partito repubblicano è traversato da incrinature e preoccupazioni che la strategia elettorale divisiva e confittuale del magnate li conduca a perdere non solo la Casa Bianca, ma anche il Senato.

E, intanto, l’epidemia di coronavirus avanza con cifre allarmanti: domenica, ci sono stati, secondo i dati della Johns Hopkins University, 39.379 nuovi casi, portando il totale, alla mezzanotte sulla East Coast, a quasi 2.890.000, mentre i decessi registrati sfiorano i 130.000 – ieri, circa 250 -.

Ma Trump continua a ignorare i consigli delle autorità sanitarie e, dopo quelli a Tulsa in Arizona e al Mount Rushmore in South Dakota, annuncia per sabato prossimo un comizio in New Hampshire all’aperto, all’aeroporto di Portsmouth. “Non vediamo l’ora di dare il benvenuto ai patrioti che saranno al rally e celebreranno l’America”, dice Hogan Gidley, portavoce della campagna di Trump.

Kanye West annuncia la sua candidatura con un tweet ai suoi 29,4 milioni di follower: “Dobbiamo realizzare la promessa dell’America avendo fede in Dio, unificando la nostra visione, costruendo il nostro futuro. Corro per la presidenza degli Stati Uniti. #2020VISION”.

Il cinguettio diventa subito virale: oltre 100.000 ritweet in meno di un’ora. Fra i primi rilanci, quello della moglie Kim Kardashian, star dei reality e influencer, da poco divenuta ufficialmente miliardaria: posta sui social una bandiera a stelle e strisce con il tweet del marito. Poco prima la star aveva pubblicato una foto con il suo nuovo look: capelli rosso Ferrari intonati con un abbigliamento rosso fuoco e scarpe argentate.

A sostenere West sono pure Elon Musk, miliardario visionario ideatore della Tesla, e Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks e popolare volto tv (fra Trump e il rapper “preferisco Kanye”).

Ma molti si chiedono – osserva la Di Ronza – “se la candidatura di West sia reale o se non sia solo una mossa pubblicitaria. O una ‘distrazione’ per aiutare Trump contro Joe Biden: il rapper potrebbe infatti sottrarre voti degli afro-americani al candidato democratico, facilitando di fatto Trump. West e il presidente negli ultimi anni hanno collaborato e il rapper ha sposato la causa del magnate fin dall’inizio”. In molte foto, West indossare il cappello da baseball rosso con lo slogan Make America Great Again.

Se le sue intenzioni fossero serie, la sua è un corsa a ostacoli quasi insormontabili. Si tratterebbe d’allestire una campagna elettorale quando mancano quattro mesi al voto del 3 novembre. West dovrebbe poi qualificarsi per l’accesso alle urne: le scadenze per presentarsi come indipendente sono già scadute in diversi Stati e sono imminenti in altri. Gli Stati che restano totalizzano 375 Grandi Elettori: ne servono 270 per conquistare la presidenza, West dovrebbe vincerne due su tre.

Al momento non è neppure chiaro se West abbia presentato le carte necessarie alla Federal Election Commission: nel database della commissione, per ora c’è un Kanye West candidato dei Verdi, ‘Kanye Deez Nutz West’.

Il rapper potrebbe essere un candidato write-in, ovvero il cui nome può essere scritto manualmente sulla scheda. I candidati write-in hanno poche chance di vittoria. In passato, tuttavia, il write-in è stato usato in circostanze particolari nelle primarie presidenziali anche da futuri presidenti, come John Fitzgerald Kennedy, Richard Nixon e Franklin Delano Roosevelt.

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