Il Lavoro, con l’articolo 1 della Costituzione, diviene l’istituto che fonda la Repubblica.
La legge, 20 maggio 1970 n. 300, con “Lo Statuto dei lavoratori” ne fa un Diritto.
Cinquanta anni dopo il Presidente Mattarella, con il garbo istituzionale che gli è proprio, ne rammemora il senso: “Dal lavoro, dalla sua dignità e qualità, dipende il futuro del Paese e dell’Europa. Senza diritto al lavoro e senza diritti nel lavoro non ci può essere sviluppo sostenibile. La sfida dei cambiamenti va affrontata con coraggio e la partecipazione, con il lavoro, al bene comune. Un collante irrinunciabile per tenere unita la comunità e renderla più forte.”
Mi vien voglia di dire… quando Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in un intervento su ‘Il Sole 24Ore’ mi sopravanza: Il “reddito” e il “lavoro” a “milioni di italiani possono darlo solo le imprese e i mercati, gli investimenti e…”.
Con un colpo da maestro, insomma, mette il cappello su quanto scritto in Costituzione, sulla norma dello statuto e sul proferito dal Presidente.
Ennò, Capitano mio capitano! Le Imprese non possono, quel lavoro e quel reddito, inventarlo; tutt’al più son trasferenti di quel che i Consumatori con la spesa hanno generato. Prima il reddito poi l’input per poter lavorare a ri-produrre.
A meno che, spaventati dai lockdown e dalla recessione, gli europei ammassino risparmi nei depositi bancari rischiando di pregiudicare la ripresa post pandemia di Covid-19.
Che stia accadendo, lo rileva il Financial Times sulla base dei dati della Bce e della Banca d’Inghilterra che già a marzo riportavano forti aumenti dei depositi nelle maggiori economie.
In Italia i dati Bce riportano un aumento di 16,8 miliardi di euro a marzo sui depositi, anche qui a fronte di una media mensile di 3,4 miliardi.
Giust’appunto cari confindustriali! Con questi chiari di luna siete ancora convinti di poter dare quel lavoro, pagare un reddito e, magari, pure investire quel che vi tocca?
Bene, dopo il colpo al cerchio, tocca alla botte: Sociologi, Antropologi pur’anche Filosofi voi che del lavoro avete redatto la “mitologia” potreste trovare il modo di render merito proprio a chi, con quel che fa, lo genera e lo remunera e rende ancor spendibili le vostre prediche?
Fino a riabilitare, magari, quell’esser prodighi e men che mai satolli dei Consumatori, non più vizio, magari convincendo la Politica a doverne rappresentarne la virtù!
Mauro Artibani, l’economaio
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