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Vi spiego il semestre tedesco tra Recovery fund e Cina. Parla Benner (Gppi)

Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel è intervenuta alla plenaria del Parlamento europeo in occasione dell’inizio del semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea. “Il Consiglio europeo deve prima giungere a un risultato” sul Recovery Fund e “poi dobbiamo lavorare insieme al Parlamento europeo”, ha spiegato la cancelliera abbassando poi le pretese sul piano di rilancio: 500 miliardi di euro e basta. Non più i 750 proposti dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che all’Eurocamera non ha ribattuto sulla cifra evitando così di difendere la sua idea.

La cancelliera ha parlato anche delle relazioni strategiche con la Cina, “contraddistinte da forti rapporti commerciali, ma anche da idee diverse delle nostre società. Vogliamo portare avanti un dialogo aperto con la Cina”, ha aggiunto nel suo discorso frutto anche della pressione che sta subendo in Germania, dall’opposizione quanto dalla sua stessa maggioranza, soprattutto dopo i suoi silenzi sulla nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino su Hong Kong.

Thorsten Benner, cofondatore e direttore del Global Public Policy Institute di Berlino, spiega a Formiche.net come l’obiettivo della presidenza tedesca non sia né la neutralità né l’equidistanza nella contesa tra Stati Uniti e Cina: “Nessun alto funzionario tedesco lo sostiene. L’obiettivo dichiarato è far sì che l’Europa stabilisca autonomamente la propria posizione sulla base dei propri interessi. Dal mio punto di vista, questo è l’approccio giusto in linea di principio, ma la vera domanda è come la Germania e l’Europa definiscono i loro interessi dinanzi al capitalismo di Stato autoritario e aggressivo di Pechino e com’è meglio perseguirli”. Per queste ragioni, Benner sostiene che “l’approccio della Merkel è sbagliato”.

I TUMULTI A CASA

Quanto alla pressione interna, l’esperto spiega che “gli eventi di Hong Kong, le azioni cinesi nello Xinjiang, la pandemia e l’incombente decisione del 5G hanno trasformato la politica sulla Cina in una questione chiave in Germania e in Europa, che definirà la presidenza europea della Merkel”. Sono molti quelli che, “nel suo stesso partito, così come tra socialdemocratici, i verdi e la Fdp, sono stati molto critici nei confronti dell’approccio sbagliato della Merkel”, spiega Benner sottolineando come la cancelliera “dovrà affrontare una crescente pressione per giustificare la sua debole valutazione guidata dal timore di ritorsioni cinesi contro le compagnie tedesche”. Ma la Merkel ha un asso nella manica: la sua popolarità in patria. “Ha ancora un solido consenso per la presidenza — e questo non influenzerà la sua posizione su questioni chiave come per esempio i negoziati sul bilancio”, commenta Benner.

IL TEMA HUAWEI

Due giorni fa su Formiche.net raccontavamo le rivelazioni del quotidiano tedesco Handelsblatt: l’azienda leader nel campo delle telecomunicazioni tedesche, Deutsche Telekom (di cui lo Stato tedesco detiene il 14,5 per cento), ha rafforzato la propria cooperazione con la concorrente cinese Huawei, sino a divenire “sempre più dipendente” dalla Cina: la loro cooperazione va “molto oltre” le disposizioni dell’intelligence, scriveva il giornale finanziario. È una partita dalla quale la cancelliera Merkel si tiene all’apparenza distante.

Benner aveva commentato la questione con Politico Europe, spiegando che “la principale preoccupazione” della cancelliera “riguarda le ritorsioni sulle società tedesche in Cina. Non è la pressione di Deutsche Telekom a guidarla in questo, quanto piuttosto i timori per le imprese tedesche e le grandi aziende tedesche che dipendono dal mercato cinese”. A Formiche.net ribadisce come la Merkel sia intervenuta, eccome, nella vicenda, “sabotando ogni sforzo di quella che oggi è una maggioranza parlamentare a favore del bando dei fornitori ad alto rischio Huawei e Zte dalla rete 5G tedesca. Ciò ha permesso a Deutsche Telekom di fare fatti concreti lanciando il 5G con la tecnologia Huawei”, conclude Benner mettendo così in luce come, in particolare dopo le ultime notizie provenienti da diversi Paesi occidentali e alleati degli Stati Uniti (Francia e Italia comprese), la Germania sia sempre più isolata in Europa quando si tratta di parlare dei rapporti con la Cina.

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