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Mosca salva Caracas. Perché Maduro è in debito con Putin

Nuovi accordi tra Russia e Venezuela. Il presidente Vladimir Putin ha approvato la legge di ratifica di un protocollo aggiuntivo all’accordo russo-venezuelano del 2011 per un ulteriore prestito al governo di Nicolás Maduro.

Da quanto si legge sul sito delle informazioni normative russe, Mosca ha deciso di dare l’ok alla ristrutturazione del debito venezuelano, che ammonta a circa 4 miliardi di dollari e risale al 2019. Invece, gli interessi accumulati sono più di 217 milioni di dollari, con circa il 7,4% di tassi all’anno.

Il protocollo firmato da Putin permetterà al regime venezuelano il pagamento del debito tra il 2023 e il 2026, in rate semestrali di circa 67 milioni di dollari, e l’ultima di 342 milioni di dollari entro il mese di settembre 2026.

Il piano di ristrutturazione del debito venezuelano è stato approvato anche dalle due Camere russe, dopo aver verificato il rispetto dei pagamenti secondo il calendario previsto.

Non solo: la cifra aumenterà con un nuovo prestito di 684 milioni di dollari. Mosca è stata l’ultima risorsa del governo socialista di Maduro per affrontare la crisi. Dal 2006, il colosso petrolifero statale Rosneft ha concesso prestiti per circa 17 milioni di dollari.

La Russia è uno dei principali alleati politici e commerciali di Maduro, e dopo la Cina è il secondo creditore del Paese sudamericano, con circa 7,5 miliardi di dollari, sostiene l’agenzia di consulenza Ecoanalítica. Reuters, invece, calcola che negli ultimi 18 anni ha firmato 300 accordi di cooperazione con il Venezuela. Ad ottobre 2019, il leader del regime venezuelano firmò a Caracas, con la presenza del vice presidente russo, Jurij Ivanovič Borisov, nuovi accordi militari che legano ancora i due Paesi alleati.

Uno dei settori più attivi della cooperazione tra Mosca e Caracas è l’ambito militare. Per l’agenzia russa Interfax gli scambi tecnico-militari tra Russia e Venezuela hanno un valore di 11 miliardi di dollari. A febbraio del 2020, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva confermato l’allargamento della cooperazione militare con il regime di Maduro: “È importante sviluppare la nostra capacità di cooperazione tecnico militare per aumentare la capacità di difesa dei nostri amici di fronte alle minacce esterne”.

Per difendersi, dunque, il regime venezuelano ha 20 unità operative di caccia multiruolo Sukhoi Su-30, con caratteristiche simili ai F-15E Strike Eagle americani, nonché armamenti antimissili, radar di tecnologia russa, e carichi di fucili Kalashnikov.

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