“Non credo che il destino di Trump sia segnato”: ‘scottato’ dagli errori di (sotto)valutazione fatti nel 2016, il guru dei sondaggi Nate Silver è prudente. La campagna elettorale del presidente è “chiaramente in difficoltà” – dice -, i sondaggi danno Joe Biden avanti anche negli stati chiave, ma – aggiunge Silver, con qualche ovvietà – la partita del magnate non è definitivamente persa, perché mancano ancora quasi 100 giorni al voto e può accadere di tutto. Certo, “le cose possono persino peggiorare” per il presidente, ma una svolta nella situazione dell’epidemia “potrebbe renderlo più competitivo”.
Silver nel 2008 e nel 2012 predisse la vittoria di Barack Obama azzeccando i risultati di 49 Stati su 50 e di 50 su 50. Ora, però, nota “le elezioni sono divenute più difficili da prevedere”, dopo che lui, nel 2016, sbagliò clamorosamente i pronostici, dando una vittoria facile a Hillary Clinton e lasciando solo il 10% di possibilità di successo a Donald Trump.
Se le parole di Silver paiono dettate dal desiderio di non sbilanciarsi troppo, i tweet del magnate di ieri sembrano improntati all’incredulità per quanto sta avvenendo, mentre l’Unione è ancora traversata da proteste anti-razziste, talora violente, da Seattle a Portland, da Louisville ad Austin, dove c’è un morto.
In un tweet, Trump scrive: “Non è possibile che la Pennsylvania possa votare per la sinistra radicale e il suo pupazzo Joe Biden. Sono contrari al fracking, alla produzione di acciaio e a tutto quello che la Pennsylvania rappresenta. Lo stesso vale per il Texas e molti altri Stati!”, dove lui vinse nel 2016 e che i sondaggi danno ora a Biden o in bilico.
In un altro tweet, il magnate pare darsi la carica e parla dell’“ENTUSIASMO” intorno a lui, che è oggettivamente difficile da percepire: “Dicono che sia il maggiore della storia, maggiore del 2016. Biden non ne ha! La maggioranza silenziosa parlerà il 3 novembre!!! Le Fake News non salveranno la sinistra radicale”.
Poi attacca sull’epidemia di coronavirus Biden e Nancy Pelosi e difende la sua gestione; e fa sapere che non lancerà la pallina d’apertura del torneo di baseball nello stadio degli Yankees a New York il 15 agosto: “Vista la mia grande attenzione sul virus dalla Cina, inclusi incontro su vaccini, economia e su molto altro, non ci sarò… Faremo più avanti nella stagione”. C’è chi dice che Trump voglia evitare i fischi.
La Ronald Reagan Presidential Foundation ha intanto chiesto formalmente alla campagna di Trump e al Republican Nationl Committee di non usare il nome del quarantesimo presidente per raccogliere fondi: una mossa commerciale, ma anche politica. La Fondazione gestisce la Reagan Presidential Library di Los Angeles e ha i diritti sull’uso dei nomi di Reagan e della moglie e delle loro immagini.
La domenica porta, come spesso accade, dati più bassi sulla diffusione del coronavirus: oltre 55 mila nuovi contagi e poco più di 500 decessi, secondo i dati della Johns Hopkins University, che, alla mezzanotte sulla East Coast, contava in totale 4.234.00 casi e quasi 147.000 morti. Solo il 32% degli americani, meno di un terzo, approva la gestione dell’epidemia fatta dal presidente, secondo un sondaggio per conto dell’Ap. Ma l’81% dei repubblicani promuove Trump e il suo lavoro.