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Anche la Nuova Zelanda sospende l’accordo di estradizione con Hong Kong

La Nuova Zelanda si aggiunge agli altri Paesi membri dell’alleanza di intelligence Five Eyes (Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti) sospendendo il trattato di estradizione con Hong Kong in risposta alla nuova legge sulla sicurezza imposta dalla Cina sull’ex colonia britannica. Secondo il ministro degli Esteri neozelandese, Winston Peters, la nuova legge sulla sicurezza è contraria agli impegni assunti dalla Cina nei confronti della comunità internazionale. “La Nuova Zelanda non può più fidarsi del fatto che il sistema giudiziario penale di Hong Kong sia sufficientemente indipendente dalla Cina”, ha affermato Peters in un comunicato.

Di conseguenza, la Nuova Zelanda ora tratterà le esportazioni militari e tecnologiche verso Hong Kong nello stesso modo in cui tratta tali esportazioni verso la Cina, mentre sono stati aggiornati gli avvisi di viaggio, per avvertire i neozelandesi dei rischi a cui sarebbero esposti con la nuova legge, ha precisato il ministro.

LA REPLICA DI PECHINO

E come già accaduto per gli altri quattro Paesi, la replica di Pechino non si è fatta attendere. In una dichiarazione sul suo sito web, l’ambasciata cinese a Wellington ha così risposto: “La sospensione è stata una grave interferenza negli affari interni della Cina. La decisione del governo della Nuova Zelanda è una grave violazione del diritto internazionale e delle norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali. La parte cinese ha presentato la sua preoccupazione e una forte opposizione”. Gli affari di Hong Kong sono interamente interni alla Cina e non consentono interferenze straniere, continua la nota dell’ambasciata.

Dopo le mosse di Canada, Australia e Regno Unito, il ministero degli Esteri cinese ha annunciato la sospensione degli accordi di estradizione che riguardano Hong Kong. Una mossa che potrebbe essere estesa, dopo gli ultimi sviluppi, alla Nuova Zelanda.

L’ATTESA MOSSA DELL’UE

Le esportazioni dovrebbero essere al centro della risposta europea (escluse le sanzioni). I 27, infatti, hanno concordato giovedì al Consiglio dell’Unione europea, la limitazione della vendita di prodotti che potrebbero essere utilizzati per “repressione interna, intercettazione di comunicazioni interne o cyber-sorveglianza” a Hong Kong, in risposta alla vasta e controversa legge sulla sicurezza nazionale. Nel documento, rivelato dal South China Morning Post, si parla di un “pacchetto coordinato che risponde all’imposizione” della legge, che deve essere realizzato dall’Unione europea o dai suoi Stati membri. Dovrebbe essere messo in atto a brevissimo, entro la fine di luglio.

IL DOSSIER 5G

Oltre al tema Hong Kong, i Five Eyes hanno ritrovato unione d’intenti sul tema del 5G. Infatti, la decisione britannica di poche settimane, il Canada è l’unico Paese membro dell’alleanza d’intelligence a non avere emesso un bando sul 5G di Huawei. Ma le sue telco hanno già scelto Ericsson, Nokia e Samsung. Ed è per questo e alla luce delle lunghe tempistiche del bando britannico, come spiegavamo su Formiche.net, che l’anello debole dell’alleanza d’intelligence rimane Londra.

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