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Spazio a stelle e strisce. Così gli Stati Uniti rilanciano l’esplorazione dalla Luna a Marte

Luna, Marte e non solo: gli Stati Uniti vogliono guidare i nuovi passi dell’umanità oltre l’atmosfera. Nel giorno della missione cinese verso Marte, e delle accuse alla Russia per i test su un nuovo “proiettile” spaziale, la Casa Bianca ha pubblicato il report che inaugura “una nuova era dell’esplorazione spaziale”. È un riassunto organico delle varie iniziative già messe in campo dall’amministrazione, che ribadisce la volontà di tornare sulla Luna entro il 2024, di dirigersi poi verso Marte e di affidare intanto le orbite terrestri sempre più agli attori privati. Su tutto questo, si chiede la piena collaborazione dei vari dipartimenti (non più solo la Nasa), nonché l’allineamento dei partner internazionali che vorranno partecipare alle nuove avventure extra-atmosferiche.

IL DOCUMENTO

Il documento è redatto dal National Space Council, l’organo che Donald Trump ha voluto re-istituire per guidare la politica spaziale nazionale, mettendone al vertice il suo vice Mike Pence. Non è uno dei documenti strategici a pubblicazione periodica dell’amministrazione americana, quanto il tentativo di mettere a sistema gli sforzi già in campo, ponendo l’accento sull’avvio di una nuova fase. Il livello d’ambizione è piuttosto chiaro nel titolo: “A new era for deep space exploration and development”. Il report, ha detto Scott Pace, segretario esecutivo del National Space Council, “rappresenta un approccio onnicomprensivo, di tutto il governo, all’impegno ambizioso dell’amministrazione nell’esplorazione spaziale, offrendo la vision per una presenza umana sostenibile su Luna e Marte, e per un loro robusto sviluppo commerciale”.

OBIETTIVI BIPARTISAN

L’obiettivo è quello descritto da Donald Trump sin dalla Space Policy Directive 1 (dicembre 2017): affermare l’America first anche oltre l’atmosfera. Un obiettivo ormai divenuto bipartisan, difficilmente sovvertibile in caso di mancata ri-elezione di Trump e vittoria di Joe Biden. Nella bozza della “2020 Democratic Party Platform” che sarà al voto nella convention del prossimo agosto, si legge il pieno sostegno dei dem alla Nasa, nonché alla tabella di marcia impressa dall’attuale amministrazione: il ritorno sulla Luna, e poi l’approdo su Marte.

LA CORSA MARZIANA…

Un tabella di marcia da cui Trump vuole comunque attingere per la sua campagna elettorale, come dimostrato del discusso video promozionale redatto con i filmati della sua visita a Cape Canaveral per l’evento #LaunchAmerica, il ritorno degli Usa all’autonomia d’accesso alla stazione spaziale internazionale. Ma la data di rilascio del report del National Space Council non sembra legata solo alla campagna verso il voto di novembre. Tra pochi giorni partirà la missione Nasa Mars2020, destinata a portare su Marte il rover Perseverance, per la raccolta di campioni e la ricerca di tracce di vita, e un piccolo drone-elicottero. Ma ieri, nel giorno del rilascio del report, è partita verso il Pianeta rosso anche Tianwen-1, la prima missione interplanetaria della Cina, inserita in un programma ambizioso e completo di molteplici obiettivi esplorativi, dalle basse orbite terrestri fino a Giove, passando chiaramente per la Luna. È sul satellite naturale che (come fu per la corsa spaziale della Guerra fredda) si gioca la partita più succosa.

… E QUELLA LUNARE

Il 2018 si aprì con una grande sorpresa per l’Occidente quando la sonda cinese Chang’e 4 arrivò, per prima nella storia, sul lato nascosto della Luna. Fu la spinta definitiva al programma americano che in quelle settimane (su indicazione del vertice politico) accelerò i veri progetti per consentire il ritorno dell’uomo – e l’arrivo della prima donna – sul satellite entro il 2024. Come conferma il report del National Space Council, si punta a mantenere una presenza stabile entro il 2028, sia in orbita (con il Lunar Gateway), sia sulla superficie. Tra l’altro, Usa e Cina puntano entrambi al Polo sud lunare, considerato (vista la presenza di ghiacci) adatto alla realizzazione di una base permanente e sostenibile. E così, se il Dragone rispetterà la sua tabella di marcia (Chang’e 5 dovrebbe partire entro la fine dell’anno per raccogliere alcuni campioni e riportarli a terra) in meno di un decennio cinesi e americani potrebbero ritrovarsi vicini sul satellite naturale.

LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLO SPAZIO

Gli Stati Uniti sembrano ben determinati a mantenere il primato. Per il prossimo anno, l’amministrazione ha chiesto al Congresso di destinare alla Nasa il budget più alto della sua storia: 25,2 miliardi di dollari. Andranno in gran parte agli attori privati, chiamati a raccolta per partecipare all’impegno. In cambio, potranno sfruttare commercialmente le risorse lunari e, in prospettiva, quelle degli altri corpi celesti (su questo, la Nasa ha elaborato gli “Artemis Accords” per far convergere partner e alleati). La “comercialization” è d’altra parte uno dei termini maggiormente ricorrenti nel documento del National Space Council, anche grazie alla spinta impressa dall’amministrazione Trump. Si vogliono coinvolgere i privati nei corposi necessari investimenti ai programmi esplorativi, concedendo loro la possibilità di beneficiarne a livello commerciale.

CINQUE LINEE-GUIDA PER IL GOVERNO

Il supporto “allo sviluppo dell’attività e dell’industria commerciale nello spazio” è il secondo dei cinque ruoli cruciali che il report attribuisce al governo nel suo complesso. Cinque linee-guida in cui si inseriscono i diversi programmi, con la specifica dei vari dipartimenti (dalla Difesa al Commercio, dall’Energia ai Trasporti) chiamati a contribuire. La prima è la “promozione di un ambiente spaziale prevedibile e sicuro per la sostenibilità delle attività di lungo termine”. Ci sono poi il supporto “a ricerca e sviluppo di nuove tecnologie”, la creazione “con partner commerciali e internazionali di infrastrutture necessarie per l’esplorazione” e il sostegno alla “ricerca spaziale avanzata da parte delle comunità di ricerca, pubblica e privata”.

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