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Come spendere i 200 miliardi del recovery fund: sviluppo, innovazione e trasformazione digitale

Come spendere i fondi del recovery fund? Il discorso non sarà solo come spenderli, ma anche come organizzare la struttura che dovrebbe decidere come allocare le risorse. Le vie in principio erano due: la creazione di una cabina di regia unica interministeriale promossa dal Ministro Gualtieri al MEF o la costituzione di una Bicamerale che avrebbe permesso di operare sulla voce di spesa direttamente con i delegati di Camera e Senato, che avrebbe un ruolo di consultazione, dove avverrà il confronto tra Parlamento e Governo.

A gestire questi fondi alla fine sarà il CIAE, una struttura di Palazzo Chigi, che sarà la cabina di regia sui fondi Europei, che sarà coordinato proprio dal Ministro Amendola, il Ministro per gli affari europei.

La scelta alla fine caduta sul Comitato istituito da Mario Monti nel 2012 con sede a Palazzo Chigi, composto da titolari, Dirigenti e capi di gabinetto dei Dicasteri, i rappresentanti degli enti locali e delle regioni e presieduto dal Premier dovrebbe portare una pluralità di visioni tale da consentire una più possibile ottimale destinazione di questi fondi.

L’obiettivo dichiarato dal governo mira al coinvolgimento al massimo livello di tutte le amministrazioni, infatti del CIAE fanno parte tutti i capi di gabinetto dei Ministeri interessati e tutti i Dirigenti di massimo livello dei Ministeri. Il comitato avrà il compito di scrivere un programma dettagliato operativo di spesa di circa 200 miliardi di euro e avrà bisogno dell’apporto di tutte le strutture possibili dello Stato a cominciare da Investitalia, la cui squadra ha già iniziato a mettere per iscritto dei progetti paralleli ed indispensabili, dalle infrastrutture materiali a quelle immateriali della scuola e della formazione, da una riforma complessiva della Pubblica Amministrazione ad un percorso che riscriva in senso innovativo e più green i processi industriali della nostra manifattura.

Centrale il ruolo del Parlamento che punta a dare la sua piena visione in merito alla destinazione di spesa di questi fondi. Fondamentale sarà il dialogo tra le Camere e il Governo come centro decisionale per redigere il recovery plan nazionale.

La Presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen si è raccomandata all’Italia affinché rispetti i patti e spenda bene questi fondi, perché l’Unione europea si è dimostrata solidale con l’Italia, ma ora serve che l’Italia dimostri responsabilità per investimenti e riforme. Risorse che andranno sicuramente spese per adeguare l’Italia al progresso nel campo digitale e del green, seguendo le linee direttive imposte dalla Commissione europea.

Per quanto riguarda gli importanti temi e progettualità presentate dall’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, da me presieduta, numerose sono state le istanze presentate sia alla Presidenza del Consiglio che ai vari dicasteri, dal ministero dell’innovazione presieduto da Paola Pisano fino ai vari interlocutori europei, dalla Commissione Ue al Parlamento Europeo. La trasformazione digitale e un’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, che metta al centro le giovani generazioni e le imprese, dovranno avere la priorità nella stesura del recovery plan nazionale del Governo.

Le proposte dei giovani innovatori dell’Angi, con un piano di provvedimenti legati all’idea di un ‘Decreto Connessioni’ e di un ‘Decreto Innovazione’, rivolto al governo e ai dicasteri presieduti dal ministro Patuanelli, dal ministro Manfredi, dal ministro Gualtieri e dalla ministra Azzolina, ribadiscono ancor di più l’importanza di investire nelle giovani generazioni come punto di riferimento per il futuro dell’Italia e su azioni mirate a supportare alfabetizzazione digitale, imprese e startup, riduzione del divario digitale, lavoro agile, cybersecurity e al sostegno di società ad alto contenuto tecnologico tramite lo strumento del Golden Power anche per le startup e le pmi innovative.


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