Che succede? Succede che il governo è pronto a prorogare lo stato di emergenza per Covid-19 fino al 31 dicembre 2020 dopo che già aveva preso un tale provvedimento, a marzo, retrodatandolo al 31 gennaio, fino al 31 luglio 2020. La notizia, o meglio lo scoop, sulla proroga dello stato di emergenza. è del Messaggero, che racconta come il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, su spinta del Cts (Comitato tecnico scientifico) – che, però, sostiene invece, l’Huffington Post, non ne sapeva nulla: “Non siamo stati consultati” ribattono secchi dal Cts, “non ne abbiamo mai parlato, comunque la scelta spetta al decisore politico” – e del ministero della Salute, Roberto Speranza, ha deciso di estendere il provvedimento che termina il 31 luglio e che era stato preso, dentro il Cdm, con un atto puramente amministrativo, lo scorso 31 gennaio, davanti ai primi casi, allora, di sviluppo dell’emergenza da coronavirus.
In questo modo, dunque, il governo potrà ancora e di nuovo emanare, qualora ce ne fosse bisogno, altri e nuovi Dpcm, i famigerati decreti del presidente del Consiglio che tutti noi abbiamo imparato a conoscere durante la fase più critica del coronavirus e grazie ai quali l’esecutivo ha potuto proclamare le più svariate forme di restrizioni e il lockdown. Dpcm che sono stati fortemente criticati, dalle opposizioni, in Parlamento come da vari costituzionalisti (Cassese, Clementi, etc.), e che sempre le Camere hanno ottenuto, almeno, che venissero costituzionalizzati: un emendamento a prima firma Ceccanti (Pd) al decreto elezioni ha, infatti, ottenuto che il governo possa emanarli, informandone, prima, il Parlamento: una gentile richiesta, che il governo si è impegnato ad accettare, non un obbligo.
IL RISCHIO DI UNA SECONDA ONDATA DELLA PANDEMIA
Succede anche che, pur in arretramento nel nostro Paese, la pandemia continua a marciare a un infernale passo veloce nel resto del mondo con l’incognita di una ‘seconda ondata’ che se nessuno può al momento dare per certa, nessuno può neanche escludere che ritorni in Italia.
Insomma, in generale, la parola d’ordine resta “cautela”. Vietato abbassare la guardia perché, qualora il virus dovesse tornare in Italia, dovremo farci trovare pronti.
Un messaggio ribadito con forza anche dal premier Conte proprio ieri in un’intervista al canale spagnolo Nius: “Alcuni esperti ragionano di una seconda ondata. Io non so se arriverà anche perché non sono uno scienziato e mi pare di capire che le previsioni siano difficili. Dico solamente che se ci dovesse essere una nuova ondata l’Italia è attrezzata per mantenerla sotto controllo”. Ecco, dato che l’Italia è pronta bisogna, però, attrezzarsi all’uopo.
Il tema della proroga dello stato di emergenza è stato sollevato durante gli ultimi vertici, a palazzo Chigi, tra il premier e i capodelegazione della maggioranza. Convinti, convintissimi, dell’idea, Pd e M5s, come pure LeU, più scettica Italia Viva, che però non si è messa di traverso.
Il provvedimento “è in corso di valutazione”, spiegano fonti del ministero della Salute, ma le riserve dovrebbero essere sciolte a breve. Ma da dove nasce la decisione, preludio di altri decreti del presidente del Consiglio dei ministri? È proprio necessario estendere lo stato di emergenza? “Se non lo prorogassimo, non avremmo più neppure i mezzi e gli strumenti per continuare a monitorare, per poter intervenire”, specifica il premier sottolineando che la decisione va comunque assunta in Consiglio dei ministri.
Decisione che dovrebbe essere comunicata, presto, anche ai leader di centrodestra, che tra pochi giorni andranno a palazzo Chigi, in formazione “classica” e tutti insieme (Lega, FdI, FI), per incontrare il premier nell’estremo – e assai difficile, allo stato – tentativo di trovare una forma di “collaborazione” tra maggioranza e opposizione sui temi all’esame delle Camere, cioè i vari decreti “in scadenza”, soprattutto quelli di natura “economica” (le varie manovre). Solo che, l’opposizione, già ruggisce, specie la parte Lega.
LA LEGA VA SULLE BARRICATE: “QUESTA È UNA VERA PORCATA”
“Allungare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre? No grazie. Gli italiani meritano fiducia e rispetto, donne e uomini eccezionali che hanno dimostrato buon senso e generosità che adesso vogliono vivere, lavorare, amare. Con tutte le attenzioni possibili, la libertà non si cancella per decreto”, è il commento immediato di Matteo Salvini.
Duro anche il commento di Roberto Calderoli, vice presidente del Senato: “La ventilata previsione di una proroga da parte del governo dello stato di emergenza in assenza, per ora, di dati epidemiologici che la giustifichino è una vera porcata. Si tratterebbe solo di una misura preventiva, non per la salute, ma solo sulla durata del governo e delle poltrone di questa traballante e inverosimile maggioranza”. “L’impressione – continua – è che si utilizzi una calamità come il virus per mettere il bavaglio all’opposizione. Siamo di fronte ad una modalità di uno squallore assoluto. Cosa non si fa per salvare la poltrona… Ma dopo le elezioni regionali e amministrative si dovrà prendere atto che il governo occupa abusivamente i palazzi e i ministeri e verrà disdettato dagli italiani. E finalmente ci sarà il voto, questa volta politico”. Si schiera contro una tale ipotesi anche Forza Italia.
Dice infatti la capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini: “Conte ritiene ragionevole prorogare lo stato d’emergenza per tutto il 2020, in vista di una seconda ondata di Covid, ma sarebbe irragionevole pensare di replicare il modello di governo del Paese a colpi di Dpcm, con la totale esclusione del Parlamento da scelte che attengono alle libertà costituzionali. Invece di pianificare nuovi pieni poteri per sé, il premier si preoccupi di controllare i confini per scongiurare l’arrivo di focolai dall’estero, e di approntare misure in grado di far ripartire l’economia”.
IL PD, COME SEMPRE, PROVA A METTERCI UNA PEZZA…
Ma contro la decisione di Conte ci sono anche, soprattutto, le critiche del Pd davanti alla possibilità che si proroghi per tutto il 2020 lo stato d’emergenza. Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali, invita il premier a “venire in Parlamento per spiegarne le ragioni”. E aggiunge: “Non si può dubitare che l’esecutivo se ha questo orientamento abbia solide motivazioni. Per questo motivo ci attendiamo che venga ad esporre preventivamente le sue ragioni per raccogliere indirizzi delle Camere, in particolare rispetto alla durata della proroga e alle sue concrete modalità, dando seguito all’ordine del giorno bipartisan dei membri del Comitato per la Legislazione”.
L’ALTOLÀ AL GOVERNO DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE
E qui, però, va spiegato di cosa stiamo parlando. Il “Comitato per la Legislazione”, di cui Ceccanti è, oggi, vicepresidente mentre il presidente è Maura Tomasi (Lega), è una commissione parlamentare ‘atipica’ composta da otto membri (quattro per la maggioranza e quattro per l’opposizione): voluta dall’allora presidente della Camera, Luciano Violante, è un comitato tecnico, in teoria, ma che sforna decisioni cruciali, e spesso vincolanti, che decide sempre e sostanzialmente all’unanimità e che, cosa curiosa, non ha un corrispettivo omologo dentro il Senato. Bene, non appena il Comitato ha fiutato che il governo stava per prorogarsi lo stato di emergenza, gli ha intimato – e il governo ha subito accettato – di venire in Parlamento a spiegarne ragioni e motivi, ma soprattutto gli ha chiesto, cortesemente, di prendere una tale, importante, decisione attraverso un decreto legge – atto che va convertito in legge da parte delle Camere entro 60 giorni sennò decade – e non con un atto amministrativo, un Dpcm, come il governo ha fatto varando il primo stato di emergenza.
Insomma, il Comitato per la Legislazione e il prode Ceccanti – che ne diventerà presidente a gennaio, dopo che scadrà il mandato della Tomasi, a sua volta successore della prima presidente, Fabiana Dadone (M5s) – ha messo i paletti a far sì che, almeno, il nuovo stato di emergenza passi al vaglio del Parlamento e che segue l’iter normale, quello della conversione in legge del decreto nelle Camere.
L’OPINIONE (CRITICA) DEL COSTITUZIONALISTA CLEMENTI
Va qui, però, chiusa la questione con il parere di un noto costituzionalista, tra i più esperti e attenti, nel momento presente, Francesco Clementi, che già ha lanciato i suoi warning, al governo, sia sull’uso e abuso dei Dpcm che sulla fin troppo abusata formula del salvo intese. “Per giustificare un nuovo stato di emergenza di sei mesi, un provvedimento che, faccio notare, nessuna delle grandi democrazie occidentali ha mai preso per così lungo tempo (la Francia e la Spagna li hanno usati, i pieni poteri, per un periodo di due/tre mesi, ndr), occorrono tre cose. La prima è che vi sia un grande, significativo, coinvolgimento del Parlamento, nella decisione, nel senso auspicato da Ceccanti. La seconda sono gli argomenti, le prove, che giustificano un provvedimento così importante e urgente. La terza è che, adottando un nuovo stato di emergenza, vengano evitate le scelte garibaldine della prima fase, quella tra gennaio e luglio, costituzionalizzandolo bene. Provvedimenti come il lockdown, la chiusura delle scuole, il rinvio delle elezioni, devono essere fatte e prese per legge e cioè con un decreto che le Camere possano convertire”.
Ecco, appunto, le elezioni. Un nuovo stato di emergenza potrebbe rinviarle, se non certo sine die, per tutto il 2020: amministrative, regionali, persino politiche anticipate diventano, così, rinviabili, ove se ne riscontri la necessità, per decreto, anche se tale decreto va convertito dalle Camere. Il che, dal punto di vista politico, è una bella assicurazione sulla vita, per un governo che balla e traballa ogni giorno, ma a cui la pandemia porta buono.