Alzare gli standard di sicurezza informatica per le infrastrutture critiche; rafforzare la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; preparare i 27 alle minacce emergenti in ambienti “reali e digitali”. Sono le linee guida della nuova strategia dell’Unione europea per la sicurezza per i prossimi cinque anni (2020-2025). “Stiamo collegando tutti i punti per costruire un vero ecosistema di sicurezza”, ha dichiarato Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione con delega alla Promozione dello stile di vita europeo. “Il piano si concentra su tutte le aree dove l’Unione può fare la differenza, dalla protezione delle infrastrutture critiche al cybercrime, al contrasto delle minacce ibride (come la disinformazione)”, ha aggiunto il vicepresidente.
“La sicurezza è una questione trasversale che si estende in quasi tutte le sfere della vita e colpisce una moltitudine di settori”, ha spiegato Schinas.
UN NUOVO APPROCCIO
“È giunto il momento di superare la falsa dicotomia tra il mondo online e quello offline, tra il mondo digitale e quello fisico e tra le preoccupazioni e minacce interne ed esterne in materia di sicurezza”, ha aggiunto il commissario europeo. “Dalla protezione delle nostre infrastrutture critiche alla lotta contro la criminalità informatica, passando per la lotta contro le minacce ibride, non possiamo tralasciare nessun aspetto per preservare la nostra sicurezza. Questa strategia fornirà un quadro di riferimento per le nostre politiche sulla sicurezza che dovranno essere sempre pienamente fondate sui nostri valori comuni”.
“L’Unione europea finalmente salta l’ostacolo che purtroppo caratterizza ancora oggi la politica di molti Stati membri: cioè distinguere tra ciò che è online e ciò che è offline”, spiega Stefano Mele, avvocato esperto di cybersicurezza, partner dello Studio Carnelutti e presidente della Commissione cibernetica del Comitato atlantico italiano, a Formiche.net. “È una visione oserei dire degli anni Novanta, quando ci si connetteva a Internet: oggi viviamo costantemente connessi ad Internet e la quasi totalità dei nostri comportamenti è attuata, agevolata o quantomeno mediata dalla tecnologia. Infatti, le tecnologie e Internet hanno raggiunto, ormai da anni, una profondissima capillarità tale per cui questa distinzione non ha più ragion d’essere. Di conseguenza, questo risultato non potrà che beneficiare la visione complessiva delle politiche nazionali ed europee legate alla sicurezza, che sta inesorabilmente completando ormai il processo di incorporazione della sfera informatica: presto parleremo di sicurezza in maniera complessiva, senza più distinguerla da quella cibernetica”.
La Commissione europea spinge in questa direzione ma i 27 sono ancora indietro. Infatti, “è evidente come, invece, il legislatore nazionale della maggior parte dei Paesi europei — compreso quello italiano — sia ancora incredibilmente lontano da questo approccio”, continua Mele. “Tant’è vero che, da un lato, siamo lontani dal capire il valore strategico della funzione security, così come, dall’altro, siamo ancora impegnati con dibattiti che cercano di trovare una sintesi tra esigenze di sicurezza e diritti fondamentali, come quello, ad esempio, tra sicurezza e privacy. Ciò, senza comprendere, invece, che gli uni non posso esistere senza gli altri. Ovvero, per continuare con l’esempio, senza cogliere il senso profondo di come la sicurezza — per poco ancora separata tra safety e cyber — non possa prescindere dalla protezione dei dati personali, così come di tutti gli altri diritti posti a fondamento dell’Unione europea”.
LE MINACCE OFFLINE
Il traffico di droga continua a rappresentare la principale fonte di approvvigionamento per i circa 5.000 gruppi criminali organizzati stimati in Europa, per un giro di affari da una trentina di miliardi di euro l’anno. Per questo motivo uno dei primi passi della Strategia Ue 2020-2025 sulla sicurezza prevede misure potenziate per tutti gli aspetti del traffico illecito di stupefacenti, compresa la prevenzione. Tra le prime azioni, anche la lotta al traffico d’armi, con una revisione dell’attuale cornice legale sul sequestro dei beni di proprietà dei criminali, ed il contrasto alla violenza sessuale sui minori.
Centrale nella strategia anche la lotta agli abusi sui minori. Si stima che un bambino su cinque, in Europa, sia vittima di una qualche forma di violenza sessuale, e che la crisi del coronavirus abbia contribuito ad aggravare la situazione per molti minori, che convivono con i propri aguzzini. Inoltre, le segnalazioni di abusi sessuali sui minori online sono salite in modo esponenziale, da 23.000 nel 2010 a oltre 725.000 nel 2019, e secondo Europol, durante la pandemia c’è stato un aumento nella condivisione di immagini online. A fronte di questi dati, il vicepresidente Schinas e la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson hanno annunciato anche la possibile creazione di un nuovo Centro europeo di lotta all’abuso sessuale di minori. Il centro dovrebbe basarsi sulle migliori pratiche già esistenti nel mondo, come quella del National Center for Missing and Exploited Children negli Stati Uniti, per ricevere segnalazioni, sostenere la prevenzione e aiutare le vittime.