Skip to main content

Cosa ha rovinato il 4 Luglio di Trump. Il racconto di Gramaglia

La sera del 4 Luglio, prima che i fuochi d’artificio squarcino la notte sul mall di Washington, Donald Trump, in un South Lawn della Casa Bianca gremito da centinaia di persone — poche portano la mascherina e nessuna mantiene le distanze —, ripropone la sua battaglia elettorale contro la sinistra radicale, che paragona ai nazisti.

“Gli eroi americani hanno sconfitto nazisti e fascisti”, dice. “Ora siamo sulla strada per sconfiggere la sinistra radicale, i marxisti, gli anarchici, gli agitatori e coloro che in molti casi non hanno neppure idea di che cosa stanno facendo”, dice Trump, partendo da un’ovvietà: “Il nostro passato non è da buttare”. Poi attacca i media, cui chiede di dire la verità.

Il presidente fa, dunque, un’altra prova muscolare dopo quella della sera prima al Monte Rushmore, in un 4 Luglio ad alta tensione per le proteste che traversano l’Unione e ad alto rischio di contagio, soprattutto per lui: il coronavirus in piena recrudescenza, dopo una riapertura affrettata, aggredisce pure la sua famiglia.

La fidanzata del figlio maggiore del magnate, Donald Jr Trump, è positiva: Kimberly Guilfoyle, venerdì, era al Monte Rushmore, con Trump e 7.500 sostenitori accalcati senza distanza e senza mascherina; ora, se ne sta tornando a casa in auto con il marito, un viaggio di 2.624 km. È almeno la terza volta in due settimane che il virus sfiora il presidente.

Ieri sera, sul mall di Washington sono stati allestiti i tradizionali fuochi pirotecnici, voluti da Trump particolarmente grandiosi, mentre grandi città e piccoli centri hanno cancellato i consueti spettacoli, nel timore di assembramenti che aggravino la pandemia. Anche numerosi politici, fra cui Joe Biden, il candidato democratico alla Casa Bianca, hanno rinunciato a parate e altri eventi patriottici. E molti barbecue hanno avuto una dimensione familiare.

In un contesto in cui il presidente organizza eventi con migliaia di persone, incurante del rischio, stride il tweet con cui la “prima figlia” Ivanka invita gli americani alla cautela per il 4 Luglio: “Per favore, restate al sicuro e siate responsabili, osservate le indicazioni delle autorità locali, mantenete le distanze e indossate la mascherina quando siete vicino ad altri”. “Dillo a tuo padre”, è la replica che le arriva dal web, mentre Biden sostiene che “indossare la mascherina è un gesto patriottico”.

Il virus per Kimberly, l’ironia per Ivanka, gli sfottò per Melania, di cui non piace l’abito da 2.485 dollari di Alexander McQueen che sfoggia al Monte Rushmore: un vestito bianco con dei disegni, quasi degli schizzi – la rete li interpreta come scarabocchi del magnate sull’abito della moglie modella —. Sono tutti segnali che incrinano la credibilità dei messaggi di Trump nel 4 Luglio.

I casi di coronavirus negli Stati Uniti nelle ultime 24 ore sono stati “appena” 43.000, dopo tre giorni consecutivi sopra i 50.000 (ma nei giorni festivi i dati tendono sempre a essere inferiori), portando il totale, secondo la John Hopkins University, vicino a 2.840.000 contagi e a 129.676 decessi – cifre alla mezzanotte sulla East Coast.

Ma Trump sbandiera dei successi contro l’epidemia “venuta dalla Cina”: “Abbiamo fatto 40 milioni di test e per questo abbiamo molti casi, il 99% dei quali innocui”. E assicura: “Avremo una cura o un vaccino” prima della fine dell’anno. La colpa? È della Cina: “La sua segretezza, i suoi inganni e il suo insabbiamento hanno consentito al virus di diffondersi in tutto il mondo”.

Poi il presidente se la prende con i suoi nemici interni, la sinistra radicale che paragona ai nazisti e tutti coloro che voglio “buttare giù le statue, cancellare la nostra storia, indottrinare i nostri figli”: “Insieme combatteremo per il sogno americano e difenderemo e proteggeremo lo stile di vita americano, iniziato nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo”. 

Trump torna dunque a cavalcare lo scontro culturale e le divisioni così come il razzismo, iniziando a creare preoccupazioni anche fra i repubblicani, sempre più nervosi perché temono che l’ossessione di Trump per lo scontro culturale e razziale e la gestione della pandemia possano mettere a rischio non solo le sue chance di rielezione ma anche la loro maggioranza in Senato. 

Neil Young è l’ennesimo artista a dirsi contrario all’uso delle sue canzoni negli eventi di Trump, che al Monte Rushmore ha utilizzato Rockin’ in the free world. “Non mi sta bene”, twitta Young, che va ad aggiungersi a una lista già molto folta.

www.giampierogramaglia.eu

(Foto: Twitter, @realDonaldTrump)



×

Iscriviti alla newsletter