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Gli Usa accusano i servizi russi: disinformazione sul coronavirus

Il servizio d’intelligence russo Gru, utilizzando i suoi legami con InfoRos (agenzia d’informazione del governo russo) e altri siti in lingua inglese, ha diffuso disinformazione sulla pandemia di coronavirus. A rivelarlo è il New York Times, che cita documenti dell’intelligence recentemente declassificati. Materiale, spiega il quotidiano della Grande mela, “che dimostra come Mosca continui a cercare di influenzare gli americani mentre le elezioni si avvicinano”. Tra i temi al centro della propaganda e della disinformazione russa anche le false teorie cinesi secondo cui il virus sarebbe stato creato dall’esercito statunitense.

“Le agenzie di intelligence russe stanno assumendo un ruolo più centrale negli sforzi di disinformazione che la Russia sta mettendo ora in campo”, ha dichiarato al New York Times Laura Rosenberger, direttore dell’Alliance for Securing Democracy.

UN TRIO DI SITI WEB

L’Associated Press spiega: agenti dell’intelligence russa stanno usando un trio di siti web in lingua inglese (InfoRos.ru, Infobrics.org e OneWorld.press, definito anche dalla task force dell’Unione europea un organo della propaganda russa e dei servizi di Mosca) per diffondere disinformazione sulla pandemia di coronavirus.

E ancora: due russi che hanno ricoperto ruoli di rilievo nel servizio di intelligence militare di Mosca sono stati identificati come responsabili di una campagna di disinformazione diretta al pubblico americano e occidentale, hanno spiegato funzionari del governo degli Stati Uniti. Le informazioni erano state precedentemente secretate, ma i funzionari hanno affermato che erano state declassate in modo da poterne discutere più liberamente. Tra la fine di maggio e l’inizio di luglio, tre siti web hanno pubblicato circa 150 articoli sulla risposta alla pandemia, inclusa una campagna volta a sostenere la Russia e denigrare gli Stati Uniti.

OBIETTIVO USA2020

I funzionari, scrive l’Associated Press, “hanno descritto la disinformazione russa come parte di uno sforzo continuo e persistente per far sostenere false narrazioni e causare confusione”. Uno sforzo che coinvolge anche il voto di novembre.

La scorsa settimana è intervenuto in audizione alla commissione Esteri della Camera Stefano Mele, avvocato esperto di cybersicurezza, partner dello Studio Carnelutti e presidente della Commissione cibernetica del Comitato atlantico italiano. All’interno dell’indagine conoscitiva sulle eventuali interferenze straniere sul sistema delle relazioni internazionali dell’Italia coordinata dal deputato Andrea Romano del Partito democratico, Mele ha spiegato come “la strategia russa” — sotto gli occhi di tutti dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 ma già in atto da almeno due anni prima nel caso del voto ucraino — è principalmente una strategia di influenza e non di forza, che mira quindi a minare la coerenza interna dei governi e non a distruggerli completamente”. Ripristinare lo stato di grande potenza della Russia; preservare la sfera di influenza della Russia; proteggere il regime di Vladimir Putin; migliorare l’efficacia militare della Russia: sono i quattro obiettivi delle attività russe.

L’INDAGINE DELLA CAMERA

La vecchia arte della political warfare, “ovvero quella caratterizzata da un’influenza psicologica lenta, altamente qualificata, fatta a distanza ravvicinata e costruita con grande sforzo e meticolosità” si è trasformata “grazie alla capillarità di Internet e delle tecnologie in un’arte ad alta velocità, economica, spesso anche poco qualificata e compiuta da remoto”, ha dichiarato in commissione Esteri l’esperto.

Da una strategia lenta e organizzata si è dunque passati a misure istantanee compiute da remote, ha aggiunto Mele: “Queste attività — chiamate in gergo misure attive — sono diventate non solo più attive che mai, ma anche meno controllabili e più difficili da valutare una volta lanciate. La disinformazione, di conseguenza, è diventata ancora più pericolosa”, ha illustrato l’avvocato come riportato da Formiche.net.

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