Skip to main content

L’Anac, la burocrazia e i furbetti dell’Inps. L’analisi del prof. Caravita

Di Beniamino Caravita

Dopo mesi di inerzia il governo ha avviato le procedure per la nomina dei nuovi componenti dell’Anac. Ed è subito partita la polemica sui nomi, avvitandosi così nel vizio frequente di discutere di nomi, senza ragionare sulla missione dell’organo.

Proviamo a tornare su questo terreno. Come dice Raffaele Cantone nell’intervista a Silvia Grassi, pubblicata ieri su Formiche.net, la normativa Anac, come elaborata dalla Commissione istituita dall’allora Ministro Patroni Griffi, ha avuto “il merito indiscusso di aver introdotto un’intuizione importante per il Paese, cioè che la corruzione non si può affrontare solo con le manette. Serve mettere in campo anche rimedi amministrativi”.

È questo un passaggio cruciale, e l’Anac ha lavorato sodo in questa direzione, ma da solo non è sufficiente. Occorre lavorare anche in altre direzioni, in realtà non tutte nella disponibilità di Anac,  ed è su questo terreno che si misurerà la capacità complessiva di funzionamento del nostro sistema istituzionale, anche di fronte ai nostri partner europei.

Il primo punto è quello di una drastica semplificazione della normativa di rango primario: non si tratta di abolire il codice degli appalti, che serve a dare certezze a imprese e stazioni appaltanti, quanto di evitare duplicazioni e superfetazioni tra normativa europea, nazionale e regionale: come proposto di recente da Patroni Griffi, una commissione ad hoc (o lo stesso Consiglio di Stato) potrebbe eliminare il cd. gold plating e indicare quali aree possono essere derogabili a livello locale. E qui opera la volontà politica.

Un secondo punto è la semplificazione della normativa secondaria e, soprattutto, della soft law, di tutti quegli atti che, pur formalmente non vincolanti, indirizzano i comportamenti di amministrazioni, imprese, privati. Qui invece è cruciale il comportamento di Anac, che non raramente ha ecceduto nella emanazione di circolari e altri atti che si sono rivelati poi contraddittori con gli orientamenti – essi sì vincolanti – delle autorità giudiziarie coinvolte o comunque sono stati “degradati” da esse.

Occorre maggior coordinamento e l’Anac non può pensare di sovrapporsi all’attività giudiziaria o di vincolare, limitando la discrezionalità, i comportamenti della p.a. La lunga esperienza amministrativa del candidato presidente potrà qui rivelarsi significativa. A questi primi punti si collega quello della semplificazione delle procedure: non è necessario generalizzare il “modello Genova” del commissariamento delle opere pubbliche, ma nemmeno è opportuno demonizzare procedure come quella negoziata con l’invito di più imprese, pur mantenendo la gara pubblica come principio per tutti gli appalti.

Un terzo punto è stato toccato recentemente dal decreto legge “semplificazioni”: intervenire sull’abuso d’ufficio, fattispecie di reato che lascia troppo spazio agli interventi discrezionali delle autorità inquirenti e giudicanti, gettando nell’incertezza le pubbliche amministrazioni.

Lo strumento – il decreto legge – è stato sbagliato, in ragione della sue precarietà e della impossibilità di una previa, soddisfacente, discussione pubblica; la direzione è giusta. Strumento e direzione sbagliati negli altri due interventi nell’area giurisdizionale dello stesso decreto: la sostanziale trasformazione del giudizio cautelare nel giudizio di merito, per quanto riguarda il giudizio amministrativo in materia di appalti; e la decapitazione del giudizio per danno erariale, eliminando – incongruamente e incostituzionalmente – fino al 31 luglio 2021 la colpa grave, ma solo nel caso di azione e non per inerzia e omissione.

Un quarto punto, che dipende da tutti noi cittadini e non solo dalle istituzioni, è quello della tenuta etica del Paese: purtroppo, non è solo l’episodio del bonus Covid chiesto da cinque parlamentari, ma sono tanti – anche piccoli – episodi, che depongono nel senso di un allentamento del livello di tensione morale.

E, allora, non si tratta di sfuggire ad un giudizio sulla nuova autorità o a un paragone con la vecchia, bensì di inserire ogni valutazione all’interno di un quadro più ampio, in cui gli obiettivi della lotta alla corruzione e della trasparenza si coniughino con quelli della ripresa di efficienza del sistema Italia. Qui si varrà la nuova autorità, qui si varrà il governo giallo-rosso.


×

Iscriviti alla newsletter