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A che punto è l’estradizione di Saab, presunto prestanome di Maduro

C’è un nuovo capitolo nella vicenda di Alex Saab, l’imprenditore colombiano arrestato a Capo Verde e presunto prestanome di Nicolás Maduro. La Corte Costituzionale di Capo Verde ha negato il ricorso presentato dalla difesa, dopo avere respinto anche la richiesta di arresti domiciliari per motivi di salute. Saab aveva detto di avere i sintomi del Covid-19, ed è stato trasportato in una struttura sanitaria, ma il test del virus è risultato negativo, per cui le autorità capoverdiane l’hanno riportato in carcere.

Per gli avvocati di Saab si tratta di un malinteso e hanno strutturato un’altra strategia, che mira alla conclusione della missione umanitaria dell’imprenditore come inviato speciale del Venezuela. Ma la giustizia di Capo Verde non ci crede a questa versione. “Essenzialmente, la Corte Costituzionale di Capo Verde ha detto che il ricorso è l’ultimo strumento di questo procedimento – ha spiegato il gruppo di avvocati difensori in un comunicato -. Ancora le autorità non devono decidere sulla vicenda di Saab come inviato speciale del Venezuela, mentre la corte che esamina la richiesta di estradizione non si pronuncia sul caso […] ci hanno consigliato di andare prima alla corte di estradizione e, solo se non abbiamo un esito positivo, possiamo presentare questo ricorso”.

Gli avvocati difensori sostengono che, “all’arrestare l’inviato speciale Saab, le autorità di Capo Verde interferiscono negli affari interni del Venezuela. Questo è illegale dal punto di vista del diritto internazionale, e anche per la Costituzione”. La vicenda si complica. Per alcuni esperti, Nicolás Maduro vuole evitare a tutti i costi informazioni sensibili sui vertici del chavismo, e cerca di evitare una nuova sconfitta di fronte agli Stati Uniti.

La scorsa settimana c’è stato un primo incontro tra l’imprenditore e i suoi avvocati difensori all’isola di Sal. Si spera che in qualsiasi momento Saab sia portato all’isola di São Vicente per essere ascoltato dalla Corte di Appello di Barlovento, che deciderà se estradarlo negli Stati Uniti o liberarlo come chiede il Venezuela.

Non esiste un trattato di estradizione tra Capo Verde e gli Stati Uniti ma, per alcuni esperti di diritto, questo non impedisce che l’imprenditore sia portato davanti alla giustizia americana.

Gli Usa vogliono estradare Saab perché sostengono che lui, insieme al suo socio Enrique Pulido, abbiano usato banche americane per versare 350 milioni di dollari provenienti da atti di corruzione in Venezuela.

E non solo. Sono in corso alcune ricerche sul come sono pagati gli avvocati di Saab. L’Unità di giornalismo di inchiesta del quotidiano colombiano El Tiempo ha pubblicato un reportage in cui scrivono che la difesa dell’imprenditore costa 65 milioni di dollari, una cifra con cui si potrebbero pagare “2950 ventilatori per le terapie intensive, più di un milione di prove PCR per il Covid-19 o 3,2 milioni di scatole con alimenti di sussidio per la popolazione venezuelana. […]  Infatti, l’opposizione parla di una chiara appropriazione indebita dei fondi da parte del regime venezuelano, che sta muovendo tutte le risorse per liberare l”agente speciale’, accusato di essere prestanome di Maduro”.

Membri dell’opposizione venezuelana dicono di avere visionato il tariffario degli avvocati di Saab, tra cui l’ex giudice spagnolo Baltasar Garzón, famoso per avere emesso il mandato di arresto contro il dittatore cileno Augusto Pinochet. Garzón avrebbe chiesto 65.000 dollari soltanto per studiare il caso, prima di capire se accettarlo.

Secondo El Tiempo, ha anche emesso una fattura per 1,8 milioni di dollari come compenso per avere disegnato la difesa dell’ex generale venezuelano Hugo “Pollo” Carvajal, richiesto per il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti: “Alcune versioni indicano che, per il caso Saab, Garzón e lo studio Ilocad hanno ricevuto un anticipo di 4 milioni di dollari. Tuttavia, lo spagnolo non ha voluto parlare del tema né della strategia di difesa”.

I primi compensi per la difesa di Saab sarebbero arrivati da un conto in Svizzera tracciata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, secondo il sito Primer Informe: “Certo è che a Capo Verde continuano ad arrivare emissari del regime di Maduro in voli privati dal Venezuela; ogni volo del valore di 21.850 dollari”.

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