Continua la saga sul caso di Alex Saab, presunto prestanome di Nicolás Maduro. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, attraverso l’ambasciata a Capo Verde, ha svelato nuovi dettagli dell’accusa contro l’imprenditore colombiano, in attesa dell’estradizione in territorio americano.
Saab è stato accusato il 25 luglio del 2019 di riciclaggio di denaro e di guidare un sistema di ricatti e corruzione all’interno del governo del Venezuela. Secondo il quotidiano capoverdiano Expresso das Islhas, su Saab ci sono otto capi di accusa. La denuncia sostiene anche che sono stati malversati circa 350 milioni di dollari che appartengono allo Stato venezuelano.
Le autorità americane indagano su dove sono finiti e con la complicità di chi. Nel report, si legge che da novembre del 2011 a settembre del 2015, Saab e il suo socio, Álvaro Pulido Vargas, hanno “cospirato insieme a terzi” per riciclare il denaro da conti bancari venezuelani e statunitensi.
Gli incontri per il trasferimento del denaro sarebbero avvenuti a Miami, da conti bancari in Florida. Per il quotidiano El Nacional, la denuncia della giustizia americana “segue la traccia di questi 350 milioni di dollari dal Venezuela, attraverso gli Stati Uniti, a conti che Saab aveva o controllava all’estero”.
E molti degli indizi porterebbero in Europa. Un reportage del sito di giornalismo di inchiesta Armando Info (che più volte ha collaborato con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, Icij) sostiene che sono quattro i Paesi europei coinvolti nella trama di corruzione di Saab: Regno Uniti, Bulgaria, Svizzera e Italia.
Recentemente, infatti, un tribunale bulgaro ha bloccato un conto con 158 milioni di dollari di Saab. Il denaro sarebbe arrivato dalla statale petrolifera venezuelana Petróleo de Venezuela (Pdvsa) e da altre compagnie legate all’imprenditore colombiano.
In Italia e Regno Unito si indaga su Saab attraverso la moglie, la modella italiana Camilla Fabri. La donna è indagata dalla giustizia italiana per frode fiscale. Il denaro arrivava dal Regno Unito con versamenti dalla Kinlock Investment, una compagnia controllata dal fidanzato della sorella, l’italiano Lorenzo Antonelli, con azioni di un trust britannico e una compagnia di Dubai.
“Secondo le indagini – si legge su PanAm Post -, Antonelli è uno degli altri prestanome di Alex Saab e fa parte della direzione di Adon Trading FZE e altre compagnie controllate da lui. Camilla Fabri e Lorenzo Antonelli hanno casi aperti in Italia per riciclaggio, e le indagini seguendo la pista di soldi arrivati da una rete di almeno 10 imprese”.
In Svizzera, invece, l’Fbi segue alcune irregolarità registrate sui conti da dove partono i pagamenti della difesa di Saab.
Pagamenti indirizzati allo studio dell’avvocato star Baltasar Garzón, Ilocad. L’ex giudice spagnolo, ha denunciato una “grande strategia” per giudicare l’imprenditore colombiano e così arrivare a Nicolás Maduro e al regime venezuelano. “Baltasar Garzón punta contro la Casa Blanca nel caso di Alex Saab”, titola il quotidiano spagnolo Abc, sostenendo che l’avvocato – che difende anche il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange – cerca di dare una connotazione politica alla vicenda.
Ilocad avrebbe dichiarato: “Consideriamo che esistono chiari indizi che stanno minacciando i diritti fondamentali da parte del governo americano […] è importante sottolineare come molte azioni della giustizia degli Stati Uniti sono condizionate da interessi politici e diplomatici dell’esecutivo, motivo per cui si sta strumentalizzando per pressare il Venezuela nell’ambito politico internazionale”. Difesa a cappa e spada? Per alcuni media colombiani come Semana e El Tiempo, Garzón sarà pagato circa 4 milioni di dollari per la difesa di Saab.