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C’erano una volta i quattro gatti di Cossiga. Ed anche i gattini

Oggi, quarantenni, sono manager, professionisti, accademici, molti non più impegnati in politica, ma accomunati dall’essere stati “allievi”, circa venti anni or sono, di Francesco Cossiga, del quale in questi giorni si commemora il decimo anniversario dalla scomparsa. Eravamo tra la fine degli anni novanta e l’alba dei duemila, e quei giovani rappresentavano il movimento giovanile, e universitario, dell’Unione per la Repubblica (Upr), il movimento dei cosiddetti “Quattro Gatti” amici dell’ex Picconatore.

In una stagione di transizione per il nostro Paese, il Presidente Cossiga offriva, nuovamente, il proprio contributo alle istituzioni ed alla politica italiana con una proposta che si fondava principalmente su alcuni capisaldi tra i quali: il rinnovamento delle istituzioni nazionali, ancora alla ricerca di un equilibrio definitivo nel passaggio tra la prima e la seconda repubblica, il completamento del percorso di unificazione Europea con il passaggio dall’Unione Monetaria ad una fattiva Unione Politica, e la necessità di ribadire e rilanciare la collocazione nell’Alleanza Atlantica, in un mondo alla ricerca di un nuovo equilibrio e nell’immediata vigilia dell’11 settembre 2001 che ne cambierà la storia. Tre tematiche che ancora oggi, ad oltre vent’anni di distanza mantengono inalterata la loro attualità, a dimostrazione della lungimiranza che ha sempre contraddistinto l’analisi di Cossiga.

L’iniziativa di quei giovani prese le mosse dalle aule delle università milanesi, Bocconi, Cattolica, Statale, per svilupparsi lungo tutto il territorio nazionale, a stretto contatto con il Presidente Cossiga e con i principali interpreti di quella stagione: Angelo Sanza, Pellegrino Capaldo, Sveva Dalmasso, Stefania Fuscagni, Peppino Gargani, Paolo Naccarato, Giuseppe Zamberletti, per citarne alcuni tra i più autorevoli.

Il referendum sulla riduzione dei parlamentari e la riforma costituzionale a giorni alterni auspicata, la necessità, più volte emersa in questi mesi di emergenza Coronavirus, di armonizzare il ruolo di Parlamento e Commissione con quello del Consiglio Europeo, la ricerca di nuovo equilibrio globale, e del ruolo dell’Unione Europea nel post Brexit, in uno scacchiere Geopolitico e Geoeconomico sempre più caratterizzato da un G2 che si traduce nel confronto/scontro tra Usa e Cina, sono temi di grande attualità, relativamente ai quali le analisi effettuate in quegli anni dal Presidente Cossiga potrebbero ancora oggi fornire un contributo per la definizione di adeguate risposte.

“Si è trattato di un’esperienza davvero formativa – dice Mario Angiolillo, allora impegnato come Coordinatore Nazionale dei giovani Cossighiani – sia per la qualità dei rapporti umani che si sono instaurati in quegli anni che per la forte carica ideale che si respirava, ma anche per le tante esperienze maturate. Spesso partecipavamo a riunioni politiche e tecniche, anche molto ristrette, in cui c’era sempre da prendere appunti per la qualità degli insegnamenti che se ne potevano trarre. Ma il nostro parere di giovani era sempre richiesto, ascoltato, e otteneva sempre una risposta, a dimostrazione della grande attenzione che veniva posta nella formazione della classe dirigente”.

“Il carisma cossighiano ci ispirava valori liberaldemocratici e cristiano democratici – dichiara Matteo Prandi, anch’egli allora socio fondatore e Coordinatore Regionale in Lombardia dei giovani Cossighiani – ci permetteva di accostarci ai temi della grande politica interna e internazionale, ci spingeva ad un serio impegno culturale e politico per il nostro Paese e per l’Europa”.

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