Oltre 70 rappresentanti religiosi di tutto il mondo hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta condannando la brutale persecuzione della Cina nei confronti della minoranza musulmana cinese uigura, che ha visto l’incarcerazione di almeno un milione di uiguri e altri musulmani in campi di prigionia, vittime di fame, tortura, omicidio, sterilizzazione forzata ed espianto di organi.
Come affermato dai religiosi, il genocidio degli uiguri “mette in discussione molto seriamente la volontà della comunità internazionale di difendere i diritti umani universali per tutti”. “I parlamentari, i governi e i giuristi hanno la responsabilità di indagare su quanto sta accadendo”, spiegano.
Tra i firmatari della dichiarazione, l’arcivescovo emerito di Canterbury Rowan Williams, il rabbino Julia Neuberger, l’arcivescovo copto di Londra e il rappresentante del Dalai Lama in Europa, oltre a cardinali, imam e rabbini. Tra i firmatari per l’Italia Yahya Pallavicini, presidente della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis).
“In qualità di leader religiosi e leader di comunità basate sulla fede, ci uniamo per affermare la dignità umana di tutti evidenziando una delle tragedie umane più eclatanti dopo l’Olocausto: il potenziale genocidio degli uiguri e di altri musulmani in Cina”, si legge nella dichiarazione.
“Durante l’Olocausto alcuni cristiani hanno salvato le vite di ebrei. Alcuni hanno denunciato la barbarie”, continuano. E ancora: “Dopo l’Olocausto, il mondo ha detto ‘Mai più’. Oggi ripetiamo quelle parole “Mai più”, ancora una volta. Siamo con gli uiguri. Siamo anche al fianco dei buddisti tibetani, dei praticanti del Falun Gong e dei cristiani di tutta la Cina che affrontano la peggiore repressione della libertà religiosa o di credo dai tempi della Rivoluzione Culturale”.
“Esortiamo ovunque le persone di fede e di coscienza a unirsi a noi: nella preghiera, nella solidarietà e nell’azione per porre fine a queste atrocità di massa. Ci appelliamo alla giustizia per indagare su questi crimini, chiedere conto ai responsabili e stabilire un percorso verso il ripristino della dignità umana”, concludono.