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Iran, scoop della Bbc. Così il regime di Rouhani ha mentito sul Coronavirus

Il numero reale dei morti da coronavirus in Iran è quasi il triplo rispetto ai dati ufficiali forniti dal ministero della Sanità: è quanto emerge da un’inchiesta del servizio BBC Persian pubblicata oggi sul sito dell’emittente. Secondo le statistiche fornite dal ministero della Sanità iraniano i morti sarebbero 14.405, mentre alla Bbc Persian ne risultano quasi 42.000 al 20 luglio scorso, stando ai dati non pubblicati del governo. Da parte sua, la Johns Hopkins University conta a oggi 17.190 vittime nel Paese dall’inizio della pandemia. Stesso discorso per il numero di contagi: secondo la Bbc il bilancio reale sarebbe a quota 451.024, quasi il doppio rispetto al dato ufficiale di 278.827. Secondo l’università americana a oggi i contagi in Iran sono invece 309.437.

Come ricorda Il Post, all’inizio della pandemia in Iran, molti osservatori avevano comunque dubitato dei numeri ufficiali. In un lungo reportage sulla situazione del regime iraniano, Dexter Filkins, giornalista del New Yorker, aveva raccontato come alcuni ospedali del Paese avessero cominciato a trattare pazienti affetti dal coronavirus già a partire da fine dicembre, ma la notizia non venne fuori fino a febbraio, perché il personale sanitario ricevette l’ordine di tenere tutto nascosto. Due giornalisti di Teheran avevano detto a Filkins che il loro direttore li aveva obbligati a non scrivere niente sull’epidemia fino al 21 febbraio, giorno delle elezioni parlamentari: il regime di Hassan Rouhani temeva che una bassa affluenza alle elezioni avrebbe potuto favorire le forze meno conservatrici.

LE RAGIONI DELL’INSABBIAMENTO 

In quasi tutti i Paesi si immagina che i casi siano sottostimati, e questo per la difficoltà di fare i test. Tuttavia, “le informazioni fatte trapelare”; scrive la Bbc, “rivelano che le autorità iraniane hanno reso noti numeri giornalieri significativamente più bassi nonostante registrassero tutti i decessi, il che fa pensare che siano stati deliberatamente nascosti”.

Le ragioni? L’inizio dell’epidemia ha coinciso sia con l’anniversario della rivoluzione islamica del 1979 sia con con le elezioni parlamentari, nota la Bbc, definendo le due occasioni come “opportunità per la Repubblica islamica di dimostrare il suo sostegno popolare” e riscattare la propria immagine dopo le tensioni con la popolazione legate alla crisi economico e alle questioni umanitarie.

IL CASO IRAN AIR A RIMINI

Nelle settimane scorse su Formiche.net ci eravamo occupati del caso dell’inaugurazione dei voli tra Rimini e la capitale iraniana Teheran operati dalla compagnia di bandiera Iran Air che, nelle settimane calde dell’epidemia, avevano continuato a collegare senza sosta l’Iran e la Cina. Africa ExPress aveva rivelato che i voli Iran Air che tra febbraio e marzo atterravano a Rimini (che a giugno era uno dei tre principali focolai italiani con Codogno e Bergamo) non erano semplici scali tecnici: sbarcavano piloti, hostess e personale di sicurezza che avevano soggiornato in riviera.

Il collegamento Teheran-Rimini non è ancora operativo, visto che l’Iran non figura nella lista dei Paesi cui l’Unione europea ha deciso di aprire le frontiere. Il che ha permesso al governo di lasciare senza risposta l’interrogazione a risposta scritta presentata da Antonio Zennaro (primo firmatario), Fabiola Bologna e Michele Nitti (Misto – Popolo protagonista – Alternativa popolare) al premier Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza e a quello delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli. Dall’interrogazione presentata a giugno emergono due elementi: il rischio di nuovi contagi da Covid-19 e il pericolo per la sicurezza nazionale (“La Iran Air risulta essere inserita nella lista delle sanzioni americane, così come la Mahan Air, fermata in Europa per i suoi rapporti con i Pasdaran iraniani”, si legge).

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