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Francesco Cossiga e la sua passione per le Forze armate. Scrive il gen. Tricarico

Dal 17 agosto 2010 è vacante la carica di presidente Onorario della Fondazione Icsa il cui ispiratore, promotore ed iniziatore, ed appunto Presidente Onorario Francesco Cossiga, aveva ceduto all’assedio delle patologie dell’animo e del fisico per le quali era assistito, già da tempo con costanza e partecipazione, da una equipe di medici dell’Aeronautica Militare.

Ho avuto il privilegio e la fortuna di conoscere il Presidente Cossiga non solo per averlo intercettato in più di una occasione nelle nostre strutture sanitarie alle quali si era affidato per monitorare le condizioni di salute, ma sopratutto perché, più di ogni altro Capo dello Stato, ha voluto interpretare concretamente il ruolo di Capo Supremo delle Forze Armate.

In tale veste amava interloquire di persona con gli esponenti del mondo militare con i quali arricchiva con continuità il proprio patrimonio culturale che, come in altri settori, era vasto e profondo anche a livello tecnico.

Ricordo che uno dei problemi su cui abbiamo avuto occasione di intrattenerci più spesso negli ultimi anni è stato quello del possibile abbattimento di un velivolo civile con un terrorista a bordo. Come al solito aveva fatto centro nell’individuare la debolezza dell’impianto giuridico della procedura che avrebbe consentito ad un’autorità di governo di un paese di dare l’ordine di fuoco contro il velivolo di un’altra nazione con a bordo cittadini anche essi protetti dalle più svariate giurisdizione dei paesi di appartenenza. Ed era anche convinto, anche qui a ragione secondo me, che chi ci avrebbe rimesso le penne sarebbe stato l’alto ufficiale dell’Aeronautica che avrebbe materialmente impartito l’ordine di abbattere il velivolo.

Per Francesco Cossiga Sicurezza e Difesa erano le facce di una stessa medaglia. Per questo – ancora una volta lo intui’ prima e più di altri – percepì con nettezza che le questioni di sicurezza avrebbero segnato gli anni a venire e per questo agli inizi del 2009 decise di creare un think thank, la nostra Fondazione, alla cui guida chiamo’ come Presidente un politico per il quale nutriva profonda considerazione e stima, Marco Minniti. A lui invece andò Il titolo onorifico della presidenza, un incarico che gli stava stretto, stante il suo carattere e la sua volontà di plasmare un sodalizio la cui specificità rendeva quasi indispensabile il suo indirizzo.

E lo mise subito in chiaro quando volle dare contenuto a quella che doveva essere una semplice cerimonia protocollare di insediamento; fece distribuire a tutti i consiglieri scientifici la bozza di alcune proposte di modifica della legge 124/2007 sull’organizzazione ed il funzionamento dei Servizi di Informazione e Sicurezza anticipando che nel corso della riunione di insediamento avrebbe gradito sentire il parere di ognuno di noi.

E così fece quel 19 novembre del 2009 nella sala congressi dell’hotel Cicerone a Roma, ascoltando con attenzione i commenti di tutti, tra cui ex Capi dei Servizi, ex esponenti di vertice delle forze armate e di polizia, commentando egli stesso e rintuzzando ogni intervento con osservazioni che denotavano che a quel tavolo in materia di intelligence ne sapeva più di tutti.

Non ci risparmiò le sue bizzarrie: quella riunione di insediamento doveva essere tenuta quasi due mesi prima nella nostra attuale sede in via Sant’Andrea della Fratte, ma in quei giorni Cossiga era furioso con un Procuratore della Repubblica e con la sua maniera di interpretare l’interazione tra il processo penale e le esigenze di Sicurezza dello Stato, questione non da poco per la quale egli aveva messo bene a fuoco una anomalia del sistema giudiziario italiano probabilmente ancora irrisolta e le cui conseguenze in quella circostanza ricaddero appunto sulla incolpevole ancora non nata Fondazione Icsa, che a causa del perdurante livore di Cossiga con alcuni operatori di giustizia, dovette attendere uno stabile rasserenamento degli animi per dare avvio alle sue attività.

Così noi ricordiamo il nostro Presidente Onorario, da una prospettiva se vogliamo alquanto limitata pur se importante rispetto al ventaglio vastissimo della sua cultura e dei suoi interessi, nessuno dei quali banale, che altri meglio di noi potranno evocare e celebrare; da parte nostra anche un pensiero costantemente riconoscente per averci dato i natali e per aver dato solide radici alla nostra percezione di essere al sevizio della collettività in un settore così cruciale come quello della Sicurezza.

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