Tre settimane fa, dopo essersi messo in regola con l’Organizzazione mondiale del commercio sulle sovvenzioni statali, il consorzio Airbus aveva iniziato a sperare in un ritiro dei dazi da parte degli Stati Uniti. Ma la decisione di queste ultime ore dell’ufficio del rappresentante per il Commercio di Washington ha infranto le speranze. Niente ritiro, soltanto una modifica all’elenco dei prodotti soggetti ai dazi autorizzati dall’Organizzazione mondiale del commercio.
I PRODOTTI COLPITI
Rispetto alla lista di febbraio, rimangono fuori alcuni prodotti dalla Grecia e dal Regno Unito. Entrano, invece, beni per un volume di scambi equivalente da Francia e Germania. “I cambiamenti sono modesti”, si legge nella nota: “La quantità di prodotti soggetti a contromisure rimarrà invariata a 7,5 miliardi di dollari e le aliquote tariffarie rimarranno invariate al 15% per gli aeromobili e al 25% per tutti gli altri prodotti”. Le nuove imposizione entreranno in vigore il primo settembre. Tra i prodotti colpiti dai dazi ci sono vini francesi, formaggi italiani e whisky scozzese single malt, oltre a biscotti, salame, yogurt, olive dalla Francia, salsiccia di maiale prodotta nell’Unione europea e caffè tedesco.
L’APERTURA DI WASHINGTON
“L’Unione europea e gli Stati membri non hanno intrapreso le azioni necessarie per conformarsi alle decisioni dell’Organizzazione mondiale del commercio”, ha dichiarato l’ambasciatore Robert Lighthizer, capo dell’ufficio per il Commercio. “Gli Stati Uniti, tuttavia, si impegnano a trovare una soluzione a lungo termine a questa controversia. Di conseguenza, gli Stati Uniti inizieranno un nuovo processo con l’Unione europea nel tentativo di raggiungere un accordo che rimedi alla condotta che ha danneggiato l’industria aeronautica e i lavoratori statunitensi e che garantisca condizioni di equità alle aziende statunitensi”.
LA POSIZIONE ITALIANA
L’Italia non ha salvato i formaggi ma è riuscita a evitare che nuovi dazi che sembravano prossimi ad arrivare e che avrebbero potuto colpire il vino. Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri con delega per le politiche commerciali e i dazi, ha espresso attraverso una nota “grande soddisfazione” per la decisione Usa di non aggiungere alcun dazio aggiuntivo ai prodotti italiani promettendo l’impegno “per l’abolizione dei residui dazi su alcuni prodotti agroalimentari italiani, stabiliti dagli Stati Uniti nel 2019”.
In un’intervista rilasciata a Formiche.net meno di due settimane fa, il sottosegretario dichiarava: “Quando a gennaio abbiamo fatto presente agli Stati Uniti di non essere parte di Airbus, loro ci avevano risposto dicendo di aspettarsi che l’Unione europea tutta chiedesse ai Paesi membri del consorzio di tornare a una situazione di legalità, abolendo quindi i sussidi illegali sulla base dei quali sono state consentite le sanzioni”. Inoltre, auspicava la rimozione dei dazi dopo le modifiche sul sistema dei sussidi e il ritorno di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna (cioè i membri del consorzio Airbus) in condizioni di legittimità.
Ma che gli Stati Uniti abbiano scelto di non aumentarli ma neppure di rimuoverli sembra rientrare in quanto affermato sempre da Scalfarotto: “Il tutto in attesa della sentenza, slittata per il coronavirus, su Boeing, che potrebbe contribuire a cambiare le cose”. Probabilmente Washington ha voluto tenersi un asso nella manica resistendo al pressing del Congresso.