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Riparte (forse) la Difesa europea. Ecco l’agenda del vertice di Berlino, Libia inclusa

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Investimenti, progetti comuni, Libia e Mediterraneo orientale. La Difesa europea si ritrova oggi a Berlino per il primo vertice tra ministri competenti nell’ambito del semestre di presidenza tedesco. La Germania ha già promesso impegno per rilanciare la Difesa comune, su cui ancora pesa tuttavia la revisione al ribasso delle risorse attese per i prossimi anni operata dall’ultimo Consiglio europeo. Lorenzo Guerini e colleghi, presieduti dall’Alto rappresentante Josep Borrell, parleranno anche del rafforzamento della missione Irini per l’embargo di armi sulla Libia, magari in collaborazione con l’operazione Nato Sea Guardian. Non è in agenda invece invece il rischio di escalation nel Mediterraneo orientale che, vista l’attualità, potrebbe comunque finire sul tavolo delle discussioni.

LE ACQUE CALDE DEL MEDITERRANEO

D’altra parte, come da tradizione, ci sarà anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, destinato a trattenersi un giorno in più per un faccia-a-faccia con la cancelliera Angela Merkel, utile soprattutto per fare il punto su due dossier caldi: il piano di ritiro Usa dalla Germania (con molti dubbi) e le tensioni tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale. Su questo Berlino ha dimostrato l’intenzione di voler guidare la mediazione tra Atene e Ankara, per molti osservatori possibile proprio all’interno del rodato contesto dell’Alleanza Atlantica. Il tema non è nell’agenda del vertice dei ministri europei della Difesa (lo è per quello successivo degli Esteri), ma non è detto che i rappresentanti di Grecia e Cipro non sollevino la questione. C’è poi un terzo punto, caro all’Italia, per cui è importante la presenza di Stoltenberg: il rafforzamento della missione europea Irini, alla guida dell’ammiraglio Fabio Agostini. Bruxelles è a lavoro per una possibile collaborazione con la missione Nato Sea Guardian, elemento che l’Italia ritiene “auspicabile” da tempo, come ribadito già a metà luglio dal ministro Luigi Di Maio a Stoltenberg.

I PIANI PER IRINI E LIBIA

Tra Farnesina e Difesa, l’obiettivo per Irini è prima di tutto avere maggiori assetti da parte degli altri Paesi europei, considerando l’ampia partecipazione che la missione ha avuto a livello di consenso politico. Da pochi giorni si è unita all’operazione la fregata tedesca Hamburg, aggiungendosi alla collega greca Spetsai, a Nave San Giusto della Marina italiana (flagship) e a diversi assetti aerei per la ricognizione e la sorveglianza. Si tratta dell’impegno dell’Ue per risolvere la crisi libica, seguendo la strada tracciata a gennaio con la Conferenza di Berlino: un cessate-il-fuoco efficace e un dialogo intra-libico inclusivo. Parallelamente, si lavora per sciogliere il nodo turco, ragion per cui l’azione tedesca sembra andare nella direzione auspicata dall’Italia. La collaborazione con Sea Guardian rafforzerebbe tutto questo, ed è per ciò sul tavolo del vertice di oggi.

I NUMERI DELLA DIFESA EUROPEA

Prima sarà però il momento della Difesa europea. Si parte dalla battuta d’arresto dello scorso giugno in occasione del Consiglio europeo. La difficile intesa sul Recovery Fund ha lasciato sul campo vittime eccellenti nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione (2021-2027). Per il Fondo europeo di Difesa (Edf) sono stati previsti 7 miliardi rispetto ai 13 iniziali proposti da Bruxelles. La mobilità militare, tema caro alla Nato, avrà una dotazione di 1,5 miliardi (se ne prevedevano 6,5), mentre per la European Peace Facility dedicata alle missioni militari oltre i confini dell’Ue si è confermato il dimezzamento da 10 a 5 miliardi.

IL PUNTO DELL’AKK…

A metà luglio, di fronte alla commissione Affari esteri dell’Europarlamento per inaugurare la presidenza tedesca dell’Ue, la ministra Annegret Kramp-Karrenbauer ha promesso di sfruttare il semestre di turno per rilanciare la Difesa comune. Erano i giorni dell’annuncio da parte degli Stati Uniti del piano di ritiro parziale (ma importante) dalla Germania, ragion in più per la ministra tedesca per motivare l’Europa a essere “attore più attivo” nel campo della Difesa e sicurezza. Certo, ammetteva in quella stessa occasione, il Vecchio continente non potrà mai essere indipendente dall’alleato americano e dalla Nato (come invece vorrebbe la Francia), ma dovrà comunque acquisire maggiore attivismo su certi dossier. Gli ultimi giorni sembrano dimostrare che la determinazione tedesca è concreta (ne abbiamo parlato ieri con l’ambasciatore Michele Valensise). Il ministro degli Esteri Heiko Maas è tra Atene e Ankara per mediare nella crisi greco-turco. La cancelliera Angela Merkel ha già guidato la ferma presa di posizione dell’Ue sulla crisi in Bielorussia, non riconoscendo il risultato delle elezioni che hanno confermato Aleksandr Lukashenko alla presidenza. Per la Difesa europea, l’intenzione è sfruttare al massimo la presidenza dell’Ue per rialzare il livello d’ambizione comune.

…E DI GUERINI

Un obiettivo (anch’esso) condiviso dall’Italia. Il 4 agosto scorso, in una lettera a Repubblica, il ministro Lorenzo Guerini ha spiegato che “la visione della difesa italiana e il suo collocamento in ambito internazionale sono ben chiari: Nato e Ue sono gli architravi della nostra sicurezza”. A livello europeo, ammetteva Guerini, “serve di più, maggiori investimenti, maggiore ambizione”. Per ora c’è da guardare comunque il bicchiere mezzo pieno. I 7 miliardi per l’Edf usciti dall’ultimo Consiglio europeo, “sono una prima risposta della quale bisogna cogliere il lato positivo – ha scritto il ministro – nell’ottica di favorire investimenti di cui la nostra industria nazionale di settore potrà beneficiare”.

LA LINEA DEI QUATTRO

D’altra parte, già a fine maggio, Akk e Guerini avevano scritto insieme alle colleghe di Francia e Spagna una lettera all’Alto rappresentante Josep Borrell, chiedendo alla Commissione (e agli altri Stati membri) di procedere con determinazione sui vari progetti, dalla Pesco all’Edf. Tema poi ribadito nei diversi incontri bilaterali e vertici, compresi quelli che hanno coinvolto i vertici militari. Gli inviti sono serviti a ben poco per il Consiglio europeo di metà luglio, quello del braccio di ferro con i “frugali”, il più difficile di sempre. Dai numeri sanciti in quella riunione-fiume ripartiranno i ministri della Difesa. Il vertice di oggi è “informale” e precede l’incontro simile dei ministri degli Esteri (denominato Gymnich) dei prossimi giorni. Ha come primo obiettivo la preparazione dell’appuntamento “formale” del prossimo novembre a Bruxelles, ma già pare un’occasione ghiotta per testare la capacità tedesca di ridare impeto alla Difesa comune e la disponibilità di quei Paesi che due mesi fa si sono battuti per un bilancio al ribasso. Grande attenzione dunque sullo “Strategic Compass”, la bussola strategica in via di definizione che servirà per individuare priorità è interessi condivisi così da definire poi le linee d’azione.

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