“Il governo sta cercando di affrontare il presente, come è giusto che sia. Mario Draghi ha disegnato uno scenario molto più esteso, guardando molto in avanti. Sono due piani differenti. Se il governo guarda il bilancio e la riapertura della scuola a settembre, con tutti gli interrogativi che ci sono per la sicurezza, il discorso di Draghi ha invece un respiro molto più ampio”. È questa l’impressione a caldo del direttore del Quotidiano Nazionale Michele Brambilla sull’atteso e acclamato discorso inaugurale dello speciale Meeting di Rimini 2020 da parte dell’ex presidente della Bce.
“La mia sensazione è che ci troviamo di fronte a un personaggio di spessore superiore rispetto alla media italiana. Uno dei pochi grandi che ci sono rimasti. Si vede che ha una storia e una scuola di politica, di economia. Una persona che ha un livello internazionale come pochissimi altri in Italia”, spiega in questa conversazione con Formiche.net il direttore del giornale che raggruppa i quattro storici quotidiani italiani del centro-nord Italia, che partecipa al Meeting in un dialogo con il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, per un omaggio agli 80 anni di Francesco Guccini.
Direttore, quali le sono sembrati essere i passaggi più rilevanti dell’intervento di Draghi, dal punto di vista politico?
Quello di Draghi è l’intervento di una persona che vede molto in avanti, e vede allo stesso tempo anche all’indietro. Nel suo intervento è partito dalla crisi del 2012, ha spiegato come stava per essere superata. Poi però c’è stato l’imprevisto Covid, e Draghi ha spiegato come affrontarlo. Con i sussidi, che certo sono importanti per aiutare chi si trova in difficoltà. Ma che non bastano, perché bisogna proprio cambiare tutta una prospettiva del mondo del lavoro e dell’economia.
Potremmo dire: una visione dell’Italia ma anche dell’Europa, e del mondo che ci aspetta.
Si tratta di un personaggio che vede molto in là, e che non si limita a dire che l’Europa deve aiutare l’Italia con finanziamenti, ma capisce che questo finirà inevitabilmente per aumentare il debito. E capisce anche che questo debito sarà sulle spalle delle future generazioni. Quindi si è preoccupato di disegnare uno scenario per i giovani. Che cosa deve fare l’Italia di oggi per permettere ai giovani di pagare questo debito, che si troveranno sulle spalle? Non basta uscire dall’emergenza coronavirus, ma bisogna investire sull’istruzione. Quanti oggi pensano all’istruzione nel contesto attuale? Si pensa principalmente a fare quadrare i conti e a tirare su il Pil. Insomma Draghi è un personaggio che vede molto più avanti.
Tra l’altro, il tema dell’istruzione sembra anche un tema molto caldo dell’attualità politica. Da quel punto di vista, c’è chi non ha visto molta sintonia con le scelte dell’esecutivo.
Draghi è una grande risorsa per l’Italia in un momento come questo. Dove c’è stata, ed è inutile negarlo, anche una crisi di talenti e di rappresentanza. C’è stata tutta una retorica che ha portato a dire che uno vale uno, la competenza è stata a lungo considerata un handicap. Draghi è una persona di grande esperienza e competenza. Ed è perciò una risorsa che l’Italia può utilizzare. Ha dato tanto all’Italia e può dare tanto ancora. Non so in qualche ruolo, ma è una di quelle persone che ci fa sperare di avere ancora delle possibilità.
Potremmo dire, che l’impressione è di essere davanti a un gigante della politica, rispetto a tante figure, diciamo, schiacciate sul presente.
Sicuramente è una delle persone che ci ha lasciato in eredità l’Italia tanto bistrattata della Prima Repubblica, dove però c’erano tante persone competenti e di grande spessore. Draghi si è formato in quell’Italia ed è sicuramente un gigante su cui l’Italia può riporre molte speranze.
Secondo lei come verranno recepite le sue parole, a livello politico? Ci sarà qualche tensione, si smuoverà qualche equilibrio, si cambierà qualche progetto, oppure cadranno nel vuoto come tante altre volte in passato?
Penso che lo abbiano applaudito tutti, poi chi avrà interesse ad andare avanti con la propria routine lo farà. Questi personaggi vengono però chiamati solo nel momento del bisogno.
Sul tema dei sussidi, le parole di Draghi sembravano quasi un avvertimento: non usate nel modo sbagliato i soldi europei.
Esatto. Lui non ha criticato i sussidi, ha spiegato che sono necessari quando c’è una parte della popolazione in difficoltà, che non riesce ad arrivare alla fine del mese. Però non può essere l’unica politica: c’è bisogno di fare investimenti. E quelli sull’istruzione sono investimenti sul lungo termine.
C’è chi sostiene che al momento, di piani per gli investimenti, non se vedono molti…
Al momento non ce ne sono. Va detto, a onore del vero, che il governo attuale si è trovato a gestire una crisi particolarmente grave, che lo ha costretto a concentrare tutte le forze sul presente. Non me la sento di gettare la croce addosso a ciò che è stato fatto finora, perché la crisi sanitaria è stata gestita meglio che in altri Paesi. Qui oggi la situazione è meno preoccupante che altrove. Il nostro però era già un Paese molto indebitato, che faceva fatica a ripartire.
Nei mesi scorsi si è parlato molto del rischio di uno scenario molto duro che ci attende a settembre. Lei che impressione ha?
Non so che attendermi. Come ha citato Draghi, negli ultimi mesi è aumentata molto il risparmio degli italiani. Questo può essere un tesoretto per fare ripartire l’economia. Ma non so che cosa succederà. Parecchie attività sono a rischio, e anche i posti di lavoro.