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Il favoloso mondo di Flavio

Ha tenuto banco nei giorni scorsi la tenzone in piena regola fra il Sindaco del Comune sardo di Arzachena, Roberto Ragnedda, e l’imprenditore Flavio Briatore a seguito dell’ordinanza comunale del 17 agosto intervenuta in materia di discoteche, sale da ballo e locali assimilati destinati all’intrattenimento. Briatore, proprietario, fra l’altro, del locale Billionarie, sito nel territorio del Comune, ha tuonato contro una decisione che, a suo dire, penalizza l’industria del divertimento in Sardegna, definendo, nel corso di un collegamento con un divertito Nicola Porro, il Sindaco un “piccolo arrogante Napoleone” e “testa di ca***”, che “pensa che la fortuna del mondo sia Arzachena, che nessuno sa dove ca*** sia, la conosce lui e due pecore”. Lasciando per il momento da parte le eleganti esternazioni dell’imprenditore nato in provincia di Cuneo e residente a Montecarlo, va precisato, per amor di contesto, che il Sindaco non ha fatto che recepire, parola per parola, quanto fissato dall’ordinanza del Ministero della salute del 16 agosto 2020, recante “Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e dall’ordinanza della Regione Sardegna di stessa data. Egli, inoltre, richiamando le norme vigenti in materia di inquinamento acustico e tutela della quiete pubblica, ha vietato qualsiasi forma di diffusione della musica dal vivo e/o riprodotta all’esterno di tutte le attività di pubblici esercizi oltre le ore 24.00 e all’interno degli stessi oltre le ore 01.00 del mattino. Sono indicazioni che, evidentemente urticanti per gli amanti della movida ad ogni costo e per i libertariani ultraortodossi, appaiono di buon senso e che saranno in ogni caso oggetto di valutazione da parte degli abitanti del Comune, unici giudici dell’attività politica e amministrativa del Sindaco e della sua Giunta. Chiarito il quadro in cui ha preso le mosse il can-can mediatico, la vicenda presenta, tuttavia, aspetti più generali che meritano una riflessione – assai scivolosa – legata all’immagine stessa della Sardegna, scolpita, in tanta parte dell’immaginario collettivo, come la terra delle spiagge e del divertimento, meta estiva e agostana per eccellenza che è, incredibilmente, di fatto assente dall’orizzonte per il resto dell’anno. Quando Briatore, scandalizzato, denuncia che le barche ormeggiate in zona se ne sarebbero tutte andate perché il turista (quasi assumendone l’idea platonica) non resta “in un paese dove c’è il silenzio assoluto”, rivela chiaramente la concezione di turismo di cui egli è l’alfiere: il favoloso mondo di Flavio Briatore è la punta di diamante, potrebbe dirsi, di quel pezzo dell’industria del divertimento convulso che si limita a promuovere un mordi e fuggi, ritagliato nel tempo e nello spazio, che si muove nei non luoghi creati per un’offerta per la quale il reale interscambio con luoghi e persone semplicemente è un elemento non interessante. È bene chiarire che gli imprenditori del turismo in Sardegna non sono affatto tutti così: ci mancherebbe. Tuttavia, con tutto il rispetto dovuto alle attività di resort e locali esclusivi come il Billionaire, mete ambite di una ben specifica fetta di clientela, esse spesso comportano, in nome della celebrazione dell’uniformità dello svago, uguale in Gallura come a Montecarlo, la negazione di quella interlocuzione con il territorio che dovrebbe essere parte integrante di ogni viaggio, soprattutto in una terra incredibilmente ricca di bellezze naturali, di cultura e di varietà enogastronomica. È evidente che sono tante le dimensioni che incidono sull’industria del turismo in Sardegna, a partire dall’annosa questione della continuità territoriale con il resto d’Italia. Attenzione, tuttavia, a considerare le parole di volgare disprezzo per la città di Arzachena e per il suo territorio pronunciate da Briatore come una voce del sen fuggita: esse, al contrario, sono la chiara manifestazione di come viene interpretato l’assalto all’isola, le cui coste, per dirne una, sono da sempre nel mirino della speculazione edilizia. Sia chiaro: ognuno è libero di intraprendere investendo le proprie risorse dove e come vuole, così come ciascuno spende le proprie vacanze come preferisce, sborsando i propri denari a piacimento per il divertimento che predilige. Certo, sarebbe illuminante – e presuntuoso, lo riconosco – chiedere ai facoltosi ospiti del Billionaire se hanno mai camminato nella gola di Gorroppu, visitato un’azienda vinicola del Mandrolisai, passeggiato per Bosa sino al Castello o percorso il sentiero scosceso per giungere a Cala Luna. O, ancora, visitato il sito archeologico di Monte Prama. Insomma, la domanda da porsi, aldilà della malcreanza di Briatore, è se questo tipo di divertimentificio fatto di stagioni di trenta giorni sia, nel lungo periodo, di effettivo vantaggio per il tessuto economico e sociale sardo e per la promozione di quel che l’isola è in grado di offrire. Io credo di no. La qual cosa, ovviamente, conta quel che conta e non sposta di un millimetro la necessità di intervenire per consentire alla Sardegna tutta di poter sfruttare l’enorme potenziale a disposizione, d’estate come d’inverno. Perché la Sardegna farà anche divertire, fortunatamente: vivere quest’isola, tuttavia, è davvero un’altra cosa.

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