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Tasse, sussidi e agevolazioni. La sfida di Trump alla pandemia. Il punto di Gramaglia

Donald Trump ha firmato una serie di decreti, alias ordini esecutivi, per attenuare l’impatto dell’epidemia di coronavirus sull’economia, dopo il fallimento dei negoziati fra democratici e repubblicani su un nuovo pacchetto d’aiuti da tremila miliardi.

I decreti fra l’altro sospendono il pagamento delle tasse sui redditi per i contribuenti che guadagnano meno di 100 mila dollari all’anno, proteggono dagli sfratti gli inquilini e prevedono un’estensione dei sussidi ai disoccupati – aiuti addizionali da 400 dollari al mese, un quarto a carico degli Stati – e un’estensione fino alla fine dell’anno delle agevolazioni agli studenti indebitatisi per andare all’Università.

Secondo il New York Times, le misure hanno un effetto limitato e si prestano a contestazioni legali. I decreti del presidente evitano un vuoto d’interventi alla scadenza dei provvedimenti temporanei già adottati.

La firma dei decreti coincide con il raggiungimento dei 5 milioni di contagi negli Stati Uniti: cifra che secondo il NYT è già stata raggiunta, mentre i dati della Johns Hopkins University contavano, alla mezzanotte sulla East Coast, 4.998.000 casi – 57 mila sabato – e 162.423 decessi – oltre 1.100 sabato.

Nell’annunciare i decreti, Trump ha pure fatto nuove promesse elettorali annunciando che se sarà rieletto renderà permanenti i tagli alle tasse in busta paga. Il magnate ha inoltre detto di stare esaminando l’ipotesi di un taglio delle tasse sui redditi e sui capital gain.

Durante una conferenza stampa nella sua residenza di Bedminster nel New Jersey, Trump ha pure accusato i democratici di avere fatto fallire i negoziati sul nuovo pacchetto di aiuti anti-epidemia e di volere “rubare le elezioni”, rinnovando le diffidenze sul voto per posta.

Nrlla scia delle dichiarazioni di ieri di Bill Evanina, direttore del National Counterintelligence Security Center, il New York Times rivela che l’anno scorso la bozza di un documento secretato, secondo cui Vladimir Putin voleva che Trump vincesse anche nel 2020, fu edulcorata. Dan Coats, capo della National Intelligence, si rifiutò di modificarlo e a fine luglio 2019 fu rimosso.

La nuova bozza, circolata a settembre, riferiva che “i leader russi probabilmente considerano che le chance di migliorare le relazioni con gli Usa diminuiranno con un diverso presidente”.

Secondo il NYT, le informazioni di intelligence indicavano anche che Mosca lavorava per sostenere il senatore Bernie Sanders, all’epoca in corsa per la Casa Bianca. Ma tale sostegno non rifletteva una preferenza autentica per Sanders, bensì uno sforzo “per indebolire il partito democratico e quindi aiutare l’attuale presidente”.

Un’analisi del Washington Post, basata su dati del Center for American Women and Politics (Cawp), indica che quest’anno 130 afro-americane hanno partecipato alle elezioni per il Congresso: un record, per il Cawp, che dal 2004 traccia l’identificazione razziale delle candidate. Delle 130, 117 hanno corso per la Camera e 13 per il Senato; e mentre si avvicina la fine delle primarie, quasi 60 sono ancora in gara.

Le donne afroamericane sono quasi l’8% della popolazione Usa ma rappresentano solo il 4% circa dei membri della Camera e l’1% del Senato, secondo Higher Heights for America, una Ong che cerca di rafforzare potere politico e leadership delle donne di colore. Anche le elezioni di midterm nel 2018, avevano portato novità e diversità, con ampia partecipazione di candidate afro-americane.

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