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Huawei, il pressing del Copasir sul governo dopo l’ultimatum degli Stati Uniti

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Ieri, come raccontato da Formiche.net, il presidente statunitense Donald Trump così commentava a Fox News la stretta ordinata dalla sua amministrazione sul colosso cinese Huawei: “Non vogliamo la loro tecnologia negli Stati Uniti perché ci spiano e non faremo niente nei termini di condivisione di intelligence con qualsiasi Paese che la usi”, ribadendo l’ultimatum a tutti i partner degli Stati Uniti. E ancora: “Io la chiamo Spywei, spiano il nostro Paese”.

Un messaggio (non nuovo) diretto agli alleati. Italia compresa. E infatti pochi giorni fa Keith Krach, sottosegretario di Stato per la Crescita economica, l’energia e l’ambiente, aveva dichiarato al quotidiano La Stampa: “Vorremmo che vi uniste al Clean Network (l’iniziativa Usa rivolta agli alleati per escludere la Cina dal 5G occidentale, ndr), perché senza di voi non sarebbe completo”.

“Questo avvertimento viene ripetuto ormai da mesi”, dice al telefono con Formiche.net Raffaele Volpi, presidente del Copasir e deputato della Lega. “Non è una novità. Per gli Stati Uniti il 5G è stato ed è ancora una priorità. Su due piani: da una parte c’è la sfida geopolitica ed economica con la Cina, dall’altra sicurezza”, aggiunge. “Il Copasir ha lanciato l’allarme in tempi non sospetti evidenziando i rischi legati alle tecnologie cinesi alla luce delle due leggi di Pechino (National Security Law e Cyber Security Law, ndr) che regolano il rapporto dei cittadini con l’intelligence”. Volpi invita il governo italiano a decidere: “Nessuno ha ancora capito cosa intende fare il nostro governo su tale questione che tocca anche i rapporti nell’alleanza Nato, non soltanto con gli Stati Uniti”.

Stati Uniti definiti nei giorni scorsi dal premier Giuseppe Conte il nostro “alleato tradizionale”. “Non è un’alleanza basata solo sulla tradizione, è ben più profonda e si fonda sui valori dell’Occidente”, ribatte Volpi. Che aggiunge: “In questo momento particolare, in cui i rapporti con la Turchia sono complicati e il blocco centrale francotedesco pensa di reinterpretare l’alleanza atlantica, noi assieme al Regno Unito siamo uno degli alleati più forti e affidabili. Su questo, come sul Mediterraneo, sulla Borsa, sulla Golden power siamo a metà strada: ora è tempo di scegliere”.

“La scelta è politica e non può essere tecnica, lasciata a formule da legulei”, avverte Enrico Borghi, membro del Copasir e deputato del Partito democratico, parlando con Formiche.net. “Il tema della sovranità digitale è centrale per due ragioni: proteggere la nostra economia e tutelare la libertà degli individui”, continua. “Il 5G rappresenterà una salto quantico della e nella nostra dimensione sociale, con aspetti positivi (smart city, Internet delle cose, chirurgia a distanza, per esempio) ma anche pericoli (il rischio che i cittadini diventino sudditi digitali) e tema da porsi (come la trasformazione della nostra economia). I primi che distribuiranno e commercializzeranno le reti 5G avranno enorme vantaggio competitivo come fu per Johannes Gutenberg con i caratteri mobili”.

La Cina, sottolinea il deputato dem, ha sfruttando il vantaggio competitivo con pratiche quantomeno discutibili (pensiamo al trattamento riservato agli uiguri). “Noi siamo pronti a farci schedare tutti nel modello cinese di We Chat? Siamo pronti a vivere in una società in cui le autorità politiche introducono Stato etico?”. La sfida è questa, secondo Borghi. Che indica la strada: “C’è in atto una competizione tecnologica tra Occidente e Cina. E Se vogliamo evitare che il nostro futuro si scriva da un’altra parte, dobbiamo essere noi europei a scriverlo: non ci devono essere dubbi su chi siano i nostri interlocutori sul piano globale — Stati Uniti e Unione europea”. Borghi parla anche dell’impostazione intrapresa dal governo Conte I con la Cina: “Con il governo Conte II non solo deve cessare, deve invertirsi”, spiega. Infine, un pensiero sulle elezioni presidenziali statunitensi: “Si illude chi ritiene possibile che un cambio di guida alla Casa Bianca (cosa che auspico) possa cambiare le dinamiche dello scontro Usa-Cina. Alcuni ambienti dem sono ancor più radicali dell’attuale amministrazione repubblicana”.

Antonio Zennaro, membro del Copasir iscritto al Gruppo misto, spiega a Formiche.net che l’unica strada percorribile “è quella di preparare il terreno anche sul fronte legislativo all’esclusione delle realtà extra Nato dal 5G. Una scelta di campo che prima o poi l’Italia si troverà costretta a fare”. “Al momento un 5G europeo sarebbe la strada ottimale ma sembra più un sogno che una realtà di breve o medio periodo”. Serve agire, dunque. Come? “Per esempio”, aggiunge Zennaro, “una parte dei fondi del Recovery fund potrebbero essere utilizzati proprio a rafforzare la sicurezza tecnologica del Paese sia sul fronte pubblico sia sul privato”. Gli Stati Uniti possono essere l’ago della bilancia in un’infrastruttura che in Italia ha costi complessivi quantificati tra i 600 e i 700 milioni di euro. A domanda sull’eventuale contributo statunitense agli investimenti sul 5G europeo Zennaro risponde: “Sarebbe molto importante. Bisogna ragionare proprio su un perimetro Nato anche in tema di 5G e cybersicurezza”.

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