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Intelligence, nuovi strumenti per nuove sfide. L’appello di Tofalo al Parlamento

L’Italia è l’unico Paese in cui la stampa (non tutta) puntualmente getta in pasto all’opinione pubblica i nostri più delicati apparati che lavorano per la sicurezza nazionale: i Servizi informativi per la sicurezza della Repubblica, meglio conosciuti come “Servizi segreti”.

Questo accade ogni qualvolta c’è da fare qualche nomina ai vertici delle Agenzie o del Dipartimento. Nemmeno eventi critici rari o episodi drammatici come l’emergenza del Covid-19 e l’esplosione in Libano servono a responsabilizzare chi da sempre segue agende personali o della propria “banda” ma di certo non lavora per l’interesse nazionale.

In nessun altro Paese democratico è così evidente l’attenzione di “alcuni gruppi” (per non utilizzare termini poco istituzionali) nel voler influenzare a tutti i costi le nomine di apparati che lavorano quotidianamente per la sicurezza e l’interesse nazionale.

Seguo con discreta attenzione le attività della nostra Intelligence da circa 20 anni e ricordo di aver anche visto nel passato direttori pro tempore accaparrarsi i favori della politica pur di andare a ricoprire poltrone che avrebbero poi garantito serene giornate post pensione ma, tutto sommato, nello scenario internazionale ci siam sempre difesi abbastanza bene e i nostri competitors hanno, in diverse occasioni, riconosciuto la nostra bravura. Questo grazie anche alla elevatissima preparazione dei nostri uomini che negli ultimi decenni hanno dovuto affrontare minacce importanti, dall’eversione interna (brigate rosse e terrorismo nero) alla criminalità organizzata, dal terrorismo internazionale alla crescente minaccia cibernetica.

Insomma, uno zoccolo duro, un manipolo di uomini che, con il passare degli anni, forse si è sempre più assottigliato. Sarà che la politica e i decisori, negli ultimi anni, di volta in volta si sono fatti influenzare sempre più dai gruppi di cui scrivevo prima?

Eppure posso confermare che i Direttori pro-tempore delle nostre Agenzie, coordinati dal Direttore pro-tempore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, stanno portando avanti tutt’ora un lavoro più che discreto. Parliamo di gente esperta e con gli attributi, del prefetto Gennaro Vecchione che dopo un lungo percorso ai vertici della GdF è ormai sempre più padrone della materia Intelligence, del Generale di C.A. Gianni Caravelli che dopo innumerevoli anni all’Aise oggi ha la piena maturità per guidare al meglio l’Agenzia e del prefetto Mario Parente che dopo aver comandato brillantemente il Ros è approdato all’Agenzia Interna che oggi conduce con grande equilibrio ed attenzione.

Dalla Legge del 24 ottobre 1977, n. 801, alla Legge del 3 agosto 2007, n. 124, sono passati ben 30 anni e da quest’ultima altri 13. Credo che ormai siano maturi i tempi affinché il Parlamento sovrano, a partire dal mio tanto amato Copasir, inizi una seria riflessione per garantire alle nostre Agenzie e al Dipartimento strumenti di intervento adeguati a contrastare le sempre più mutevoli minacce.

C’è ancora, ahimè, una forte tendenza, da parte di un pezzo della politica, di considerare più semplici di quanto in realtà siano certe cose e di agire sull’onda di emozioni, lo abbiamo visto anche di recente… Eppure in Libano, dopo l’esplosione che ha causato oltre 220 morti, circa 7000 feriti, danni potenziali stimati fino a 15 miliardi di dollari e più di 300.000 persone senza tetto, è caduto un governo. Le cause sono tutte ancora da chiarire.

L’Italia su diversi dossier dovrebbe superare l’attuale fase di indecisione e adottare un’agenda che la veda partecipare concretamente ai programmi internazionali di ricostruzione, con l’offerta di contributi decisivi per la stabilizzazione innanzitutto economica di alcuni paesi, andando a ristabilire prima di tutto dei legami commerciali. Il Libano ad esempio è geograficamente più vicino a noi di quanto lo siano altri paesi comunque strategici.

Mi pare del tutto evidente che l’intelligence debba e possa tornare protagonista principale nella ricerca informativa occulta in ambienti esteri e nazionali. È appena il caso di accennare alcuni possibili target del piano di ricerca: sulla situazione socio politica di Hong Kong, sull’Iran (proliferazione nucleare), sul Libano come detto (cause accertate che hanno portato all’esplosione del NH4-NO3), sulla situazione all’interno di Hezbollah, sulla Siria, insomma un po’ su tutto il Medio Oriente allargato.

C’è poi l’Africa che andrebbe invece osservata con una proiezione futuristica economica, con una Libia assolutamente da stabilizzare, polo per lo sviluppo e partner imprescindibile per l’Italia. Non possiamo più considerare la Libia solo come un “punto di spesa…”, bisogna sviluppare una strategia nuova, con una intelligence economica finanziaria a supporto delle nostre aziende e a conforto per la rinascita del popolo libico trainante per tutta l’Africa.

In Cina e nella Corea del Nord dobbiamo impegnare più risorse e costruire un diplomazia informativa robusta e chiara.

Passando alla sicurezza interna del nostro Paese l’obiettivo da raggiungere dovrebbe essere prima di tutto quello di penetrare informativamente, magari andando anche a rimodulare alcune fattispecie giuridiche, le organizzazioni criminali, una per tutte la ‘Ndrangheta. La liquidità finanziaria che questa può permettersi infatti è considerata superiore a quella di uno Stato democratico. Le organizzazioni criminose potrebbero infatti, soprattutto in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo, sostituirsi a pezzi della economia pubblica e privata e questo va assolutamente evitato!

Avere sempre più informazioni reali sullo stato di sicurezza sociale permetterebbe di affrontare il duro autunno che ci troveremo davanti. Le eventuali infiltrazioni terroristiche che l’Italia potrebbe subire vanno contrastate con la capillarizzazione delle fonti umane e tecniche, naturalmente sempre nel rispetto delle nome giuridiche vigenti.

In sintesi ritengo sia arrivato davvero il momento di avviare una seria riflessione in parlamento al fine di dotare di nuovi strumenti il nostro comparto Intelligence affinché questo possa lavorare al meglio e ritrovare lo slancio di un tempo.


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