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Così l’ipersonico e lo Spazio cambiano la deterrenza nucleare. Parla il Gen. Preziosa

La deterrenza nucleare viaggia ormai a velocità ipersonica. È questa dunque la tecnologia su cui si deve costruire un nuovo sistema di controllo degli armamenti, includendo obbligatoriamente anche la Cina e traendo insegnamento dal passato, soprattutto dalle pagine più tragiche della storia, come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Parola del generale Pasquale Preziosa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e autore del libro “La Difesa dell’Europa” (Cacucci Editore, 2019) insieme a Dario Velo. A 75 anni dall’attacco americano sul Giappone, Formiche.net lo ha raggiunto per capire il futuro della deterrenza nucleare in scenari totalmente diversi rispetto alla prevedibile Guerra fredda. L’ascesa cinese e le nuove tecnologie sembrano infatti imporre canoni di discussione totalmente diversi.

Generale, 75 anni fa l’attacco a Hiroshima e Nagasaki ha aperto dell’era nucleare. Le armi atomiche sono state un fattore di stabilizzazione o un elemento di insicurezza?

A Hiroshima e Nagasaki fu il primo uso delle armi nucleari e, per fortuna, anche l’unico. Nel tempo, leggendo la storia, le armi nucleari sono diventate sì un elemento di possibile aggressione, ma anche un fattore di stabilizzazione. Proprio per le armi nucleari la Guerra fredda è stato combattuta più attraverso la strategica che con l’uso della forza. Per certi versi, le armi nucleari hanno impedito l’affacciarsi di ulteriori conflitti durante il confronto bipolare. Hanno funzionato come elemento di equilibrio internazionale. Certo, se fossero finite nelle mani di attori male intenzionali, sarebbero state un fatto di forte destabilizzazione.

Quale lezione dunque dalla storia?

Prima di tutto, che sottostimare il nemico può essere catastrofico. Poi, che altrettanto può esserlo non capire come le nuove tecnologie cambiano la natura della guerra. È un insegnamento che arriva soprattutto dalla lettura storica del periodo tra i due conflitti mondiali, quando sono stati messi appunto i nuovi concetti della geopolitica.

E ora?

Ora sono due i domini che stanno cambiando la natura della guerra: lo spazio extra-atmosferico e quello cibernetico. Tra le due guerre mondiali, gli Stati Uniti avevano elaborato il piano “orange” in caso di guerra con il Giappone, avendo un forte interesse geopolitico per l’area del Pacifico. Non dimentichiamo che l’attacco a Pearl Harbor fu una risposta violenta alle sanzioni economiche imposte agli Usa sul Giappone, allora un Paese leader a livello industriale. Tokyo dunque conosceva probabilmente il piano “orange” ed era preparato ad affrontarlo, ma non aveva la prontezza per l’uso americano dell’arma atomica.

Fu questa la chiave di volta?

Sì, anche se gli attacchi su Hiroshima e Nagasaki sono oggi spesso ripresi come esempi di catastrofe umanitaria da non ripetere, forse addirittura inutile, visto che per alcuni il Giappone era già pronto ad arrendersi. In tal senso, una lettura delle storia sostiene che il ricorso all’arma atomica fu soprattutto un primo segnale degli Usa all’Unione sovietica, che già mostrava segni di contrasto con il super-potere americano. In ogni caso, la bomba atomica mise fine a due guerre. La prima in Europa, dov’era andata in scena una catastrofe umanitaria, per altro contraddistinta dalla vergogna del peggior genocidio della storia su sei milioni di individui. La seconda nel Pacifico, iniziata già nel 1931 con i primi attacchi del Giappone in Cina, attacchi accompagnati da orrendi crimini sul popolo cinese.

Ma quale è il valore strategico dell’arma atomica?

Effettivamente, seppur in misura minore, le armi convenzionali possono produrre effetti simili a quelle nucleari. Prima di Hiroshima e Nagasaki, il bombardamento continuo da parte dei velivoli americani su Tokyo causò 100mila morti. Rispetto ai 140mila di Hiroshima, sono quasi dimenticati dalla storia. Qui sta la differenza dell’arma nucleare: incute timore, è in grado cioè di generare una percezione psicologica molto forte.

Intanto, mancano pochi mesi alla scadenza del trattato New Start. Il sistema di controllo degli armamenti che affonda le radici nella Guerra fredda è destinato a finire?

Con la fine della Guerra fredda abbiamo vissuto un breve periodo in cui la super potenza americana era in grado di gestire il mondo, donargli pace e serenità. È terminato da subito con la prima guerra del Golfo, a cui sono seguiti una serie di conflitti in cui, pian piano, altre super potenze si sono affrancate. A partire dalla Russia che, sconfitta dalla Guerra fredda, ha rialzato la testa. Con l’intervento in Georgia nel 2008 ha affermato un punto chiaro, definendo una linea di attenzione oltre cui non avrebbe ammesso l’Occidente. Lo ha fatto con la guerra ibrida, poi ripetuta in Ucraina.

E la corsa nucleare è allora ripresa?

Sì. Gli Stati Uniti attraverso il loro sistema anti-missile erano riusciti ad annichilire qualsiasi capacità nucleare della controparte. La svolta c’è stata negli ultimi due anni. Ricordo la prima conferenza sull’ipersonico a cui partecipai nel 2014 da capo di Stato maggiore dell’Aeronautica. Allora si intravedevano i primi segni dell’impatto di tale tecnologia sugli affari internazionali.

Ci spieghi meglio.

Per riemergere nel campo della deterrenza nucleare (concetto di cui si parlerà sempre) Russia e Cina hanno messo a punto capacità ipersoniche, come i missili a planata ipersonica, che superano l’atmosfera su vettori balistici e vi rientrano a Mach 27 cambiando traiettoria. È quello che Putin ha definito “una pioggia di meteoriti sulla Terra”; ed è proprio così. Gli Stati Uniti avevano intuito l’importanza dell’ipersonica, salvo sospendere il programma nel 2004 per destinare più risorse ad altri settori. Hanno così accumulato ritardo, e il sistema anti-missile su cui si reggeva la deterrenza occidentale è finito col divenire insufficiente. Ora hanno lanciato un’iniziativa industriale imponente per recuperare il terreno perso, riagganciandosi alla nuova corsa nucleare. L’ipersonico infatti non può essere convenzionale. Pur potendo portare testate convenzionali, ha la sua validità solo ed esclusivamente in campo nucleare.

Torniamo al trattato New Start. Russia e Usa sembrano svogliati nei negoziati sul rinnovo per via dell’assenza al tavolo della Cina, libera dei vincoli. È così?

Il trattato New Start senza la Cina appare già di per sé monco. Pechino dichiara di avere solo 300 testate nucleari, ma non è questo il punto. Il vero problema è trovare un equilibrio di potere così che il sistema di deterrenza sia prevedibile e stabile. La Cina ha già fatto capire di non volersi sedere al tavolo delle trattative, e così l’eventuale rinnovo del New Start rischia di essere quasi irrilevante. Serve un nuovo quadro di stabilità, che tenga conto dell’ascesa cinese in tutti i campi, con il capitalismo di tipo socialista e la Nuova Via della Seta, capace di assoggettare diversi Paesi.

Sta dicendo che in campo nucleare avremo tre super potenze?

Sì. Le piccole potenze nucleari cercheranno di mantenere il loro limitato arsenale così da sentirsi un po’ più sicure. In fondo, ci ritroveremo con tre ombrelli di altrettante potenze: quello americano, quello russo e quello cinese, tutti governati dall’ipersonico. Quando il sistema anti-missile americano raggiungerà di nuovo uno stato di sufficienza, allora si aprirà un’altra partita, ma sicuramente non avverrà in tempi brevi. Fino ad allora, le tre potenze si siederanno insieme al tavolo solo quando ognuna di loro lo riterrà per sé conveniente. Per i cinesi, ciò accadrà, se lo vorranno, solo quando avranno capacità equivalenti a quelle americane.

E lo Spazio extra-atmosferico?

È ormai a tutti gli effetti un dominio militare. Una recente documento della Casa Bianca ha ribadito i piani per andare sulla Luna e poi su Marte, ma anche che il potere che prima era sulla terra, sull’acqua e in aria, ora si sposta nello spazio extra-atmosferico e in quello cibernetico. Lì già troviamo ancora una volta l’attivismo di russi e, ora soprattutto, cinesi. Le orbite basse sono destinate a essere sempre più affollate.

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