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Occhio! Le insidie nell’accordo Israele-Emirati spiegate da Nathalie Tocci (Iai)

Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un accordo storico, che normalizza i rapporti tra i due Pesi. Per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si tratta di un’intesa storica, che rinvia l’annessione dei territori contestati da Israele in Cisgiordania, ma non cancella la richiesta.

L’accordo si festeggia anche oltreoceano. Per capitalizzare il successo diplomatico, in piena campagna elettorale per le presidenziali di novembre, il presidente Donald Trump ha promesso una cerimonia per la firma alla Casa Bianca e che, se rieletto come capo dello Stato americano, raggiungerà anche un accordo con l’Iran entro 30 giorni.

L’intesa quindi potrebbe dare più frutti a livello di politica interna che a livello di politica internazionale. In una conversazione con Formiche.net, Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto degli Affari Internazionali (Iai), considera l’accordo un imbroglio in cui anche l’Europa deve stare attenta a non cadere: “È un trappolone. Il modo più istintivo di vederlo è come qualcosa di positivo, un accordo tra Israele e un Paese arabo è una buona cosa, chi mai è contro un accordo per definizione. Ancora di più se è un accordo sulla normalizzazione dei rapporti, un accordo di pace. Ma detto ciò, si deve scavare più in profondità. Si tratta di un accordo tra due Paesi che non erano in guerra, per cui il valore positivo è attenuato”.

Mentre il mondo celebra questo concordato, l’esperta invita a indagare sulle implicazioni, il senso ultimo dell’intesa, e anche chi ne resta fuori: “È un accordo che non ha nulla a che vedere con la pace con i palestinesi. I palestinesi sono completamente esclusi dall’equazione. Il conflitto che esiste è tra israeliani e palestinesi, non è un conflitto tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti”.

E sono ancora più gravi i messaggi che trapelano: “Gli Emirati Arabi Uniti danno a Israele una ricompensa per non commettere un crimine. Come se io consegnassi un premio perché tu accetti di non rubare. Questo chiaramente crea una serie di incentivi distorti. È come se il normale, il giusto, il buono fosse l’occupazione. È quindi quello è uno status quo da preservare, normalizzando e dando un premio, per evitare che si vada oltre, all’annessione”. Per Tocci è estremamente negativo che in quest’intesa si sposti l’asticella sul giusto e il normale.

“È un trappolone tanto per gli europei come per la squadra Biden – spiega la direttrice – perché è un modo per dare ulteriore vita a un piano che è nato morto, il piano di Trump. Facendolo risuscitare attraverso questo accordo si crea la trappola per il team di Biden, che non può schierarsi contro un accordo tra un Paese arabo e Israele”.

Il primo obiettivo dell’accordo quindi non è geopolitico, ma va contro il team Biden in termini elettorali, secondo Tocci. Diventa complicato per il candidato del Partito Democratico degli Usa schierarsi contro un accordo teoricamente di pace, dire che quest’accordo “è un disastro, che non aiuta alla pace nella regione, ma fa esattamente il contrario”.

Ora che la pandemia Covid-19 e le allarmanti cifre di disoccupazione compromettono la rielezione del presidente Trump, si sono sparigliate le carte geopolitiche: “Sia il principe emiratino Mohammed Bin Zayed, sia il premier israeliano Benjamin Netayahu, hanno scommesso tutto su Donald Trump. […] Devono cercare un’assicurazione sulla vita, e questo accordo è un modo per farlo. L’intesa può essere letta come un regalo di Bin Zayed a Trump, ma soprattutto a Bibi; due personaggi che sono in gravissima difficoltà politica in questo momento”.

Tocci considera che l’accordo conviene soprattutto a Netayahu, visto l’impatto politico reale per Israele, mentre il vantaggio per Trump è limitato ai fini elettorali: “È una sorta di accordo tra leader in difficoltà di stampo autoritario. Non ha nulla a che né con i palestinesi, né anche con un’alleanza anti-iraniana. È un’alleanza tra protagonisti politici che hanno una matrice comune, ovvero uno stampo autoritario, perché questo è un tratto tanto di Bibi, Trump e Bin Zayed”.

L’Italia, se vorrà, potrà giocare a livello europeo perché “è proprio una partita più grande di noi – ha concluso Tocci -. L’Italia può sostenere una politica europea coesa nella regione, aiutare all’Europa a non cadere nel trappolone, che è teso tanto ad una futura amministrazione Biden, come agli europei. Ma possiamo avere un ruolo solo attraverso l’Europa”.

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