A seguito delle proteste scoppiate a Tripoli, è quasi certa una nuova composizione del governo in Libia. Si tratta di un tentativo del presidente del Consiglio libico, Fayez al-Sarraj, di fermare accuse e critiche contro la corruzione e il peggioramento della qualità della vita in Libia. I libici sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni dell’attuale governo e la risposta delle autorità è stata smisurata. Le Nazioni Unite hanno criticato l’uso eccessivo della forza per contenere le proteste.
Così, in un discorso trasmesso ieri sera, il capo del Governo di accordo nazionale (Gna) ha anche detto che potrebbe dichiarare l’emergenza, per formare un nuovo esecutivo di crisi: “Non permetterò che la legittimità precipiti facendo entrare la Libia in un tunnel”. Al-Sarraj ha anche assicurato che tutto il territorio libico è sotto il suo controllo, ma che per assicurare la stabilità è urgente il rimpasto di governo, anche senza tenere conto della posizione di alcuni gruppi ribelli.
Gli occhi del mondo guardano con attenzione il divenire della situazione in Libia. L’ambasciatore americano a Tripoli, Richard Norland, ha parlato al telefono con al-Sarraj sul cessate il fuoco, l’istituzione di una zona smilitarizzata nella Libia centrale e la ripresa della produzione petrolifera. Secondo le agenzie di notizie, Norland si è trovato d’accordo con il capo del Consiglio libico sulla necessità che i colloqui nel formato 5+5 organizzati dall’Onu a Ginevra si concentrino immediatamente sulle modalità di questa tregua e l’inizio di una de-escalation.
Il Gna ha risposto al rifiuto del cessate il fuoco da parte di Khalifa Haftar, accusandolo di voler ritornare alla guerra. Il portavoce militare dell’esercito di Haftar, Ahmed al Mismari, ha sostenuto che la “Turchia con le sue navi e fregate si prepara ad attaccare Sirte e Jufra”, e che le loro unità sarebbero attaccate dalle milizie del Gna. La tregua sarebbe una semplice mossa di “marketing mediatico”.