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Prove di forza nel Mediterraneo, Italia con Cipro, Grecia e Francia. Ed Erdogan…

L’Europa si compatta per evitare l’escalation nel Mediterraneo orientale. È iniziata oggi “Eunomia”, un’esercitazione navale che coinvolge le unità di Grecia, Cipro, Francia e Italia. “È Necessario un approccio bilanciato per la ricerca di una sempre maggiore cooperazione e dialogo tra le parti”, ha detto il ministro Lorenzo Guerini a margine del vertice a Berlino con i colleghi dell’Ue. La risposta di Erdogan è però netta: “La Turchia resta determinata a fare tutto il necessario per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, nel Mar Nero e nel Mediterraneo”.

L’ESERCITAZIONE

Il primo a dare annuncio dell’esercitazione “Eunomia” è stato il ministro della Difesa greco Nikos Panagiotopoulos ripreso dalla stampa ellenica e seguito dalla collega francese Florence Parly. “Il nostro messaggio è semplice: priorità al dialogo, alla cooperazione e alla diplomazia affinché il Mediterraneo orientale sia uno spazio di stabilità e di rispetto del diritto internazionale” e non “un terreno di giochi di potenza”, ha detto la ministra francese specificando la partecipazione transalpina: tre velivoli Rafale, una fregata e un elicottero. Si prevedono fino a venerdì attività in mare e cielo, con esercitazioni su ricerca e salvataggio. Le manovre sono “di media complessità”, finalizzate ad aumentare la “maritime situational awareness” degli attori coinvolti, cioè la capacità di avere consapevolezza del contesto operativo in mare. Si svolgono nell’ambito della Quartet Cooperation Initiative (Quad), attività quadrilaterale di coordinamento nel settore marittimo finalizzata ad assicurare una presenza navale costante nella regione”, spiega palazzo Baracchini.

LA LINEA ITALIANA

In questo contesto, lo scorso febbraio, i ministri della Difesa di Cipro, Francia e Italia, cui si è aggiunta la Grecia, hanno convenuto sulla opportunità di avviare forme di collaborazione strutturate, sempre improntate al dialogo e alla cooperazione. Va letta in tal senso l’esercitazione Eunomia, a cui l’Italia partecipa con Nave Durand De La Penne, già impegnata nel Mediterraneo orientale per la campagna addestrativa a favore degli allievi dell’Accademia Navale. La stessa unità, durante il trasferimento verso l’area di esercitazione a largo di Cipro, ha svolto oggi, nelle ore mattinali, anche una attività addestrativa cosiddetta di “passaggio” con la Marina turca, durata circa quattro ore durante il transito verso Cipro.

ESERCITAZIONI A CONFRONTO

Un doppio impegno che non deve confondere. “L’attività conferma e rafforza la cooperazione tra gli attori coinvolti, essenziale per dare concretezza all’azione che vede il nostro Paese impegnato per la stabilizzazione della Regione”, spiega il ministero della Difesa in una nota.  “Troppo semplicistico dire che l’Italia supporti la Turchia o la Grecia – nota in un tweet l’esperta dell’Ecfr Cinzia Bianco – infatti, come gli Stati Uniti, Roma rifiuta silenziosamente ma fermamente di alimentare una rottura nella Nato e di favorire la polarizzazione del Mediterraneo orientale”. La posizione è d’altra parte simile a quella americana. Oggi, come riporta il ministero della Difesa turco, anche il cacciatorpediniere USS Winston Churchill della Marina Usa ha svolto attività esercitative con le unità turche. Pure in questo caso, trattasi di manovre “di passaggio”, di minore portata rispetto a quelle condotte dagli americani ieri con la Marina greca e sud di Creta.

IL RUOLO TEDESCO

Per quanto riguarda il Vecchio continente, all’esercitazione di Francia e Italia si aggiunge la spinta diplomatica della Germania, protagonista di un tentativo di mediazione che tarda a mostrare i suo frutti. Ieri, il ministro degli Esteri Heiko Maas è stato ad Atene e Ankara, mentre la stessa Angela Merkel era già stata protagonista di un’intermediazione dell’ultimo minuto, notturna e telefonica, per evitare l’escaltion a fine luglio, quando la Grecia aveva allertato la sua Marina (e richiamato il capo di Stato maggiore) dopo l’avviso ai naviganti (Navtex) turco per l’avvio di attività di ricerca di idrocarburi tra le isole greche di Rodi e Castelrosso, con l’invio lì di almeno 18 unità militari mentre due caccia F-16 dell’aviazione penetravano nello spazio aereo greco.

IL PUNTO DI ERDOGAN

Al rinnovato attivismo europeo continua comunque a contrapporsi la determinazione di Recep Tayyip Erdogan. Il presidente è tornato sul dossier dalla città di Malazgirt, dove ha presieduto oggi la commemorazione della battaglia del 1071, quando i turchi selgiuchidi sconfissero le truppe dell’impero bizantino. L’atmosfera del ricordo ottomano (sempre più ricorrente) ha fatto alzare i toni a Erdogan. La Turchia “non scenderà a compromessi” con la Grecia, ma anzi resta “determinata a fare tutto il necessario per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, nel Mar Nero e nel Mediterraneo”. Si aggiunge una minaccia neanche troppo velata. Eventuali errori di Atene, ha detto il presidente, “saranno la sua rovina”.

I VERTICI A BERLINO

L’immagine che rende meglio è quella usata ieri del tedesco Maas: “Ogni scintilla può portare alla catastrofe”. Per questo le diplomazie europee sono a lavoro. Oggi a Berlino ci sono i ministri della Difesa dell’Ue. Domani sarà la volta dei colleghi degli Esteri con la crisi nel Mediterraneo orientale al primo punto dell’agenda. Eppure, l’impressione è che il contesto migliore per risolvere la questione sia la Nato, lì dove sono presenti i rappresentanti turchi e dove i meccanismi di dialogo sono più rodati a livello operativo. Aiuterà in questo la presenza a Berlino per il vertice europeo di Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica, che domani si vedrà faccia-a-faccia con la cancelliera Merkel. “Siamo preoccupati della situazione nel Mediterraneo orientale”, ha detto oggi Stoltenberg. “Abbiamo bisogno di de-escalation e dialogo – ha aggiunto – Turchia e Grecia sono entrambi da tani anni importanti alleati della Nato”.

DIALOGO CON ANKARA?

Sulla linea dell’Alleanza (tesa a evitare lo strappo) c’è anche l’Italia. Non è un caso che i ministri Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini abbiano fatto entrambi visita ad Ankara (nel giro di tre settimane) come prima missione ufficiale dopo il lockdown. “Auspico che si compia ogni sforzo per una soluzione bilanciata delle contese emerse”, ha detto Guerini a inizio luglio dopo l’incontro con l’omologo turco. Emergeva anche allora fermezza su un punto: “Ogni eventuale violazione del rispetto delle norme di diritto internazionale in quell’area verrà registrata”. A novembre, quando l’attenzione era tutta per le attività portate avanti dalla Turchia all’interno della zona economica esclusiva cipriota, il ministro italiano spiegava che “la Difesa ha confermato la sua prontezza a garantire la tutela dei suoi interessi nazionali nell’area”, e che, “in accordo con la compagnia italiana Eni, il governo segue con attenzione le costanti attività di esplorazione in coordinamento con Cipro e la Francia, co-licenziataria in alcuni blocchi attraverso Total”.


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