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Dialogo e incontro, vi spiego perché il Covid non ha fermato il Meeting. Parla Forlani

Domani 18 agosto prenderà il via un’edizione del Meeting di Rimini tutta speciale. Quest’anno, infatti, a causa della pandemia, non ci saranno, come gli altri anni, migliaia di giovani volontari a riempire gli stand di Rimini Fiera per dare vita alla kermesse che, ormai in qualità di appuntamento fisso, segna la ripresa della politica dopo la pausa estiva. Gli appuntamenti si svolgeranno principalmente online, in diretta streaming sul sito e sui vari canali social, in collegamento con il Palacongressi dove si svolgeranno, in presenza, i tradizionali incontri con pochi partecipanti che accedono tramite prenotazione. In ogni caso, il parterre di ospiti è anche quest’anno tutt’altro che ristretto e circoscritto. A partire dall’incontro inaugurale che vede la presenza di Mario Draghi, l’economista e banchiere che ha da poco lasciato il timone della Bce a Christine Lagarde, l’uomo del “Whatever it takes”, simbolo di una politica che unisce e non divide, che vuole governare piuttosto che farsi governare.

Ad aprire virtualmente l’edizione speciale dell’appuntamento agostano, subito dopo le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci sono quelle di papa Francesco, che ha invitato i partecipanti “a continuare a collaborare con lui nel testimoniare l’esperienza della bellezza di Dio, che si è fatto carne perché i nostri occhi si stupiscano nel vederne il volto e i nostri sguardi trovino in lui la meraviglia di vivere”. “È la chiamata a essere trasparenze della bellezza che ci ha cambiato la vita, testimoni concreti dell’amore che salva, soprattutto nei riguardi di quanti ora maggiormente soffrono”, ha spiegato il Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Pietro Parolin, nella missiva diffusa in mattinata. Di tutto questo, Formiche.net ne ha parlato con il direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Emmanuele Forlani.

Direttore, ci fa il punto sul senso di questa edizione particolare del Meeting? Al centro della kermesse ciellina c’è da sempre l’incontro fisico, fatto di volti, corpi e storie. Come sarà questa edizione, che avverrà per la maggior parte sul web? Cosa significa organizzare il Meeting in streaming?

Il periodo che stiamo vivendo pone certamente delle limitazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Nello stesso tempo, questa è diventata un’occasione stupefacente per poter dilatare una presenza fisica del Meeting in diverse città in Italia e nel mondo. Sul nostro sito sono presenti più di cento città in Italia, e una ventina nel resto del mondo, nelle quali ci saranno dei presidi fisici di Meeting, dove la gente si potrà incontrare nella propria città, sia in residenza che eventualmente in villeggiatura. Una grande limitazione ha quindi prestato, paradossalmente, fianco a creatività e una diffusione capillare di un Meeting comunque in presenza.

Parliamo del titolo: “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”. Quanto c’è di inaspettatamente collegato alla società digitale, al mondo che stiamo vivendo, alla pandemia, nel tema che fa da sfondo a questo Meeting?

Il titolo, che è stato scelto alla fine dell’edizione precedente e lontano dal periodo Covid, ha dimostrato tutta la sua pertinenza col periodo che stiamo vivendo, e neanche noi potevamo immaginarcelo. Non solo abbiamo deciso di non cambiarlo, ma abbiamo deciso di mantenerlo perché riteniamo che sia davvero la chiave con la quale affrontare anche il periodo del Meeting. Non è certamente con una forza di volontà di qualsivoglia forza, e semplicemente con una buona intenzione, che si riesce a ricostruire. Occorre certamente uno stimolo che sia più fondato. La meraviglia ha a che fare con quello che scopriamo anche in un periodo così drammatico. La sorpresa di quello che viviamo, di chi è capace di un amore particolare all’altro, come è successo per gli infermieri e medici ma anche per gli insegnanti, di un abbraccio inaspettato o un momento di gratuità. Sono tanti i gesti e le piccole esperienze che portano a una meraviglia che è condizione essenziale per poter essere in grado anche di ricostruire dentro il dramma.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella lettera inviata al Meeting per questa edizione, ha parlato del bisogno di una “crescita di umanità per il vero rilancio del Paese”. Come avete ricevuto le sue parole? È possibile, come si è detto più volte nei mesi scorsi con un eccesso di retorica, uscire dalla pandemia “cambiati in meglio”?

Sicuramente è possibile. Lo vediamo già da tante testimonianze che ciascuno ha potuto intercettare in questi mesi. Il programma del Meeting è stato “confezionato” con l’obiettivo di portare il più possibile queste testimonianze. Quando il Presidente della Repubblica ci ha dato l’onore di riceverci, qualche settimana fa, ci ha incoraggiato a procedere per dare un segnale e una testimonianza di ripresa e di ripartenza. Parole come speranza, fiducia e cura assumono un significato pieno proprio dentro una testimonianza e un’esperienza che va nel verso di quello a cui il Presidente richiama.

L’ospite più atteso sarà Mario Draghi, ma ci saranno anche dibattiti importanti in questi giorni. Ci sarà il ministro degli esteri Di Maio, i leader dei due maggiori partiti di opposizione Salvini e Meloni, i presidenti di molte Regioni italiane. Che genere di dialoghi vi aspettate, in un momento in cui i toni della politica sono molto accesi?

Ci auguriamo come sempre che il Meeting sia un’occasione di dialogo reale, perché la tensione alla politica per noi non è mai stata una tensione di natura “partitica”. Ma è l’occasione proprio per approfondire il tema del bene comune dentro tutti gli aspetti anche della quotidianità. L’invito al professor Draghi è partito molto prima del Covid, quindi in tempi totalmente lontani da quello che stiamo vivendo, ed è partita nella convinzione che possa rappresentare una testimonianza importante per tutti. L’invito invece agli altri relatori e ospiti che ha citato ha esattamente l’obiettivo rivolto dal titolo. Cioè: quando ci domandiamo quale sia il ruolo del parlamento oggi, e lo facciamo in maniera non retorica, è perché siamo certi che l’unica possibilità per costruire passi attraverso il dialogo. Il Meeting, del resto, significa “incontro”, ed è la testimonianza di quarant’anni di incontri, storie e mostre che dicono certamente questo. Quello che ci aspettiamo è che ci sia uno spazio di dialogo, e che il Meeting possa essere una piattaforma in cui lo si può iniziare.

È possibile, specialmente in questo periodo di gravi difficoltà, una politica all’altezza del suo nome, con la P maiuscola?

Noi siamo convinti di sì, anche perché la politica la fanno le persone. Le persone hanno sempre la possibilità di intercettare quale sia il vero valore e quale sia il bene comune su cui costruire. E quindi la speranza che questa possibilità ci sia rimane assolutamente viva. Certamente c’è un grande bisogno di responsabilità in questo momento e ci auguriamo che il momento drammatico, che richiede questo passo, sia seguito poi dai singoli politici che sono impegnati nella vita pubblica.

C’è un tema che è emerso dalle difficoltà di questa pandemia, di cui il Meeting ambisce in qualche modo a farsi interprete? Penso al fatto che, come ha detto il papa, “siamo tutti sulla stessa barca”, che “nessuno si salva da solo”, e che “peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla”.

Il messaggio che vogliamo lanciare è che è possibile oggi sperare, guardare al domani con la certezza che esiste “un bene per me”. Che c’è la possibilità di costruire. Questo è il messaggio che ci auguriamo possa emergere dal Meeting, e non in maniera “filosofica”: che possa emergere attraverso le testimonianze e i giudizi. Non a caso incontri e testimonianze sono sempre stati per noi elemento decisivo.



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