Skip to main content

Melania, il voto delle donne e Pompeo. La convention repubblicana continua

Melania Trump, la moglie modella, e i figli delle altre mogli di Donald Trump difendono l’immagine del marito – la parola che ricorre più volte, nel discorso della first lady –, che “vuole solo il bene dell’America”, e del padre, vittima – dice Tiffany – delle manipolazioni dei media.

Nella seconda serata della convention repubblicana, si susseguono le famiglie del magnate, dopo che l’ex ministro della Giustizia della Florida Pam Bondi denuncia “il nepotismo” di Joe Biden, candidato democratico, verso il figlio Hunter. E da Gerusalemme, dov’è in missione, Mike Pompeo, il segretario di Stato, dice che Trump ha reso “il Mondo più sicuro”.

La seconda puntata della convention reality scorre su due binari, senza effetti speciali: c’è l’appello al voto delle donne e contro la violenza che, ancora in queste ore, scuote l’Unione, dopo nuovi casi di uccisioni o ferimenti di neri da parte della polizia; e c’è l’esaltazione dell’impatto internazionale dell’amministrazione Trump, con la commistione “inconsueta” – notano Cnn e molti altri media – tra ruoli pubblici e ruoli politici: Pompeo, che avrebbe ambizioni presidenziali nel 2024, è il primo segretario di Stato dal dopoguerra a rivolgersi a una convention.

Dietro le quinte del programma, c’è qualche contrattempo. L’intervento di Mary Ann Mendoza, che doveva rappresentare le “angel moms”, cioè le madri i cui figli sono stati uccisi da un clandestino, viene cancellato dopo che la donna su Twitter invita a leggere i post d’un esponente dei complottisti di estrema destra QAnon su un presunto complotto ebraico per controllare il mondo. La Mendoza, poi, cancella il tweet e si scusa, dicendo di non aver letto tutti i messaggi.

Ma QAnon avrà comunque una sua paladina alla convention repubblicana: Marjorie Taylor Greene, l’imprenditrice della Georgia che ha vinto le primarie per un seggio alla Camera e che è convinta sostenitrice della teoria complottista di estrema destra, è stata invitata alla Casa Bianca per assistere al discorso di Trump giovedì notte, quando il presidente accetterà la nomination repubblicana.

Melania, con un tailleur verde marcio che evoca una sahariana e ha qualcosa di militare, si tiene lontana dai toni aggressivi del marito e della convention: vuole essere pacata e rassicurante, anche se risulta un po’ fredda e poco espressiva, le mani ferme, il busto che dondola un po’, gli occhi che cercano a destra e sinistra telecamere che non ci sono, perché l’inquadratura è sempre di fronte. Imperfezioni tanto più sorprendenti che il discorso è registrato.

Donald, al posto d’onore fra il pubblico nel Giardino delle Rose della Casa Bianca rinnovato giusto in tempo, la guarda compiaciuto, con un costante mezzo sorriso. E, alla fine, si alza e la bacia, apparendo commosso, tra l’ovazione degli astanti. Ma i due, l’uno accanto all’altro, danno un’impressione d’imbarazzo più che di sintonia: forse, è l’emozione di lei.

La first lady trasmette un messaggio di unità – “Non attacco i rivali perché ciò significherebbe dividere il Paese” – ed esalta l’immagine di un marito che ha a cuore solo il futuro degli americani, donne, bambini, veterani, lavoratori, imprese: “Mio marito Donald Trump si batte per voi, non importa quello che dicono i media. Mio marito non è un politico tradizionale, gli piace agire. È una persona autentica, ci tiene, ha a cuore il futuro dell’America”.

L’ex modella di origini slovene, che veste pure i panni dell’emigrata, dice basta a disordini e vandalismi in nome della giustizia: “Invece di buttare giù le cose riflettiamo sugli errori del passato”, afferma, riferendosi alla guerra contro le statue e i simboli di un passato colonialista e schiavista.

Il discorso di Melania, negli intenti della campagna per la rielezione del magnate, ha soprattutto l’obiettivo di recuperare il voto di un settore chiave dell’elettorato, le “suburban women”, mamme ben istruite e benestanti su cui il richiamo di Trump è andato riducendosi negli ultimi tempi.

Da Gerusalemme, Pompeo sostiene che “Trump ha reso l’America e il mondo più sicuri prendendo iniziative coraggiose in ogni angolo del globo e ha reso la Nato più forte”. Parlando dal tetto dell’ambasciata Usa, il segretario di Stato americano ha detto che il presidente Trump ha tradotto “in azione la sua visione dell’America First. Ciò forse non lo ha reso popolare in tutte le capitali straniere, ma ha funzionato”.

Poche ore prima, Trump aveva annunciato su Twitter la nomina definitiva di Chad Wolf segretario alla Sicurezza interna, che ora guida ad interim. Nei giorni scorsi, il Government Accountability Office, l’organo di controllo del Congresso, aveva rilevato che le nomine di Wolf e del suo vice Ken Cuccinelli non avevano rispettato le procedure legali.

La campagna di Biden è anche critica sulla convention, “una parata di cupo e divisivo allarmismo”: “La verità è che la leadership di Trump è fallita e che lui non ha nulla di positivo con cui motivare gli elettori”. I commentatori liberal ironizzano sulla “realtà aumentata” del magnate, che racconta che l’emergenza nazionale non è il coronavirus, l’epidemia o il razzismo, ma la “cancel culture”.

Alexandria Ocasio-Cortez, l’aggressiva deputata progressista di New York, fa dell’ironia zoologica: “Gli elefanti meritano di meglio che essere la mascotte dei repubblicani: I progressisti si prendano gli elefanti, che sono creature empatiche. I democratici possono tenersi gli asini. I repubblicani? Sono tassi del miele”. Il tasso del miele è un predatore: somiglia a una puzzola ed è considerato uno dei mammiferi più aggressivi.

E Hillary Clinton dà a Biden un consiglio inquietante: non dovrebbe concedere la vittoria a Trump “in alcun caso”, perché il conteggio dei voti a novembre si trascinerà a lungo, causa voto per posta. “Non dobbiamo lasciargli neanche un millimetro… Restare concentrati ed essere implacabili come lo è lui”.

Il protagonista della terza serata della convention repubblicana sarà il vice-presidente Mike Pence. Intanto, fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University, aggiornati alla mezzanotte sulla East Coast, dicono che negli Usa ci sono stati quasi 5.778.000 contagi e oltre 178.500 decessi (più di 1200 ieri).

GpnewsUsa2020



×

Iscriviti alla newsletter