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La nuova missione di Abrams e l’incubo degli italiani bloccati in Venezuela

Dopo le dimissioni dell’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, Brian Hook, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha detto che le sue funzioni saranno ricoperte da un interno, l’inviato speciale per il Venezuela, Elliott Abrams.

Il quotidiano americano The New York Times ha spiegato che le dimissioni di Hook sono il secondo addio di un alto funzionario del Dipartimento di Stato in solo due giorni. L’altro è l’ispettore generale ad interim, Stephen Akard.

“Brian Hook ha deciso di lasciare l’incarico – ha detto Pompeo –. […] È stato un consigliere di fiducia e un buon amico mio, e lo ringrazio per i suoi servizi”. Il segretario di Stato americano ha sottolineato i “risultati storici” raggiunti da Hook nel fronteggiare il regime iraniano durante gli ultimi due anni. E nel ruolo di direttore di Pianificazione di Politiche, dove sviluppò strategie che hanno garantito la sicurezza degli Stati Uniti e gli alleati.

Le sfide per Abrams, dunque, saranno tante. Ma il rappresentante della Casa Bianca per il Venezuela ha confermato che continuerà a “lavorare duro” perché il leader del regime venezuelano, Nicolás Maduro, lasci il potere entro la fine dell’anno 2020.

Tutte le opzioni sono sul tavolo, anche quella di aprire il dialogo con il presidente socialista, ma solo per concordare la forma di uscita dal palazzo di governo. “Con Maduro siamo disposti a dialogo della sua uscita – ha spiegato Abrams -. Se vuole restare in Venezuela o vuole andare via, ma in nessun modo parleremo con lui sulla sua permanenza al potere”.

Abrams ha anche dichiarato che “il Comando Sud è in contatto con militari in Venezuela in questo momento. Stiamo costantemente pensando chi non abbiamo raggiunto, quali tentativi mancano”. Per lui, il sostegno di Washington al presidente ad interim Juan Guaidó resterà: “Continueremo a riconoscere Juan Guaidó anche dopo gennaio del 2021 (fine della legislatura in Venezuela, ndr) e siamo sicuri che lo faranno anche gli altri 60 Paesi che lo sostengono”.

Intanto, la crisi in Venezuela peggiora. Con un aumento importante dei decessi e contagi di coronavirus, e la chiusura totale delle frontiere, preoccupa la situazione di centinaia di cittadini italiani rimasti bloccati in territorio venezuelano.

Sui social network le associazioni di italiani in Venezuela hanno implorato all’ambasciata italiana di organizzare voli umanitari per il rientro di circa 150 cittadini italiani.

Per Repubblica, invece, la cifra è più alta: “Ci sono circa 600 italiani bloccati in Venezuela che non riescono a tornare in Europa L’ambasciata italiana a Caracas, con un organico ridotto all’osso, sta facendo grande fatica a gestire tutte le richieste e non basta certo la buona volontà di un funzionario. A parte un volo decollato ormai due mesi fa finora l’unica soluzione adottata è quella di “imbucare” qualche italiano nei voli organizzati da altre ambasciate, Spagna su tutte”.

La soluzione però non è ancora arrivata. In una lettera inviata al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella; il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati; il presidente della Camera, Roberto Fico; il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte e il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, datata il 2 agosto, Ugo Di Martino, presidente del Comitato degli Italiani all’Estero Caracas, ha chiesto un intervento urgente da parte del governo.

“Dopo l’ultimo volo organizzato dall’ambasciata non ne è stato organizzato nessun altro, al contrario di altri Paesi della Comunità Europea come il Portogallo, la Spagna e la Francia – ha scritto il rappresentante della comunità italiana in Venezuela. Non è possibile che la nostra Ambasciata riceva dei posti su dei voli organizzati dalle altre rappresentanze diplomatiche. I nostri connazionali hanno bisogno di rientrare urgentemente per ragioni sanitarie, per ricongiungersi con le proprie famiglie, per lavorare, per curare i beni che posseggono in Italia su cui pagano le tasse”.

Di Martino ha lodato l’impegno dell’ambasciatore italiano in Venezuela, Placido Vigo, che “con il ridottissimo numero di funzionari a sua disposizione ha fatto l’impossibile per cercare di racimolare qualche posto in più: sinceramente dovrebbe ricevere un forte e decisivo aiuto da voi tutti”.

“Tengo a precisare che scrivo non per chiedere aiuto per i nostri connazionali residenti qui in Venezuela – ha sottolineano –, che stanno sopportando stoicamente situazioni infernali, sia politiche che socio economiche, ma semplicemente per cercare di aiutare soprattutto quelli residenti in Italia che hanno tutto il diritto di rientrare per le ragioni sopra elencate”.

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