“Oggi vorrei condividere con voi una buona notizia storica. Sappiamo che l’energia è elemento principale dello sviluppo del Paese […] Avevamo individuato il giacimento di gas sin da maggio. E questa è solo una parte del giacimento. Speriamo di aver lo stesso successo anche nel Mediterraneo. Siamo decisi a risolvere il problema del gas e dell’energia per la nostra autosufficienza e colmare parte del nostro debito estero”.
Con queste parole di Recep Tayyip Erdogan ha svelato la buona notizia che cambierà le sorti del Paese. Si tratta di un nuovo giacimento che vanta riserve di almeno 320 miliardi di metri cubi e che verrà attivato nel 2023. La riserva è la più grande scoperta mai fatta dalla Turchia e, secondo il presidente turco, ci sono indizi su altre riserve nella stessa zona.
Il giacimento è stato trovato dalla nave Fatih nel Mar Nero, in un lotto chiamato Tuna-1. “L’obiettivo è permettere al popolo turco di utilizzare questo gas a partire dal 2023 – ha spiegato Erdogan – e risolvere alla radice il problema dell’approvvigionamento energetico. Chi cerca trova, e ora mi aspetto buone notizie dal Mediterraneo orientale”. Il riferimento è alle attività di ricerca della nave Oruc Reis.
La notizia era stata anticipata dall’agenzia Bloomberg, che sosteneva che l’annuncio del presidente turco era legato alla scoperta di un giacimento nel Mar Nero, molto probabilmente di gas naturale, anche se non si conoscono ancora le sue dimensioni e la profondità.
Mercoledì scorso, durante l’inaugurazione di un impianto di energia solare, Erdogan aveva insistito che nessuna minaccia può dissuadere alla Turchia dal proseguire le ricerche di risorse naturali nel Mediterraneo orientale, accusando i governi di Grecia, Francia ed Egitto di volere privare Ankara illegalmente di questo diritto: “La Turchia è determinata a rivendicare i propri diritti nel Mediterraneo orientale fino alla fine […] Nessun potere o minaccia colonialista può dissuadere il nostro Paese dalle risorse di petrolio e gas naturale che si ritiene siano nella regione”. Dietro a queste dichiarazioni c’è lo scontro con Grecia ed Egitto per l’accordo sulla delimitazione marittima, a pochi giorni dell’avvio delle esplorazioni turche di gas e petrolio. La nave sismica turca Oruç Reis lavorerà fino al 23 agosto.
La Turchia ha fretta di trovare nuovi giacimenti per diminuire la grande dipendenza dalle importazioni dall’Iran, dall’Iraq e dalla Russia. Ma da sola potrebbe non farcela. A luglio, il ministro dell’Energia turco Fatih Donmez ha detto che la nave di perforazione Fatih, proprietà della compagnia petrolifera statale turca Tpao, aveva iniziato l’esplorazione nella zona Tuna-1, al largo della città turca di Eregli, sul Mar Nero. Ma l’impresa non ha esperienza nella produzione di gas d’altura e molto probabilmente dovrà appoggiarsi su un’altra compagnia petrolifera per eseguire i lavori.
L’annuncio di Erdogan potrebbe scatenare non solo conseguenze geopolitiche, si aspettano anche effetti sull’economia del Paese. Bloomberg sottolinea che negli ultimi mesi gli investitori “sono diventati più diffidenti nei confronti della Turchia poiché la mancanza di trasparenza politica ha minato la lira. Così cercheranno indicazioni su quanto sia grande il deposito e quanto sarà facile da sfruttare. La produzione richiederà probabilmente anni e costerà miliardi di dollari”.
In attesa del discorso di Erdogan, la lira turca si è stabilizzata di oltre il 2% contro il dollaro americano fino a 7,22. E l’indice azionario principale è aumentato del 2,95%. In rialzo anche le azioni della raffineria turca Tüpraş (+7,58%) e le azioni della società petrolchimica Petkim (+9,87%).
Gulmira Rzayeva, ricercatrice dell’Oxford Institute for Energy Studies, ha spiegato a Bloomberg, che “i margini di questa esplorazione potrebbero essere addirittura negativi, visti i bassi prezzi del gas. Ma significa un vantaggio strategico per la Turchia […] Il Paese ha contratti di importazione a lungo termine che stanno per scadere e una tale scoperta può far leva sulla sua posizione nei negoziati”.