Skip to main content

La notte di Trump (che incorona Ivanka). Il racconto di Gramaglia

Introdotto dalla figlia Ivanka, accompagnato sul palco mano nella mano dalla moglie Melania, Donald Trump ha accettato la nomination repubblicana per Usa 2020: “Costruiremo di nuovo l’economia più grande della storia”, ha detto, parlando dal vivo di fronte a un pubblico di circa 1500 sostenitori seduti l’uno accanto all’altro sul South Lawn della Casa Bianca, pochi con la mascherina, ma tutti pronti ad applaudire ogni passaggio e a tributare ovazioni. “Ho il cuore pieno di gratitudine e di un ottimismo senza limiti”.

Il palco allestito fuori dalla Casa Bianca e la scenografia, con bandiere e maxi-schermo, è quasi parso una sfida alla pandemia, come lo era stato il 20 giugno il comizio a Tulsa in Oklahoma. Solo le persone vicine al presidente sono state sottoposte a test, è stato precisato.

Fuori dalla Casa Bianca, alcune decine di manifestanti, radunatisi vicino a Pennsylvania Avenue 1600, nella piazzetta rinominata Black Lives Matter, facevano musica e cantavano “Trump-Pence fuori subito”. Una band musicale locale, i Tob, suonava dal vivo, ma né la musica né gli slogan hanno disturbato l’evento finale della convention repubblicana.

Il presidente ha parlato per oltre un’ora, magnificando i risultati da lui ottenuti e attaccando i rivali, “affidandosi per fare l’uno e l’altro – scrive il New York Times – a false affermazioni”, sottoposte a fact checking dal giornale, schierato, con il Washington Post, all’opposizione del magnate.

Alla fine, Donald e Melania, che ha un vestito lungo verde, con cinta e scarpe rosse, e tutta l’intera famiglia, figli e figlie con mogli e mariti, assistono ai fuochi d’artificio e a uno spettacolo musicale, con un tenore che intona la romanza ‘Nessun dorma’ della Turandot di Puccini che si chiude con “Io vincerò”.

Tutta la serata ha toni e passaggi che oscillano tra un 4 Luglio sul Mall di Washington e un discorso sullo stato dell’Unione in Campidoglio.

Trump promette dieci milioni di posti di lavoro in dieci mesi, il taglio delle tasse e il ripristino dell’ordine e della legalità nelle città investite da proteste e disordini, oltre al vaccino anti-Covid entro la fine dell’anno.

Ma il suo discorso è soprattutto teso a colpire il rivale democratico che lo sfiderà alle urne nell’Election Day il 3 Novembre: “L’agenda di Joe Biden è ‘made in China’, la mia è ‘made in Usa’”, “E’ l’insieme di proposte più estremiste mai presentato da un candidato presidenziale”, “Se Biden sarà eletto, distruggerà la grandezza dell’America”; e, ancora, quasi ossessivamente, “È il cavallo di Troia dell’estrema sinistra. Queste sono le elezioni più importanti nella nostra storia: ci sono due visioni, due filosofie, dovete decidere tra il sogno americano e l’agenda socialista”, “se facciamo rispettare le leggi o se diamo carta bianca agli anarchici violenti, agli agitatori, ai criminali che minacciano i nostri cittadini”.

Gli Stati Uniti “non sono nelle tenebre”, come li dipinge Biden, ma “sono la fiaccola del Mondo intero”. E Trump torna a paragonarsi a Lincoln, per quello che ha fatto per gli afro-americani e si presenta come “il presidente della gente”, lontano dalle camarille della politica.

Prima dei Trump – Ivanka, con il suo discorso s’è proposta a erede politico del padre presidente -, c’era stato spazio per interventi spazio anche per l’intervento del capo della maggioranza in Senato Mitch McConnell e del controverso ex sindaco di New York Rudi Giuliani, ora avvocato personale del magnate coinvolto nelle vicende del Russiagate e del Kievgate.

McConnell aveva detto che i democratici “vogliono tagliare i fondi alla polizia, ma anche dirvi quanti hamburger potete mangiare e aveva descritto i repubblicani in Senato come “un muro contro l’agenda di Nancy Pelosi”, la speaker della Camera a maggioranza democratica. Giuliani, invece, aveva detto: “Non lasciate che ‘America diventi come New York oggi, illegale e violenta per colpa dei democratici”.

Ad ascoltare e applaudire tutti i discorsi, tra gli invitati della Casa Bianca, anche due candidate repubblicane alla Camera legate ai complottisti di destra di QAnon: Marjorie Taylor Greene, che ha una storia di razzismo e di retorica anti-semita a che corre in Georgia, e Lauren Boebert, simpatizzante dell’organizzazione cospirazionista, che corre in Colorado.

Trump aveva condotto la sua offensiva anti-Biden anche prima del suo discorso: parlando al NYT, aveva detto di avere speso il suo primo mandato per rimediare ai danni fatti dall’Amministrazione Obama/Biden e di doversi difendere “da un gruppo di pazzi”, che sarebbero i democratici, “che sono andati totalmente fuori strada”. Fortunatamente, aveva aggiunto, “io lavoro moltissime ore, forse poiù di chiunque altro, e penso di farlo efficacemente”.

Mentre Trump celebra la sua apoteosi alla convention repubblicana, Biden annuncia che riprenderà, da settembre, a fare comizi sul terreno, nel rispetto della regole anti-virus stabilite dai vari Stati, indicando tra le sue possibili mete Wisconsin, Minnesota, Pennsylvania e Arizona, Stati in bilico. E la sua War Room lancia uno spot anti-Trump: “Quattro anni fa, alla convention repubblicana, promise ‘sicurezza, prosperità e pace’. Invece – dice un passaggio – ha sfasciato la nostra economia, ha fallito nella crisi del coronavirus e ha fomentato le fiamme dell’odio e la violenza”.

Replicando agli attacchi dei repubblicani, prima ancora che Trump parlasse, Biden aveva rilevato: “Il problema che abbiamo al momento è che siamo nell’America di Donald Trump … Sono morte più persone sotto gli occhi di questo presidente che di quaklsiasi altro. E lui cosa fa? Schernisce ogni regola e ogni principio”. Il candidato democratico aveva inoltre condannato la violenza “sotto ogni forma”, ma aveva ribadito il diritto a manifestare pacificamente.

Biden aveva anche criticato il discorso alla convention del vice-presidente Mike Pence: “Invece di una roadmap per sconfiggere il virus e ricostruire la nostra economia in modo che funzioni per la middle class, Pence non ha offerto altro che l’evidente tattica della paura e la manipolazione nel tentativo di dividerci ulteriormente”.

Fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University, aggiornati alla mezzanotte sulla East Coast, dicono che negli Usa ci sono stati quasi 5.868.000 contagi e quasi 181.000 decessi (anche ieri più di mille).



×

Iscriviti alla newsletter