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Alleanza Pd-M5S, ecco gioie e dolori della politica del sedere. Il corsivo di Pennisi

Il copyright appartiene a Stefano Silvestri, per lustri alla guida dell’Istituto Affari Internazionali. Non riguarda certo il basso schiena, ma una politica, specialmente rispetto ad organizzazioni internazionali (Onu, Nato, Ue, Banca mondiale, Fondo monetario, agenzie specializzate delle Nazioni Unite, Banche di sviluppo regionali e chi più ne ha più ne metta) mirata a sedersi su poltrone, Senza, però, saperne cosa farci. Ed in certi casi senza neanche conoscere i principi organizzati di base dell’ente.

Si arrivò pure a casi esilaranti; ad esempio, nella metà degli anni Ottanta, si premette perché un diplomatico andasse “fuori ruolo” alla Farnesina, aprendo un pertugio per una girandola di promozioni interne, inviandolo come Vice Presidente di una banca di sviluppo con sede centrale a Roma. Ebbe l’incarico per 24 ore perché vi arrivò il giorno prima del sessantaduesimo compleanno dell’individuo, ossia giorno di pensionamento obbligatorio dell’individuo. L’Italia così fu resa contenta e canzonata.

In questi giorni, “la politica del sedere” è quella dell’estremo tentativo di un accordo PD-M5S per le candidature alla presidenza di alcuni Regioni, dove si vota tra un mese. Si sono mossi tutti: Conte, Grillo, Zingaretti, Di Maio e via discorrendo, Si è, pure, scomodato Rousseau dal luogo che ormai gli appartiene: i libri di storia della filosofia per i licei.

Lo scopo pare essere solo quello di “sedere” (o porre il proprio ”sedere” oppure quello dell’”alleato” della ultimissima ora) sul seggio più alto di questa o di quella Regione. Non c’è non solo un programma ma neanche un’idea comune. E per di più i due potenziali “alleati” che il Pd – lo ha detto il capogruppo al Senato – non intende ritirare la ventina di querele (con associate richieste di risarcimento danni) presentate nel 2019 contro il M5S. Sarebbe il primo caso di due partiti si alleano per “sedere” su alcune poltrone mentre sono in tribunale l’uno contro l’altro.

Di programmi concordati meglio non parlare. Prendiamo la Regione, più “contendibile” e più importante in questa tornata elettorale: il Pd ed il M5S cosa vorrebbero fare, ove un loro candidato comune riuscisse a “sedere” sulla poltrona di Presidente della Regioni, per l’impianto siderurgico di Taranto? Cosa pensa il Pd dei due mega progetti ferroviari che a Palazzo Chigi sto formulando qualcuno molto devoto a Padre Pio, il “Diagonale” ed il “Quadrilatero”? Domande simili possono porsi per quasi tutte le Regioni in palio perché a livello dei territori M5S e PD sono ai ferri corti.

“La politica del sedere” non sembra giovare a nessuno.


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